Home Politics Ucraina, stanchezza da guerra. Il 2024 sarà l’anno della fine del conflitto?

Ucraina, stanchezza da guerra. Il 2024 sarà l’anno della fine del conflitto?

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Perché leggere questo articolo? Il 2024 sarà l’anno in cui si chiuderà la guerra in Ucraina? Il 24 febbraio prossimo il conflitto raggiungerà il traguardo dei due anni di durata. La stanchezza di guerra inizia a farsi sentire, non solo tra le due parti interessati. 

Il 2024 sarà l’anno in cui si chiuderà la guerra in Ucrainache è prossima a tagliare il 24 febbraio prossimo il traguardo dei due anni di durata? Le parole espresse nell’informativa alla Camera dal Ministro della Difesa Guido Crosettoche intravede “segnali di dialogo” tra la Russia e l’Ucraina sono un’attestazione realistica di un crescente trend volto a cercare una soluzione dipl0matica a un conflitto che, strategicamente parlando, sembra ormai aver poco da dire.

La stanchezza da guerra

L’esaurimento della controffensiva ucraina lanciata in estate ha prodotto esiti non risolutivi. Né la Russia, dopo le dure perdite di Bakhmut e lo shock del caso-Prigozhin, ha più tentato operazioni offensive su larga scala. Le armi a Kiev continuano a arrivare a ritmo sempre meno serrato. I guadagni territoriali della controffensiva sono minimi e anche in campo occidentale iniziano a farsi sentire i costi della fatica da guerra. L’Europa è spaccata: i Paesi maggiormente pronti a sostenere militarmente Kiev, come la Polonia e i baltici, contro Mosca sono i meno propensi a immaginare un suo percorso verso l’Unione Europea.

Joe Biden tergiversa sul sostegno all’Ucraina, il Partito Repubblicano negli Stati Uniti ritiene l’Ucraina una diversione dal contrasto alla Cina e nell’anno di elezioni presidenziali l’idea di vedere Washington chiamarsi in campo in una “guerra infinita” attira sempre meno consensi.

Maddaluno: “La guerra è strategicamente a un punto morto”

“La realtà è che la guerra è da mesi strategicamente a un punto morto”, ci dice l’analista militare e geopolitico Amedeo Maddaluno, membro del team del think tank Osservatorio Globalizzazione. Maddaluno, autore di libri come Geopolitica – Storia di un’ideologia, sottolinea che “il difficile da quantificare ma elevato numero di perdite e gli scarsi guadagni territoriali” rendono difficile “definire di successo la controffensiva ucraina”. Ma che, al contempo, anche Vladimir Putin è decisamente acciaccato.

Maddaluno ci tiene a sottolineare un dato poco evidenziato nell’analisi politico-militare italiana: “segnalo il fatto che la Russia ha dovuto ritirare la flotta del Mar Nero dalla Crimea”. Ironia della sorte: “una guerra lanciata per motivi territoriali crea contraccolpi nella sicurezza dei confini de facto russi”, sottolinea Maddaluno, notando che difficilmente questo non potrà, a conti fatti, non influire sullo status di Mosca come grande potenza nel dopoguerra.

Perché la Russia non può cantare vittoria

“Si conferma una tendenza che va avanti dalla caduta dell’Unione Sovietica”, nota Maddaluno, ovvero la “destrutturazione dello spazio post-sovietico e l’attestazione del fatto che in termini militari i confini esterni dei territori governati da Mosca sono e saranno impresidiabili manu militari dal Cremlino”. E questo varrà per “qualsiasi operazione militare la Russia porterà avanti per consolidarli”. L’Ucraina potrà difficilmente recuperare con le armi i territori invasi dalla Russia, ma Mosca si trova contro un nemico armato da decine di Paesi occidentali in un contesto in cui “il Mar Nero è diventato da tempo un lago della Nato“. E questo, per Maddaluno, è un dato di fatto che “vale con o senza un controllo russo sulla Crimea e altre zone strategiche dell’Ucraina”.

L’Ucraina forse non sconfiggerà la Russia sul campo ma “Putin ha perso a febbraio 2022 dando un senso all’Ucraina per esistere in termini unitari in opposizione all’invasione di Mosca. Del resto, le operazioni militari si sono concentrate principalmente in quella parte d’Ucraina martoriata che si trova a Est, la cui popolazione ha quattro fattori amalgamanti comuni alla cultura russa”, chiosa Maddaluno: “lingua, ortodossia, memoria sovietica, resistenza al nazismo e quel poco che resterà dell’Ucraina russa e russofona da Kharkov a Odessa non credo sarà mai più russofila.”. Parliamo di “uno scacco strategico della Russia che sopravviverà a Putin”, il quale deve rendersi conto che “la sicurezza della Russia non sta in velleitarie operazioni territorialistiche” come “la riconquista della profondità strategica in Ucraina, e nemmeno in una forza convenzionale che non sta performando brillantemente, ma nell’arsenale nucleare“.

Guerra e pace

Con questi presupposti, si capisce perché per Mosca sia difficile pensare di ottenere di più in una guerra che ha prodotto l’allungamento dei confini col campo atlantico, ora comprensivo di Svezia e Finlandia (Putin has made Nato great again, diceva un anno fa l’ex direttore della Cia David Petraeus), una ribellione interna (il caso Prigozhin) e l’isolamento internazionale dai principali mercati di riferimento.

Ma parimenti, nonostante il sostegno massiccio neanche l’Ucraina è riuscita a scacciare la Russia, a superare col logoramento la presenza delle truppe di Mosca sul suo territorio, a riunificare il Paese. E l’Occidente ha dato consapevolmente segni di aver deciso di porre precisi limiti al sostegno all’Ucraina e di temere come peggior risultato il collasso della Russia, buco nero geopolitico mondiale, più che una sua vittoria. Ora più che mai, parole come quelle di Crosetto e il quadro strategico di totale impasse e danni reciproci ai due Paesi lasciano pensare che per Putin e Volodymyr Zelensky l’ora del negoziato non possa essere lontana. Per una questione di Realpolitik e riduzione dei danni – immani – di una guerra fratricida.

L’Italia guarda con interesse all’Ucraina

La questione del negoziato chiama in causa anche l’Italia, presidente di turno del G7 che avrà nei prossimi mesi l’Ucraina come scenario centrale. Bloomberg ha di recente riportato che il 16 dicembre l’Ucraina, i Paesi del G7 e alcune tra le principali nazioni del Sud del mondo hanno tenuto un incontro segreto in Arabia Saudita per discutere le condizioni di Kiev per i colloqui di pace con Mosca. Qualcosa inizia a muoversi. Il passo decisivo dovranno farle le grandi potenze. E probabilmente i broker più credibili possono essere solo due: Usa e Cina, capaci di moral suasion sui contendenti. Il 2024 aiuterà a capire se ci si avvierà al passaggio decisivo per la pace.