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Will e i suoi fratelli: fare giornalismo senza essere giornalisti

Will e i suoi fratelli: fare giornalismo senza essere giornalisti

Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? Will ha introdotto in Italia un nuovo modo di fare informazione basato su Instagram. Cambia il modello di business, cambia il concetto stesso di testata. Infatti Will, Torcha o Factanza non sono registrati in tribunale. Cosa comporta questo?

“Stasera su cosa vuoi fare un figurone a cena?” Se la risposta è nuove forme di giornalismo sui social, non si potrebbe non parlare di Will. Il progetto editoriale di maggiore successo in Italia su Instagram, capofila di un nuovo modo di concepire l’informazione condiviso anche da altre realtà come Torcha e Factanza. E sono in effetti a ben vedere diversi i tratti in comuni tra questi tre progetti. Nati tra la fine del 2019 ed il 2020. “Incubati” dalla pandemia e protagonisti di una crescita spettacolare sui social, Instagram in particolare. Grazie ad un approccio piuttosto inedito in Italia. Una comunicazione molto identitaria e basata su contenuti incentrati su macro-aree tematiche di interesse condiviso tra i componenti della community che è cresciuta attorno ai profili. Fruitori prevalentemente giovani.

Cosa significa per una testata non essere registrata

C’è un altro aspetto che accomuna questi progetti: nessuno di questi è una testata giornalistica registrata. I suoi autori fanno giornalismo, ma non necessariamente sono giornalisti. E’ una differenza sostanziale? Il dibattito è aperto. Di sicuro, ci sono alcuni obblighi che vengono meno. Come riporta anche il sito del Ministero delle Imprese: la registrazione presso i tribunali è “necessaria quando la rivista ha una regolare periodicità (quotidiana, settimanale, bisettimanale, trisettimanale, mensile, bimestrale, ecc), quando l’editore intende ottenere contributi statali e quando prevede di avvalersi di giornalisti professionisti, pubblicisti e praticanti. È necessario anche indicare il webmaster”. Will sceglie dunque di rinunciare a questi aspetti. Una precedente interpretazione delle norme avrebbe forse comportato qualche grattacapo in più, in quanto menzionava anche, tra i requisiti che vincolano alla registrazione, la previsione di “conseguire ricavi”. Ma prima di parlare di soldi è interessante soffermarsi ancora sulle conseguenze della scelta di non essere una testata registrata.

Haupt: “Non ci è mai stato chiesto di registrarci in tribunale”

Ne hanno parlato recentemente al Post Riccardo Haupt, direttore operativo, e Francesco Zaffarano, head of content. Così il primo: “Sin da principio c’eravamo rivolti all’Agcom per verificare che vi fosse una necessità e non c’è mai stato richiesto quel passaggio. Noi facciamo anche tante altre cose che non hanno nulla a che fare con il giornalismo e per questa ragione non abbiamo mai fatto la scelta di metterci totalmente sotto quell’etichetta: non essendoci un requisito legale abbiamo preferito non imballarci lì dentro“. Haupt non esclude in futuro un percorso per la richiesta e l’ottenimento di contributi pubblici. Ma la strada appare lunga: “Lavorando bene, in chiave lobbying o di posizionamento, sarebbe possibile avere voce nei luoghi della politica in cui si discute – negli ultimi anni ancora di più – di possibili finanziamenti pubblici anche per i media digitali che però siano testate giornalistiche registrate”.

Zaffarano: “Se Will fosse testata registrata non potrebbe far lavorare alcuni dei suoi autori”

Mentre Zaffarano ha aggiunto: “Mi sono formato tra il giornalismo italiano e quello inglese e sono molto convinto che ‘si fa i giornalisti’ e non ‘si è giornalisti’. E, come piccola opinione personale, da quando sono iscritto all’Ordine dei giornalisti nella pratica professionale non è cambiato assolutamente niente rispetto alla qualità del lavoro che faccio. Aggiungo anche che se noi oggi fossimo una testata registrata avremmo più problemi a far lavorare alcuni dei nostri autori solo perché non sono iscritti all’ordine. Ma la qualità non deriva necessariamente da un’iscrizione a un ordine”.

E quindi la realtà sembra un paradosso: per fare i giornalisti è necessario rinunciare alla possibilità di diventarlo. Niente registrazione, niente praticantato, niente iscrizione all’ordine. Per carità, Zaffarano non ha torto: si vive (e si fa informazione) anche senza. Ma la posizione di Will e degli altri progetti editoriali di Instagram solleva anche un altro tema: il loro rispetto delle norme deontologiche dell’informazione è smarcato da quelli che sono i precetti e le sanzioni dell’ordine. Il che ovviamente non significa che possano scrivere quello che vogliono senza doverne rendere conto.

L’acquisizione di Will da parte di Chora

Il modello editoriale di Will, ad ogni modo, si è imposto. Ed ha attirato l’attenzione anche di altri media. Con la nascita di interessanti ibridi. Già nel giugno 2022 Will è stata infatti acquistata da Chora Media, che ne ha rilevato il 100% delle quote per 5,2 milioni di euro. Dal 26 gennaio di quest’anno Chora e Will sono di fatto un’unica società: fanno entrambe parte di Be Content, che ha rilevato Is Media, la società di Will. Ma, come spiegato da Mario Calabresi, amministratore delegato e co-fondatore di Chora, i percorsi editoriali dei due progetti mantengono la loro indipendenza e identità peculiare.

I numeri di Will e il progetto di membership

E veniamo dunque ai numeri: il fatturato di Will è stato sinora in costante crescita, così come l’Ebitda. Se nel 2020 il fatturato era stato di 215mila euro, nel 2023 è stato di 4,6 milioni. L’Ebitda nel 2020 era in negativo per 713mila euro. Nel 2022 (ultimo dato disponibile) era positivo per 470mila euro. Instagram è la vetrina, con 1,6 milioni di follower (numeri significativi anche su YouTube, 180mila iscritti, LinkedIn, 160 follower, e TikTok, 400mila utenti). I ricavi nel 2023 sono dipesi per il 60% da lavori di branded content e per il 38% da attività svolte su commissione per altre aziende o privati. Per smarcarsi dalla volatilità degli introiti pubblicitari, da settembre 2023 Will sta spingendo molto sulla membership, con tre tipologie di offerte, da 7 a 12 euro al mese. Più una membership speciale da 500 euro l’anno. Il modello di riferimento, ancora una volta, è quello dei creator. Non sono ancora stati resi noti i risultati parziali della campagna. Formule magiche, evidentemente, non esistono. Ma redazioni che cercano di intercettare le traiettorie future del giornalismo, sì. Con o senza registrazione in tribunale.