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Nuove speranze per le mamme arcobaleno di Padova: “Ma resteremmo genitori anche se la legge lo vietasse”

Nuove speranze per le mamme gay di Padova: “Ma resteremmo genitori anche se la legge lo vietasse”

Perché leggere questo articolo? Prima vittoria per le mamme arcobaleno a Padova. La Procura cambia posizione sull’impugnazione alla trascrizione di 37 atti di nascita post circolare Piantedosi. La decisione spetta alla Consulta. Umori, preoccupazioni e speranze delle coppie omogenitoriali raccontati a True News da Iryna Shaparava, referente di Famiglie Arcobaleno di Padova.

Sull’impugnazione alla trascrizione di 37 atti di nascita di figli con due madri, la Procura di Padova ha cambiato la propria posizione. Aderisce all’obiezione di incostituzionalità mossa dagli avvocati di tutte le coppie di mamme e delega la decisione alla Consulta. Lo scorso giugno, invece, la Procura padovana aveva adottato il decreto del ministro Piantedosi, rendendo illegittime tutte le attestazioni all’anagrafe dei nati da coppie omogenitoriali, registrate dal sindaco Sergio Giordani sin dal 2017. Caso unico, quello della città veneta, in cui la Procura era risalita così indietro nel tempo. Si tratta di trentasette bambini concepiti all’estero con fecondazione eterologa e poi riconosciuti in Italia come figli di entrambe le mamme, quella partoriente e quella intenzionale. Con cui sono cresciuti insieme per tutti questi anni.

Le famiglie avevano ricevuto delle raccomandate che chiedono la cancellazione del nome della madre non biologica. Questo perché nel diritto italiano non è presente la figura della “seconda madre”, né la possibilità per la donna di assegnare al figlio biologico il cognome della compagna. L’ex procuratrice Valeria Sanzani, firmataria delle impugnazioni, aveva richiesto infatti la modifica del certificato di nascita e la “rettifica” del cognome attribuito ai figli, tramite il depennamento di quello della “seconda mamma”. Un iter che sembrava tra le altre cose esporre i bambini ad un ambiguo limbo normativo. “Io sono tenuta a far rispettare la legge e con l’attuale normativa non posso fare altro”, così Sanzani.

Nonostante l’impugnazione degli atti, il Comune di Padova ha proseguito a registrare i figli di altre quattro coppie omogenitoriali. A renderlo noto è l’Associazione Famiglie Arcobaleno, che ha organizzato un sit-in davanti al Tribunale civile in sostegno delle prime mamme chiamate alle udienze. I giudici hanno ascoltato le parti, ma non hanno preso decisioni definitive.

Per comprendere meglio gli umori delle mamme in seguito ai recenti sviluppi, True News ha interpellato Iryna Shaparava, referente di Famiglie Arcobaleno di Padova.

 

Le coppie di mamme padovane come stanno vivendo questa situazione? A quali problemi stanno andando incontro?

Fino a ieri mattina la situazione era emotivamente molto pesante. In attesa delle udienze le speranze non erano di certo rosee. Le mamme si sentono minacciate e attaccate dalla Procura e dal Governo. Sbattute in piazza ed esposte contro la loro volontà, per il clamore suscitato dall’ingiustizia che stanno subendo: il rischio di perdere la genitorialità dopo anni che era stata loro riconosciuta.
Ieri, però, le quattro udienze hanno acceso un lume di speranza in un esito positivo. Se la legge 40 sarà ritenuta anche solo in parte anticostituzionale, l’accesso alla genitorialità sarà garantito non solo alle coppie omogenitoriali ma anche ai single. In caso contrario, non smetteremo di essere genitori perché lo vieta la legge.

 

La Procura di Padova ha aderito alla questione di incostituzionalità, ritenendo opportuno che la Consulta torni a esaminare il tema. Vi ritenete, dunque, soddisfatte degli sviluppi, nonostante il Tribunale non abbia ancora di fatto preso posizioni definitive?

Siamo rimaste piacevolmente sorprese dall’intervento della procuratrice durante le udienze. Ci ha colpito che i giudici ci abbiano ascoltato con molto interesse, al di là della posizione della Procura. Ma in realtà non siamo contente perché, qualora il Tribunale accogliesse l’invito della procuratrice di andare alla Corte Costituzionale, i genitori rimarrebbero in attesa per altri 2/3 anni, che si aggiungerebbero ai 10 mesi già trascorsi col fiato sospeso. Ciò reca disagio e danno anche e soprattutto ai bambini. Siamo convinte, dunque, che i ricorsi non andassero fatti nel rispetto della vita famigliare dei bambini.

 

In questa sorta di limbo, in attesa di una decisione ufficiale e definitiva, chi tutela i bambini nel frattempo? Si incorre nel rischio di affido?

Fino a una sentenza definitiva di un tribunale non c’è alcun rischio di affido. Per non lasciare i bambini privi di tutela, nel caso in cui le impugnazioni vengano accolte, per le Famiglie Arcobaleno la via non è di certo quella dell’adozione. Si deve confermare il riconoscimento dell’atto anagrafico di un figlio già con i cognomi di entrambe le madri che lo hanno voluto.

 

Quali sono le possibili soluzioni?

La soluzione immediata consiste nel rigetto dell’impugnazione alla trascrizione degli atti di nascita. Il Tribunale, a nostro avviso, ha già gli strumenti per rigettare i ricorsi e riconoscere la validità dell’operato del Comune di Padova. Così, si chiuderebbe il caso.
La soluzione a lungo termine è che il caso finisca in Cassazione e che la legge 40 sia ritenuta incostituzionale in quanto discriminatoria nei confronti delle coppie omogenitoriali e dei single. Da lì, poi, si potrà ottenere il riconoscimento alla nascita da coppia omogenitoriale, diritto per cui ci battiamo da tempo.