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Cybertruck di Tesla, una rivoluzione già vecchia

Cybertruck di Tesla, una rivoluzione già vecchia

Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? L’avveniristico pick-up elettrico di Elon Musk sbarca sul mercato dopo una attesa di quattro anni. Aspettative altissime, ma già diverse perplessità sulla sua strada: dal prezzo lievitato alla radicale estetica retrofuturista. E poi: il fondatore di Tesla non era quello che voleva contribuire alla riduzione dell’inquinamento nel mondo? Difficile farlo mettendo in produzione un mezzo esigente con il Cybertruck. Come spiega a True News Gianmaria Radice, esperto di automotive, la verità è che il nuovo modello Tesla, nonostante le apparenze, “nasce già vecchio. E la sostenibilità già da tempo non è la priorità di Musk”

Cybertruck di Tesla: dopo quattro anni di attesa l’avveniristico pick-up elettrico di Elon Musk è stato ufficialmente presentato. Ed è pronto a scendere in strada, prima negli Usa e poi nel resto del mondo. Le reazioni? I fanboy sono ancora più esaltati, specie dopo il tamarrissimo test su pista che ha visto il Cybertruck battere in accelerazione una Porsche 911. Trainando una seconda Porsche 911 con un carrello. Gli haters continuano invece a non riuscire a digerire l’aspetto della vettura. Che sembra disegnata da un bambino. O usando un software di graphic design di metà anni Ottanta. O entrambe le cose.

Cybertruck: un bestione che divide appassionati e addetti ai lavori

Sui siti specializzati esperti ed addetti ai lavori sono scatenati nel fare le pulci alla vettura. Anche perchè Elon Musk è riuscito ancora una volta ad attirare tutta l’attenzione su di sé e sui propri prodotti. Se ne sta parlando moltissimo, insomma. Come se ne sta parlando? Insomma…

Partiamo da un misuratore piuttosto affidabile: in Borsa le azioni di Tesla sono scese del 2% dalla presentazione del Cybertruck. Cosa non convince? Forse quella che è stata l’unica vera novità della presentazione rispetto a quanto già noto da anni: il prezzo. Nel 2019 Musk disse che la vettura avrebbe avuto un listino base di 39.990 dollari. Che invece sono lievitati a 60.990. Altra mezza bugia: l’autonomia. Quattro anni fa si parlava di 800 chilometri con una sola ricarica, che in realtà si sono ridotti a 550. Altri duecento chilometri possono essere garantiti da un motore termico secondario (che occupa buona parte del cassone posteriore).

Altre perplessità sono generate – e sembra un paradosso – dalla grandissima richiesta che già circonda il Cybertruck: due milioni di prenotazioni. A fronte di una capacità produttiva da parte di Tesla che è attualmente di 125mila esemplari l’anno. Se siete in fondo alla lista, la definizione di “auto del futuro” potrebbe assumere una connotazione decisamente letterale.

Perchè il Cybetruck ha quella forma

Al netto di questo, il Cybertruck resta una sfida affascinante, una vettura estremamente innovativa e dalle grandi prestazioni, che ambisce a ridefinire il concetto di pickup degli anni a venire. E ha le carte in regola per farcela. Anche nonostante il suo bizzarro aspetto. Che nasce, come spiegato dal capodesigner di Tesla Franz von Holzhausen, da una volontà radicale di rendere la forma dei veicolo una conseguenza della sua funzione. Costruito in acciaio per essere inarrestabile e robustissimo (e addirittura “antiproiettile” secondo Musk), le spesse lamine di cui è composto, semplicemente, non possono in fase di produzione essere lavorate con una pressa per assecondare una tradizionale aerodinamica curvilinea. Da qui i caratterizzanti angoli del veicolo. Una necessità che diventa (controversa) cifra estetica.

Cybertruck, una Tesla insostenibile

La forma è sostanza, dunque. Restiamo su questo tema per evidenziare quella che appare la contraddizione più irriducibile dell’intera operazione Tesla. Una pionieristica gamma di autovetture dotate delle più recenti tecnologie, a prezzi alti ma di mercato, completamente elettriche. Ma la cui realizzazione fa a pugni con l’obiettivo dichiarato da Elon Musk di contribuire alla riduzione dell’inquinamento del mondo. Perchè in particolare un bestione come il Cybertruck sarà pure green in fatto di emissioni. Ma produrlo, specie se su larga scala, ha un costo non indifferente per il pianeta.

La lavorazione dell’acciaio inossidabile ha dei costi anche energetici superiori perchè contiene cromo, nichel e molibdeno. Le batterie richiedono tra gli altri cobalto, litio e nickel. Che impatto ha estrarre tali preziosi minerali dalle miniere? Facile rispondere: un impatto molto elevato. Del resto Musk ha già dimostrato più di una volta in passato la… flessibilità dei suoi principi. Il sogno intergalattico di SpaceX richiede il consumo di tonnellate di metano per ogni lancio. E non appena è scoppiata la guerra tra Russia ed Ucraina, il fondatore di Tesla fu tra i primi a fare un brusco dietrofront e ad affermare: “Odio doverlo dire, ma dobbiamo aumentare immediatamente la produzione di petrolio e gas. Tempi straordinari richiedono misure straordinarie”. Sarà così anche per il futuro annunciato da Cybertruck?

True News ha parlato di questi temi con Gianmaria Radice, esperto di automotive con una lunga esperienza come experiential marketing manager di Bmw.

Radice, cosa pensa del Cybertruck di Tesla?

C’è una premessa da fare. Anche in precedenza qualsiasi innovazione presentata da Elon Musk è stata accolta con grandissimo scetticismo dagli esperti di mercato. Ma in passato Musk era un innovatore puro, mentre oggi è divenuto qualcosa di diverso. Lo dimostrano le operazioni di Tesla, i suoi precedenti successi ed ora il posizionamento di marketing in un settore molto alto e specialistico quale è quello dei truck e suv con cassone. Scelte spesso fuori dalle regole del mercato e prese con grandissimi rischi. Questo per un motivo: si tratta più di comunicazione che di sostanza

Veniamo all’aspetto del Cybertruck, decisamente inconsueto

Si tratta di un modello dirompente per il suo styling retrofuturista. Ma dubito che verrà imitato dalle altre case automobilistiche

Perchè?

E’ per via di alcune dinamiche relative al funzionamento del mercato dell’auto. Che si muove per tendenze e cicli. Ma che dipende anche da tematiche normative. Ad esempio oggi si vedono in giro molti frontali verticali piatti perchè il frontale appuntito non è più consentito in quanto provoca molti più danni in caso di incidente, specie negli impatti con pedoni o ciclisti. Al di là di questo, è un dato di fatto oggettivo che le auto in un dato periodo tendono ad assomigliarsi tutte tra loro. All’interno di un ciclo, le case automobilistiche hanno nel frattempo modo di progettare. Tesla ha presentato un modello progettato almeno nel 2019. Ma in questo tempo qualcuno ha già iniziato a progettare le vetture che circoleranno tra 5-6 anni. Che non andranno nella direzione del Cybertruck. Di fatto una vettura che è già vecchia

E veniamo al tema della sostenibilità…

Il Cybertruck è una vettura da 845 cavalli, seppure elettrica, con una accelerazione da 0 a 10 pazzesca, un peso imponente, materiali particolari. Per un modello del genere il tema della sostenibilità, semplicemente, non si applica. Così come per le altre Tesla. Il loro product value non risiede nella sostenibilità. Aggiungiamo la grande capacità di autonomia promessa dal Cybertruck: a quale prezzo? Con quante batterie? La verità è che sull’elettrico servirebbe fare un ragionamento più a largo raggio. Le altre case automobilistiche hanno un approccio più serio al tema

Come definirebbe invece l’approccio di Musk?

Un approccio furbo