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Cara Lucarelli, a venderne 8mila copie come Ilary Blasi…

Cara Lucarelli, a venderne 8mila copie come Ilary Blasi…

Perchè leggere questo articolo? Le 8.470 copie vendute ad oggi dal libro di Ilary Blasi sono tante o poche? In un settore letteralmente inondato di nuove uscite, riuscire a piazzare qualche migliaio di copie è già un successo. Dentro le paradossali dinamiche del mercato dei libri. Dove ogni invenduto è un incentivo a dare alle stampe un nuovo titolo

Ha ragione e non ha ragione Selvaggia Lucarelli a ironizzare su Ilary Blasi perchè il suo libro “Che stupida” a fine febbraio ha venduto solo 8.470 copie?

Ha ragione perchè, come giustamente ricorda la giornalista, il memoir della ex signora Totti è stato “pubblicizzatissimo”. E quindi le aspettative di Mondadori erano molto probabilmente altre. Il generale Roberto Vannacci, con il suo “Il mondo al contrario” che viaggia attorno alle 100mila copie, resta un unicorno. Ma per la conduttrice dell’Isola dei Famosi era immaginabile un risultato un po’ più lusinghiero.

Lucarelli non ha ragione se invece consideriamo che negli uffici delle case editrici vendite di poche migliaia di euro sono tutto sommato accolte con un sorriso liberatorio. E questo racconta qualcosa anche del mercato editoriale.

Mercato dei libri: i dati di vendita sono un giallo

Settore che, va detto, non si distingue per la predisposizione a diffondere e condividere i propri dati (ma su questo, riconosciamolo, chi è senza peccato…). La principale società di monitoraggio del mercato è la GFK, dalla quale la stessa Lucarelli ha preso il dato. Ma le sue elaborazioni non sono di dominio pubblico, bensì a beneficio delle case editrici. Che tendono a tenere tali dati ben custoditi. Difficile quindi attingere a informazioni non filtrate sui reali numeri di vendita dei libri.

Quanti (e quali) libri si vendono in Italia

Ma qualcosa sul settore nel suo complesso si può dire. Nel corso dell’ultimo Salone del Libro di Torino è stata presentata l’analisi dell’ufficio studi AIE su dati Nielsen BookScan e altre fonti. Dati relativi alle prime sedici settimane (grosso modo quattro mesi) del 2023. Le copie vendute sono state 31,2 milioni, per ricavi pari a 473,2 milioni. Moltiplicando per tre si può avere una stima di quelli che possano essere i volumi annui. Il mercato è in crescita dal 2020. Le librerie fisiche hanno consolidato il loro ruolo come primo canale di vendita dei libri (53,8%) a discapito dell’online (41,5%).

La quota dei primi 100 titoli rappresenta il 9,4% del mercato a valore e l’8,7% a copie, ha annotato il sito specializzato ilLibraio.it riportando i dati del report. C’è un sostanziale equilibrio tra narrativa e saggistica. Rispetto al 2019 si è registrato un boom dei titoli di autrici italiane, passati da un valore di vendita di 1,1 milioni a 6,0 milioni. Un dato appare piuttosto consolidato: circa l’85% dei libri venduti è di catalogo, con le novità editoriali che si ritagliano un 15% della quota totale.

Nel 2022 sono stati pubblicati 102.987 titoli: 282 al giorno

E’ invece l’Istat a fornire annualmente i dati relativi a quanti libri vengono prodotti in Italia. Il report di fine 2023 analizza i dati del 2022. Anno in cui sono stati pubblicati in Italia 86.174 libri a stampa, per un totale di 198 milioni di copie. Il che ci porta ad una tiratura media di 2.297 copie a titolo. Se si aggiungono gli e-book autopubblicati (una fetta che pesa per il 14%), arriviamo a 102.987 titoli pubblicati in un anno. Pari a 282 nuovi libri immessi sul mercato al giorno. E qui arriviamo ad un altro punto. Sono moltissimi i volumi che vedono la luce. Ma è altrettanto notevole il numero di copie che giacciono invendute. Come riferisce il Sole 24Ore, il 20,8% degli operatori del settore dichiara giacenze e resi per oltre la metà dei titoli pubblicati. Mentre l’invenduto si attesta tra il 26 ed il 59% per il 44,9% dei volumi. Sono soprattutto i micro e piccoli editori a essere interessati da questo fenomeno.

I (moltissimi) libri che non vendono neanche una copia

Pochi mesi fa ha suscitato un certo interesse uno studio di Nomisma in base al quale si desumeva che il 30% dei libri pubblicati non vende neanche una copia. O ne vende al massimo una (l’autore stesso, viene da immaginare). E di tutti i libri usciti nel 2022 solo 35mila hanno venduto più di dieci copie. Il report ha ricevuto tuttavia qualche contestazione perchè si tratta di dati basati su interviste qualitative ed è nato su impulso delle librerie indipendenti dell’Emilia Romagna riunite dal Cat Confesercenti regionale. La prospettiva appare dunque piuttosto settoriale e locale. Ma è ad ogni modo un indicatore.

Come si regge in piedi il sistema editoriale?

La domanda conseguente resta: come si regge in piedi economicamente un sistema del genere? Nel tempo, ed al netto delle fluttuazioni del costo della materia prima, ovvero della carta, stampare un libro è divenuto meno costoso e questo ha consentito una spesa di partenza più contenuta. Rendendo più sostenibile la pubblicazione, con un boom iniziato nel 2016. Aggiungiamo gli effetti del decreto del Ministro della cultura n. 8 del 14 gennaio 2022 contenente “disposizioni attuative dell’articolo 1, comma 350, della legge 30 dicembre 2021, n. 234”: contributi alle biblioteche per l’acquisto di libri. Un sostegno statale che tramite le biblioteche giunge alle case editrici per dare loro ossigeno. E forse consentire qualche operazione a perdere in più. Mutatis mutandis, qualcosa di simile a quanto avviene con i fondi a sostegno del cinema italiano.

La spirale della distribuzione dei libri

Ma un altro motivo per cui gli editori pubblicano così tanti libri, a dispetto di un rischio così alto di registrare notevoli percentuali di invenduto, risiede in alcune peculiari dinamiche della filiera. Nella quale un ruolo chiave è giocato dai distributori. Ne ha scritto ormai qualche tempo fa ad esempio Chiara Beretta Mazzotta, agente editoriale e autrice del blog Bookblister. E’ il distributore, per i suoi servizi di intermediazione con i punti vendita, ad assicurarsi oltre il 50% del prezzo di copertina di ogni copia presa in consegna. E’ lo stesso distributore ad acquistare dalla casa editrice le copie da vendere ai librai. Ma se c’è il reso (e c’è sempre, come abbiamo visto), la casa editrice si troverà a ricevere effettivamente una somma ben inferiore rispetto a quella messa in preventivo. La cosa migliore da fare? Riavviare la giostra dando alle stampe un altro libro, magari chiedendo un finanziamento in banca con in mano la fattura per la distribuzione. Riportante un dato che non corrisponderà mai alle vendite effettive. In una spirale che ci porta sino ad Ilary Blasi.