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Juventus nella bufera, guida al processo sulle plusvalenze

Juventus, Andrea Agnelli

Centosei pagine, un riassunto delle oltre 14.000 dell’inchiesta Prisma della Procura di Torino con l’obiettivo di riuscire nel dimostrare una condotta illegittima da parte della Juventus (e non solo) nella gestione delle plusvalenze. Obiettivo mancato nel maggio 2021, quando il primo processo, che oggi la giustizia sportiva vuole riaprire, si è chiuso con il proscioglimento di tutti. Nulla di strano, visto che sono almeno due decenni che tutte le inchieste sul calciomercato e sulle valutazioni dei calciatori finiscono nel nulla con l’eccezione delle condanne di Chievo e Cesena.

La Procura della Figc ha attivato il famoso articolo 63 del Codice di Giustizia Sportiva

Ora il procuratore federale Chiné ritiene di avere “elementi nuovi e rilevanti” che un anno e mezzo fa non erano a sua disposizione e che discendono dalla corposa attività dei magistrati torinesi da cui è dipeso l’azzeramento del cda della Juventus. Ecco perché la Procura della Figc ha attivato il famoso – raramente utilizzato – articolo 63 del Codice di Giustizia sportiva per revocare la sentenza di assoluzione per i bianconeri e per tutti gli altri, nel frattempo passata in giudicato. Dal 20 gennaio si parte e il primo passo sarà proprio convincere una nuova corte federale sulla possibilità di riaprire il procedimento. Pronostico difficile da fare, vista l’assoluta eccezionalità della situazione: chi insiste sul fatto che la Juventus sarà certamente sanzionata e con pesantezza lo fa sulla base di un pregiudizio. Chi giura il contrario esercita semplicemente una forma di fiducia spinta al limite.

Il deferimento nasce dall’analisi delle operazioni incrociate finite nel mirino di Consob e Procura della Repubblica di Torino

Da cosa nasce il nuovo deferimento? Dall’analisi delle operazioni incrociate finite nel mirino di Consob e Procura della Repubblica di Torino. E’ il motivo per cui, insieme alla Juventus, altre 8 società e rispettivi dirigenti dovranno rispondere dell’accusa di aver abbellito i propri bilanci attraverso plusvalenze artefatte e fittizie mentre altre due (Napoli e Chievo) sono rimaste fuori dal nuovo processo: semplicemente, lo scrive anche la Procura della Figc, non hanno mai fatto operazioni con i bianconeri nel periodo sotto indagine e, quindi, non ci sono nuovi elementi rispetto alla primavera 2021.

Perché anche Sampdoria, Empoli e le altre?

Perché anche Sampdoria, Empoli e le altre? Perché “non si può revocare il dubbio che gli scambi avessero le stesse finalità per entrambe le società (Juventus e l’altra contraente ndr) e che abbiano ottenuto i medesimi effetti a parti invertite”. Insomma, se bilanci abbelliti ci sono stati non può essere solo un problema del club torinese. E secondo il procuratore della Figc, Chiné, non può nemmeno valere quanto stabilito dalla sentenza di proscioglimento che si chiede di rivedere e cioè che non esiste un metodo univoco per determinare il valore dei calciatori sul mercato. L’assenza di un metodo condiviso non significa anarchia, pensano gli investigatori della Federcalcio, e verso questo obiettivo si muovono. Attenzione: in caso di successo potrebbero creare un precedente di non scarso interesse per tutto il sistema che è arrivato a fatturare oltre 700 milioni di euro in plusvalenze nel 2020. Troppi per passare inosservati.

Chinè: “Un vero e proprio sistema di plusvalenze poste a budget, realizzate mediante scambi incrociati”

I nuovi elementi tratti dalle carte dell’inchiesta Prisma sono una cascata di intercettazioni telefoniche e ambientali, documenti sequestrati nella sede della Juventus e altrove, atti della Consob e del club quotato in Borsa. “Emerge riferimento diretto, esplicito e dal chiaro tenore confessorio in ordine a un vero e proprio sistema di plusvalenze poste a budget, realizzate mediante scambi incrociati” scrive Chiné: una gestione Juventus dettata “non da ragioni di natura tecnica, ma finalizzata a creare ricavi predeterminati”. E poi una lista di movimenti sospetti, telefonate, mail e documenti; un vortice di nomi, cifre, date su cui si giocherà la partita della giustizia sportiva nel primo dei tre procedimenti in cui la Juventus sarà chiamata a difendersi.

Quale sarà l’elemento decisivo?

Quale sarà l’elemento decisivo? Per la Procura dimostrare in maniera incontrovertibile (difficile possa accadere solo basandosi su intercettazioni telefoniche) che valori e scrittura nei bilanci sono stati artefatti per cambiare la situazione dei conti bianconeri. Per la Juventus spiegare che semplicemente così funziona il calciomercato e così fan tutti. O quasi. Ecco perché Chiné allega alle sue prove anche alcuni documenti scritti (appunti presi a mano su carta intestata o mail interne tra dirigenti) in cui si delineano operazioni con altri club facendo comparire giocatori semplicemente indicati con una ‘X’, ipotesi da cui ricavare plusvalenze da assommare ad altre per alleggerire i passivi. E’ il caso di una mail di Federico Cherubini (attuale capo dell’area sportiva) a Fabio Paratici (nel maggio 2020 suo superiore diretto) o di uno scambio con un procuratore sportivo. La prova, secondo la Procura Figc, che i valori dati poi ai giocatori erano semplicemente funzionali a questioni di bilancio e sganciati da ogni aggancio con la realtà. Accordi di compensazione, entrate e uscite che si annullano, passaggio di denaro azzerato o limitato al massimo: dalle operazioni Pjanic-Arthur a quelle con giovani sconosciuti o quasi.

La sfida sarà per la Procura Figc dimostrare che così la Juventus e le altre si sono garantite dei vantaggi,

Però, nelle stesse carte anche ricostruzioni fatte dai dirigenti juventini che apparentemente sono semplicemente il racconto di una gestione non virtuosa ma non necessariamente illecita. Un esempio? L’ammissione che il sistema delle plusvalenze aveva ingolfato la macchina Juventus, non reggeva ed era stato cambiato “indipendentemente dalle verifiche della Consob” (Stefano Cerrato al legale Cesare Gabasio nell’autunno 2021). O la presa d’atto, nel provare a rispondere ai rilievi della Consob, della totale mancanza di un processo documentale interno per arrivare a determinare il valore degli asset (cioè dei giocatori) da mettere sul mercato e da dismettere, quindi vendere. Può sembrare paradossale, tale è parso ai tecnici della Consob e della Procura di Torino, ma a fare il prezzo sono direttori sportivi, agenti e intermediari. Anche se si tratta di decine di milioni di euro. La sfida sarà per la Procura Figc dimostrare che così la Juventus e le altre si sono garantite dei vantaggi, ma farlo significherebbe anche ammettere implicitamente che tutto il mondo del calcio (non solo quello italiano) si regge su un’assenza di regole impossibile da riscontrare in qualsiasi altro settore dell’economia.