Home Politics Rottura con Sansonetti: il Pd vuole cambiare il nome alla Festa dell’Unità

Rottura con Sansonetti: il Pd vuole cambiare il nome alla Festa dell’Unità

Elly Schlein

Perché leggere questo articolo? La nuova Unità garantista di Piero Sansonetti e Alfredo Romeo non piace al Partito Democratico. Così lo storico giornale della sinistra italiana non sarà più distribuito alle feste dell’Unità. E al Nazareno vogliono cambiare denominazione agli storici appuntamenti che portano il nome del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. 

Il Pd vuole cambiare nome alla Festa dell’Unità

Il Pd contro l’Unità. Chi l’avrebbe mai detto. Eppure la congiunzione astrale tra l’approdo di Elly Schlein alla segreteria dem e il ritorno in edicola del quotidiano fondato da Antonio Gramsci ha portato a una rottura insanabile tra il partito e la storica testata della sinistra italiana. Tanto che al Nazareno sono tentati dal cambio di nome della festa dell’Unità, una denominazione che ha resistito anche al fallimento del giornale che è stato l’organo ufficiale del Partito Comunista Italiano.

Il cambio potrebbe esserci l’anno prossimo

Per ora il nome delle feste del Pd in giro per l’Italia resta lo stesso. Troppo recente il cambio della guardia al vertice dei dem. Ancora più ravvicinata nel tempo la rifondazione del giornale, ora diretto da Piero Sansonetti ed edito dall’imprenditore Alfredo Romeo, lo stesso editore del Riformista guidato da Matteo Renzi.

Al Pd non piace la linea dell’Unità

Alla base della sconfessione dell’Unità da parte del Pd c’è proprio la linea politica del quotidiano. Un approccio radicalmente garantista, che fa storcere il naso alla maggioranza dei dirigenti del Nazareno. Il quotidiano e il partito sono distanti su diversi temi. A partire dalla riforma della giustizia. Il giornale di Sansonetti è favorevole ad alcuni punti del testo del Guardasigilli Carlo Nordio, come l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio. Su altri temi, addirittura, l’Unità supera in garantismo il centrodestra. Ben diverso l’atteggiamento del gruppo dirigente del Pd. Schlein e i suoi sono contro la riforma della giustizia, a partire proprio dall’abuso d’ufficio. E poi c’è l’Ucraina. Con il giornale schierato su posizioni dichiaratamente pacifiste e il partito che cerca di contenere le spinte anti-guerra e rinnova il sostegno a Kiev.

Guerra dei simboli tra il giornale e il partito

E poi a far discutere ci sono i simboli. A sinistra hanno scatenato un putiferio gli articoli pubblicati dall’Unità a firma dell’ex terrorista nero Giusva Fioravanti. Un modo di fare dal sapore radicale, che non ha trovato nessun consenso a sinistra, soprattutto tra i maggiorenti del Nazareno. E a proposito di simboli c’è l’immagine dell’ex segretario del Pci Enrico Berlinguer. I figli del leader comunista si sono inalberate contro Sansonetti perché reo di avere utilizzato una foto di Berlinguer per pubblicizzare il ritorno in edicola del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Nemmeno a dirlo, il Pd si è schierato compatto con gli eredi dell’ex segretario del Partito Comunista Italiano. E dopo la lettera indignata dei figli di Berlinguer, i dem hanno preso il primo provvedimento: il giornale non sarà più distribuito alle feste dell’Unità. Ed ecco il paradosso di quest’anno. Gli eventi porteranno ancora il nome della testata, ma il quotidiano non ci sarà. Niente copie dell’Unità tra una salamella e l’altra. Contro il nuovo corso di Sansonetti si sono espressi anche gli ex direttori della testata e alcuni ex redattori, non riassunti dopo il ritorno in edicola.

Il giornale non sarà alle Feste dell’Unità

Il paradosso della Festa dell’Unità senza Unità durerà solo per quest’anno. Perché, al netto di stravolgimenti, dall’anno prossimo il tradizionale appuntamento dovrebbe cambiare nome. Avanza l’ipotesi del più neutro Festa Democratica, già utilizzato da alcuni circoli del Pd. Quel che è certo è che il filo tra i dem e l’Unità si è spezzato.