Home Primo Piano Nel “ghetto dei ghanesi” in Puglia, dove anche l’acqua è un diritto negato

Nel “ghetto dei ghanesi” in Puglia, dove anche l’acqua è un diritto negato

Nel “ghetto dei ghanesi” in Puglia, dove anche l’acqua è un diritto negato

Un agglomerato di baracche, alcune anche di proprietà dei datori di lavoro che sfruttano i braccianti, altre costruite con mezzi di fortuna, dove vivono oltre cento migranti. Perlopiù ghanesi. Costretti a rinunciare all’acqua potabile.

Un’emergenza silenziosa si agita nell’agro di Cerignola, in provincia di Foggia

Mentre gli sbarchi di migranti nelle terre meridionali, dalla Sicilia alla Puglia, smobilitano la politica nazionale, un’emergenza silenziosa si agita nell’agro di Cerignola, in provincia di Foggia, dove numerose persone, perlopiù uomini, provenienti dal Ghana vivono situazioni di sfruttamento. Hanno buste paghe con meno della metà delle giornate segnate e soldi guadagnati in nero che non vengono versati. Tirano a campare come possono, si sono stabiliti in capanne e lamentano l’assenza di acqua.

Samuel: “Le condizioni sono difficili. Manca persino l’acqua potabile dal 2017”

Samuel ha 30 anni, vive a “Tre Titoli” da un decennio: “Le condizioni sono difficili. Manca persino l’acqua potabile dal 2017. La vice sindaco di Cerignola, dopo un sopralluogo, ha promesso che sarebbero state portate delle cisterne d’acqua. Sono passate due settimane ma non ne vediamo mentre dall’altra parte del borgo ci sono le taniche installate”. Così gli oltre cento abitanti del “ghetto dei ghanesi”, così come viene chiamato da queste parti, sono costretti a percorrere chilometri per raggiungere la parte opposta del borgo, riempire l’acqua dalle taniche e portarla nelle loro case di fortuna.

Un’abitante: “Ci dicono che vogliono aiutarci ma non lo fanno. Perchè avvengono queste discriminazioni?”

Secondo altri “residenti”, “l’acqua non viene portata a causa di una strada sterrata che non permetterebbe il passaggio delle autobotti”. Eppure, raccontano, “i datori riescono ad attraversarla con i loro mezzi”.  Aggiunge Emmanuel: “Una cosa che dev’essere chiara: noi siamo immigrati qui, ci dicono che vogliono aiutarci ma non lo fanno. Perchè avvengono queste discriminazioni?”.

All’ingresso del borgo è stata costruita una Chiesa. Un luogo di culto ma anche di speranza, una sorta di sportello per le esigenze di chi vive ai margini e ai limiti della decenza igenico-sanitaria. “Ogni volta che convocano una riunione, noi ci andiamo  e esprimiamo le nostre opinioni, ma quando solleviamo la questione dell’acqua, non c’è risposta. A volte una donna della Caritas viene qui a portare cibo, e noi le chiediamo dell’acqua, ma ci rispondono negativamente”.

A sentire i loro racconti, venati di rabbia e di una profonda delusione, sembrerebbe esserci una crociata contro il bene primario per eccellenza. L’acqua.

Lo scaricabarile (senz’acqua)

Prosegue Samuel: “Quando il camionista veniva a portare l’acqua nell’altra parte ci diceva che qui non la portava perchè questo è territorio appartenente al Comune di Stornarella. Siamo andati al comune di Stornarella e ci hanno detto che è compito di Cerignola”. Uno scaricabarile ma senza risposte. E senz’acqua.

Dopo aver verificato che il borgo di Borgo Tre Titoli ricade interamente sotto il Comune di Cerignola, i migranti, supportati dalla rete Campagne in lotta, hanno ottenuto dalla vice sindaca di Cerignola, Maria Dibisceglia, un sopralluogo a inizio settembre. Sono stati individuati i punti in cui verranno montate due nuove taniche nella zona finora sprovvista di acqua. Sono passate più di due settimane e le promesse sono state disattese.

Il collettivo “Campagne in Lotta”: “Il Comune, che aveva promesso di terminare i lavori entro questa settimana, non risponde o temporeggia”

Ad accompagnare i braccianti in questa battaglia c’è il collettivo “Campagne in Lotta”: “Alle richieste di spiegazioni, il Comune, che aveva promesso di terminare i lavori entro questa settimana, non risponde o temporeggia”, denunciano gli e le abitanti di Borgo Tre Titoli, che ormai dal 2016 devono fronteggiare una costante emergenza acqua, “da quando le taniche e i bagni che c’erano sono stati portati via e mai sostituiti. Da allora chi vive in questa parte più isolata del borgo è costretto a spostarsi per riempire i bidoni”, raccontano.

Promesse e inerzia. Al Borgo Tre Titoli le giornate scorrono tra faticose ore nei campi e altre impegnative mansioni per recuperare un po’ di acqua potabile.