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Il Conte assente, dal Pride ai funerali di Berlusconi

Conte all'opposizione

Perché può interessarti questo articolo? Giuseppe Conte ha deciso di non partecipare al funerale di Silvio Berlusconi. Sabato scorso aveva disertato il Pride di Roma. Insomma, il leader del Movimento 5 Stelle cerca di far parlare di sé più con le assenze che con le presenze. Anche se poi rischia di incappare in figuracce mediatiche.

Un Giuseppe Conte con abiti morettiani, nel senso di Nanni, che recita la parte di Ecce Bombo con il mitico, per il cinema e non solo, dilemma: “Si nota di più se vengo o se sto in disparte”? Un quesito dall’andamento scespiriano che angustia tanti leader politici, che potrebbe essere tramutato in una versione più drammaturgia: “Esserci o non esserci a certi appuntamenti, questo è il problema”.

Conte e il quarto d’ora di ribalta mediatica

Lui, l’avvocato di Volturara Appula, ha scelto la seconda opzione come stile di vita: che sia il Pride di Roma o il funerale di Stato di Silvio Berlusconi, il leader del Movimento 5 Stelle preferisce non farsi vedere, attirando così l’attenzione con la sua assenza. Un alfiere del “mi si nota di più se non vengo”, un orgoglio per Moretti.

E per carità, quasi quasi gli riesce bene: si è parlato più della sua decisione di disertare le esequie al Duomo di Milano rispetto alla scelta della segretaria del Pd, Elly Schlein, che invece ha presenziato alla cerimonia, insieme ai capigruppo di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia, a cui erano presenti tutte le più alte cariche dello Stato, come è ben noto. Sia chiaro: nessuno a Milano si è stracciato le vesti per la mancata presenza dell’ex presidente del Consiglio all’ultimo saluto dato al fondatore di Forza Italia. Il faro dei media era rivolto ad altre figure, alla famiglia Berlusconi, alla compagna Marta Fascina, alla partecipazione delle persone comuni.

I 5 Stelle contrari agli elogi a Berlusconi

Eppure, paradossalmente, Conte ha comunque strappato il suo quarto d’ora di ribalta mediatica, la celebrità effimera nelle vesti del dissidente anti-sistema, il Conte descamisados che non si piega al mainstream della commemorazione di Berlusconi. E poi, gratta gratta, si comprende che  quella di non andare a Milano è stata un po’ una necessità politica. Nel Movimento in molti non hanno accolto con la ola, per usare un eufemismo, il suo post di celebrazione a Berlusconi, subito dopo la notizia della morte. Addirittura i super contiani hanno strabuzzato gli occhi leggendo le parole rivolte al fondatore di Forza Italia, l’uomo che ha avuto vari processi ecc ecc.

Insomma, per quanto siano cambiati, i 5 Stelle restano quelli che chiamavano il Cavaliere con l’epiteto non proprio amorevole di “psiconano”, con il copyright di Beppe Grillo, che peraltro ha completamente ignorato la scomparsa del suo arci-nemico. Non ha proferito parola, nemmeno una virgola sul blog dove ha parlato di reddito, intelligenza artificiale, come se in Italia non fosse successo quello che è successo.

I pentastellati si sono ricordati di essere l’opposto del berlusconismo, anzi l’anti-berlusconismo è stato per anni la loro ragione sociale, forse più del rancore nei confronti del Pd. Così il leader con la pochette, che ora ogni tanto lascia nel cassetto, ha posto rimedio, decidendo di disertare il funerale.

Conte, il Pride e l’allergia ai matrimoni

Ma il Conte che evita i riti funebri è lo stesso che non si è materializzato nemmeno al Pride di sabato scorso a Roma, dove pure ci potrebbe essere un elettorato attento alle sua battaglie, con una tesi che spiega molto della sua ossessione all’assenza, a quella tentazione di stare in disparte per farsi notare di più: “Sono fatto così, penso solo a lavorare e non vado nemmeno alle feste di compleanno o ai matrimoni”, ha detto. Che poi è difficile comprendere cosa c’entrino genetliaci o nozze con un corteo pubblico.

Un mistero buffo, che ha i connotati di una scusa male architettata. Certo, al Pride hanno chiesto la possibilità di avere i matrimoni gay, andando oltre le attuali unioni civili, ma durante il corteo nella Capitale (e nelle altri parti d’Italia) nessuno ha improvvisato dei matrimoni on the road.

E peraltro  il leader assente da qualsiasi evento è senza timore di smentita la stessa persona che ha partecipato, più che legittimamente, alle manifestazioni di piazza per la pace, che non ritiene comparabili a un matrimonio, evidentemente a differenza del Pride. Ci sono manifestazioni e manifestazioni, dunque. Tutto legittimo, un po’ meno le fantasiose motivaizioni accampate.