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Giovani in crisi sessuale: uno su tre ha solo rapporti virtuali. Il report

Giovani in crisi sessuale: uno su tre ha solo rapporti virtuali

Perché leggere questo articolo? La proverbiale “tempesta ormonale” sembra essere più che altro calma piatta per i giovani d’oggi. La passione reale cede il passo all’appagamento virtuale. Un ragazzo su tre fa solo sesso virtuale e molte coppie praticano l’astinenza. Boom di impotenza e insoddisfazione reali della GenerazioneZ. Importanti le possibili conseguenze sull’attuale crollo delle nascite in Italia. L’intervista al sessuologo Marco Rossi. SCARICA IL REPORT

 

“Ti ho conosciuta su direct, primo appuntamento su Whatsapp, Luna di miele su Skype, Insta Lova!” Insta Lova, la canzone di Guè e Marracash risuona più attuale che mai. In Italia, infatti, un ragazzo su tre pratica solo sesso virtuale. Oltre 1 milione e 600mila di under 35 si dichiarano vergini, mentre circa 220mila coppie stabili, della stessa fascia di età, si astengono dai rapporti sessuali. Non si arresta, invece, il ricorso al mondo online come via di appagamento sessuale più soddisfacente. La virtualizzazione dei rapporti, l’eccesso di pornografia e di autoerotismo hanno generato, però, un boom di impotenza e insoddisfazione reali.

E’ quanto emerso dall’indagine su Crisi sessuale e giovani, promossa dalla Società Italiana di Andrologia (SIA) nell’ambito della campagna di sensibilizzazione e prevenzione andrologica. Il report, in forma di questionario, è stato condotto dall’Università IULM di Milano, su un campione di 500 giovani maschi di età compresa tra i 16 e i 35 anni. Obiettivo della ricerca è attestare i cambiamenti delle abitudini sessuali dopo la pandemia, la virtualizzazione dei rapporti e lo stato attuale della prevenzione andrologica per aumentare la consapevolezza dei giovani. I dati mostrano che l’11% del campione ricorre quasi esclusivamente alla realtà virtuale per trovare partner sessuali e il 30% dichiara di usare chat erotiche e siti pornografici quotidianamente. Nonostante ciò, i ragazzi faticano a parlare liberamente di sessualità: solo l’8%, infatti, chiede informazioni sulle malattie sessualmente trasmissibili al medico, il 12% ne discute in famiglia, a fronte di un 70% che cerca risposte autonomamente online. In questo modo, però, i giovani sanno le cose in teoria, in quanto lette, ma poi non agiscono di conseguenza. Infatti, il 68% sa chi è l’andrologo e il 58% ritiene importantissimo effettuare visite preventive, ma il 74% dei giovani non ne ha mai fatta una. “Il rapporto della Generazione Z con il sesso è complicato e contraddittorio, sempre più sganciato dalla componente relazionale e riproduttiva. Questa tendenza comporta una ricaduta sui disturbi della sfera sessuale”, ha affermato Alessandro Palmieri, Presidente SIA e Professore di Urologia alla Università Federico II di Napoli. Infatti, autoerotismo, alto consumo di pornografia e astinenza sono comportamenti sessuali sempre più diffusi tra i giovani d’oggi. Così la passione reale cede il passo all’appagamento virtuale. True News ha interpellato Marco Rossi, sessuologo, psichiatra e colonna portante dello show “Loveline” su MTV.

 

Per l’indagine SIA la causa di questa crisi della sessualità tra i giovani è la virtualizzazione della sfera sessuale. Secondo lei, come il mondo online e la conseguente immediata accessibilità a qualsiasi tipo di contenuto pornografico sta impattando sui giovani d’oggi?

Impatta perché i social e, in generale, la virtualità hanno completamente sostituito la realtà. I giovani – e non solo – vivono la realtà virtuale come loro verità. Nel mondo online tutto avviene con immediatezza e maggiore facilità. Esempio lampante è che i ragazzi di oggi non si chiamano più, ma si scambiano messaggi. La comunicazione telefonica è interazione reale, mentre i messaggi sono più istantanei, ma allo stesso tempo distaccati e virtuali. In tutto questo viene però a mancare un grande assente: il contatto fisico. Di conseguenza, i giovani riscontrano maggiore difficoltà a mettersi in relazione con gli altri nella vita reale. La percezione della realtà viene distorta dalla virtualità. Per quanto riguarda la sfera sessuale si hanno esempi gonfiati e irrealistici, a partire dalla fiction della pornografia. In questo ambito si soffre della “sindrome di Spider-Man”: dopo aver visto un film di Spider-Man, non saltiamo da un palazzo all’altro perché sappiamo distinguere la finzione cinematografica. Col porno, invece, soprattutto i giovani sono facilmente portati a pensare che non sia fiction, ma una fedele rappresentazione della realtà e che si debbano adeguare a quel tipo di prestazione. La conseguente consapevolezza che il rapporto reale non corrisponde alla visione pornografica si traduce in insoddisfazione, frustrazione o inadeguatezza. Ad oggi, molti ragazzi lamentano disfunzione erettile ascrivibile proprio all’eccesso di pornografia, di autoerotismo e alla virtualizzazione dei rapporti.

E quali invece gli effetti sulla società?

Questa tendenza alla sessualità mediata dalla virtualità rischia di alimentare il fenomeno della denatalità, con ripercussioni impattanti su tutta la società. Sesso virtuale, autoerotismo e astinenza costituiscono un ostacolo significativo ai possibili miglioramenti della natalità futura in Italia, già ai minimi storici. La grande messa in scena dei social impatta non solo sul crollo delle nascite ma anche su molti altri aspetti della nostra vita. Nella distanza della virtualità si sta perdendo la concretezza dello stare insieme.

Possibili soluzioni?

L’unica soluzione è pensare a un’educazione sessuale affettiva per insegnare ad avere una visione critica delle cose. Non intendo che si debbano buttare i vantaggi dell’innovazione tecnologica, ma bisogna imparare a gestirli in maniera critica e consapevole, riconoscendo sempre il valore dell’altro. Oggi sta venendo a mancare sempre di più l’impegno nelle relazioni, che nel mondo virtuale viene semplificato o addirittura rimosso. Sensibilizzazione, informazione e formazione, dunque, possono fornire un contributo per invertire il trend di crisi della sessualità tra i giovani, aumentando invece la consapevolezza per una vita sessuale sana e soddisfacente.

 

Paradosso attuale: ad oggi siamo circondati da riferimenti e immagini relativi al sesso, ma sembra che tabù e blocchi culturali persistano. I dati lo dimostrano. Lei cosa ne pensa? Come se ne può uscire?

Confermo l’esistenza di questo paradosso. Ritengo che la causa sia dovuta a una scarsa capacità di educazione. Manca, infatti, un’educazione sessuale affettiva che renda capaci di parlare liberamente di sessualità. Questa difficoltà di comunicazione  spinge i giovani a non rivolgersi allo specialista, ma a cercare informazioni online. E’ più facile, immediato e richiede un scarso impegno. Da questi blocchi culturali e comunicativi se ne può uscire puntando sull’educazione e sulla sensibilizzazione. Si tratta di un lavoro lungo, difficile e costoso, oggi drammaticamente dimenticato ma assolutamente necessario.

Oggi puntiamo il dito contro queste dinamiche social, che effettivamente distorcono la percezione della realtà. Ma in passato era così diverso? I giovani erano molto più attivi?

In passato i giovani erano effettivamente più attivi. Oggi il richiamo erotico è sempre forte e, anzi, i rapporti tendono ad avvenire prima. Ma poi, nei fatti, se ne fanno meno perché il sesso comporta impegno, difficoltà e capacità di mettersi in gioco. Così, per una generazione che vuole tutto pronto risulta molto più facile ricorrere alla masturbazione.

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