Home Politics Vannacci, il secondo libro è sempre il più difficile. Meloni docet…

Vannacci, il secondo libro è sempre il più difficile. Meloni docet…

Vannacci, il secondo libro è sempre il più difficile. Meloni docet…

Perchè questo articolo dovrebbe interessarti? Dopo aver sconvolto il mercato editoriale con il suo pamphlet autoprodotto, il generale Roberto Vannacci prepara il ritorno in libreria. Secondo gli addetti ai lavori interpellati da True News sono basse le chance di replicare il successo dell’esordio. Tanti i motivi. Alcuni li potrebbe raccontare Giorgia Meloni…

“Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, cantava ormai venti anni fa Caparezza. Una regola aurea che non vale solo per i musicisti. La medesima ansia da prestazione assale infatti ad esempio di frequente anche gli autori di libri. Bissare un successo, confermarsi, dimostrare di non essere stati una “one-hit wonder”. Una meteora. E magari riuscire anche a spostare l’asticella ancora più su. Non ripetendosi. Ampliando gli orizzonti, aumentando la complessità.

L’inarrestabile cavalcata di “Il mondo al contrario”

Chissà se sono pensieri che in questi giorni stanno attraversando la mente del generale Roberto Vannacci. Reduce dal clamoroso ed inaspettato successo de “Il mondo al contrario”, un vero e proprio caso editoriale. Una autoproduzione che tramite passaparola e cavalcando le critiche dei detrattori ha raggiunto le vette delle classifiche di vendita. A settembre, un mese dopo l’uscita del libro in self publishing con Amazon Kdp, le copie vendute erano quasi 100mila, con un incasso lordo per il generale stimato in 850mila euro. Il successivo accordo con l’editore Il Cerchio per sbarcare anche nelle librerie ha portato a oltre 200mila le copie complessivamente vendute. Decisamente un risultato straordinario per un testo vergato da un autentico parvenu dell’editoria. E balzato agli onori della cronaca per le sue opinioni nette e decisamente controverse su gay, donne e ambientalisti. Il “caso Vannacci” è in breve divenuto politico. Ed il generale è ormai da tempo indicato come possibile candidato della Lega per le Europee.

Il generale Vannacci tenta il bis in libreria? Lui smentisce, ma…

Nel frattempo, il generale avrebbe iniziato a lavorare al seguito del suo fortunatissimo esordio. L’indiscrezione giunge dal Fatto quotidiano. Ci sarebbero già un titolo (“La forza e il coraggio”), un editore (Piemme, gruppo Mondadori), una sinossi (un libro “più personale, perché racconta la sua storia di fedele servitore dello Stato come generale incursore. Un incursore è sempre unico. Si nutre della soddisfazione di appartenere a una ristrettissima cerchia. Non si arrende mai e non abbandona mai la sfida. Un incursore esce dai ranghi della truppa”).

Una sorta di autobiografia, dunque, che costituirebbe il traino ideale per una eventuale candidatura. Il diretto interessato a stretto giro di vite ha smentito l’imminente uscita del libro (pur ammettendo che il pensiero esiste). La casa editrice Piemme, interpellata da ilLibraio.it, ha aggiunto: “L’idea del libro c’è, ma per ora non c’è ancora nulla”.

Perchè il secondo libro di Vannacci potrebbe fare flop

Ma poniamo che ci sia del vero nell’indiscrezione del Fatto. E ce n’è. Quante possibilità ci sono che Vannacci replichi il successo de “Il mondo al contrario”? Secondo gli addetti ai lavori interpellati da True News, poche. Per diverse ragioni. Innanzitutto, è difficile replicare le condizioni che hanno portato il suo libro d’esordio a divenire il successo che è stato. L’effetto novità, la campagna per boicottarlo che ha costituito uno straordinario volano promozionale. Il materiale stesso: un pamphlet scomposto e viscerale ma autentico ed identitario, che ha saputo parlare al cuore e alle pance di molti italiani che – a torto o a ragione – si sentono arrabbiati, emarginati, spaesati di fronte ad alcuni grandi cambiamenti culturali del nostro tempo. L’autobiografia di un “generale incursore”? Meh. Molto meno succulenta. Ma più istituzionale. Che è poi probabilmente proprio quello che Vannacci vuole.

Cosa insegnano i libri di Giorgia Meloni

Ma c’è un precedente che non induce all’ottimismo per l’opera seconda del generale. Ed è un precedente di peso: Giorgia Meloni. Il suo esordio letterario, “Io sono Giorgia. Le mie radici, le mie idee”, nella primavera del 2021 fu un vero boom. Non una autoproduzione ma una accurata pubblicazione di Rizzoli. Ma con diverse analogie con Vannacci: la leader di Fratelli d’Italia, non ancora premier, si raccontava in modo genuino, parlando poco di politica e più di idee. E molti si riconobbero nelle sue parole. Facendo volare il libro. Che a distanza di dodici mesi aveva venduto circa 140mila copie. Qualche paragone aiuta a capire quante copie siano. “Anima e cacciavite: per ricostruire l’Italia” di Enrico Letta ha venduto 5.900 copie. Luigi Di Maio (“Un amore chiamato politica”) si è fermato a 4mila. Carlo Calenda, con “La libertà che non libera”, ha raggiunto le 10mila copie. Sono considerati autentici successi il libro di Matteo Renzi “Il Mostro”, 29mila copie, o “Follia e coraggio per cambiare il Paese”, di Matteo Salvini, 26mila copie. Meloni ha venduto cinque volte tanto. Vannacci quasi dieci.

Ma quando per la leader di FdI, nel frattempo divenuta premier, si è trattato di ripetersi, le cose non sono andate altrettanto bene. “La versione di Giorgia”, conversazione con Alessandro Sallusti pubblicata sempre da Rizzoli nel settembre 2023, dopo un inizio promettente è rapidamente uscito dai radar. Non ha fatto breccia il suo racconto su guerra in Ucraina, crisi energetica, transizione ecologica, inflazione. Temi alti, istituzionali, di Governo. Ma quello che i lettori volevano sentirsi raccontare dalla Meloni era già stato scritto nel primo libro. Vannacci è avvisato…