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La Ue limita le intercettazioni dei giornalisti: cosa cambia in Italia?

La Ue limita le intercettazioni dei giornalisti: cosa cambia in Italia?

Perché leggere questo articolo? Via libera dal Parlamento europeo al Media Freedom Act, legge dedicata a libertà di stampa e trasparenza dei media che mette mano anche a temi spinosi come quello delle intercettazioni. Riccardo Sorrentino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, a True News: “Le fonti devono essere sicure che la loro segretezza sarà tutelata”

Il Parlamento Europeo ha trovato un accordo assieme agli Stati membri in merito al Media Freedom Act (Emfa). Si tratta della legge europea dedicata alla libertà di stampa e alla trasparenza dei media. L’approvazione definitiva del testo avverrà entro la primavera del 2024. Abbiamo chiesto un parere a diversi soggetti che orbitano attorno a questo mondo tra cui Tommaso Franchi, Coordinatore di redazione del Cusano Media Group,  Alberto Barachini, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria e Riccardo Sorrentino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Ecco cosa ci hanno raccontato.

La libertà di espressione e di stampa sono fondamentali

In merito al tema Tommaso Franchi ha parlato della libertà di espressione e di stampa e ha affermato: “Seppur in Italia il tema libertà di espressione come quello della libertà di stampa sia sempre insito all’interno del nostro meccanismo è uno step fondamentale, si tratta di un passaggio in più verso la libertà di organizzazione informativa e verso la questione di indipendenza mediatica”. Si tratta di un argomento particolarmente spinoso, specialmente per  il mondo del giornalismo.

A questo proposito il Coordinatore di redazione del Cusano Media Group ha specificato: “Molto spesso i giornalisti sono sottoposti a determinati vincoli e in questi casi la maggior parte di loro non riesce ad esercitare la professione nel modo migliore possibile e al di là di casi gravi conclamati è giusto che sia garantita la libertà di informazione sempre per proteggere lo stesso pluralismo che la caratterizza”. Sulla questione il parlamentare Enrico Costa ha proposto un emendamento sul divieto di pubblicare gli avvisi di garanzia e gli altri atti delle indagini fino all’udienza preliminare, ne abbiamo parlato in questo articolo

Giornalisti iscritti all’ordine che svolgono altre attività 

Abbiamo chiesto a Franchi cosa potrebbe accadere nel caso dei tanti giornalisti che sono iscritti all’ordine ma svolgono anche altre attività, lui ha risposto: “Semplicemente nel momento in cui ci saranno dei processi pendenti per dei giornalisti per altre attività dovranno essere perseguiti in quel modo a livello di intercettazioni. È chiaro che l’intercettazione è vista come ostacolo dell’attività giornalistica. E’ vista come elemento per depistare o per fermare l’attività di informazione è una cosa caduta, che deve cadere e che dev’esser a garanzia del pluralismo informativo”.

Sulla questione abbiamo interpellato anche il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini. Dal suo staff è stato risposto che “Il procedimento Emfa è ancora in itinere. Non c’è ancora un testo consolidato su cui esprimersi”. Ricordiamo che la legge in questione introduce l’obbligo per i Paesi dell’Unione di garantire la pluralità dei media e proteggerne l’indipendenza da interferenze governative, politiche, economiche o private.

La segretezza è fondamentale

Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti lombardi Riccardo Sorrentino ha commentato la novità normativa: “La norma del Media Freedom Act è contenuta in un regolamento Ue, che in quanto tale è immediatamente applicabile in tutti i Paesi membri e non richiede una legge che la recepisca. Anche in Italia quindi, occorrerà rispettare le nuove regole, dopo che il provvedimento sarà adottato formalmente. È un passaggio molto importante per i giornalisti: le loro fonti devono essere sicure che la loro segretezza sarà tutelata perché il nostro lavoro possa essere svolto correttamente”.
Sulla questione dei soggetti iscritti all’ordine che nel frattempo svolgono anche altre attività Sorrentino ha chiarito: “Questo è un punto che evoca questioni molto delicate. L’ordinamento tende a tutelare il professionista perché si ritiene che svolga attività giornalistica esclusiva, mentre il pubblicista riceve tutele minori. Il problema è che molte persone svolgono attività giornalistica ormai solo prevalente, perché le condizioni economiche non permettono di fare altrimenti; oppure non riescono a diventare professionisti, perché la legge dell’Ordine ha ormai 60 anni e non è più adeguata alla realtà dei media informativi. D’altra parte, un riconoscimento formale della professione è necessaria: anche all’estero, dove non c’è un Ordine, esistono dappertutto press councils e molti di loro hanno anche la funzione di certificare lo status di giornalista, e proprio perché a questa professione vengono attribuiti diritti e doveri rafforzati”.

La parola all’Ordine dei giornalisti 

Anche l’Ordine dei giornalisti italiano si è espresso in merito alla novità normativa. Il presidente nazionale Carlo Bartoli ha detto: “Siamo soddisfatti delle recenti modifiche al Media Freedom Act a tutela dei giornalisti che non possono e non devono essere intercettati per il loro lavoro. Purtroppo in Italia abbiamo avuto casi emblematici, come quello, recentemente confermato in una intervista da parte di un ex dirigente dei servizi, del collega Nello Scavo, a lungo oggetto di intercettazioni. Scavo, tra l’altro, è uno dei giornalisti italiani costretti a vivere sotto tutela per le minacce subite per il suo lavoro di inchiesta. Le istituzioni hanno il dovere di collaborare per far emergere i punti oscuri in vicende come queste. Chiedere chiarezza significa chiedere il rispetto del diritto-dovere di informare”.