Home Politics Ma quale bavaglio ai giornalisti: niente più copia-incolla degli avvisi di garanzia

Ma quale bavaglio ai giornalisti: niente più copia-incolla degli avvisi di garanzia

Niente possibilità di pubblicare gli atti sensibili per i giornalisti prima dell'inizio dell'udienza preliminare

Perché questo articolo potrebbe interessarti? La maggioranza ha dato il via libera a un emendamento, presentato da un deputato di Azione, con cui si introduce una stretta per i giornalisti sulla pubblicazione degli atti di garanzia prima dell’udienza preliminare. Favorevole anche Italia Viva, contrarie le altre opposizioni, Ascari a TrueNews: “Si tratta di un bavaglio”.

“Nessun accordo con il centrodestra e nessuna voglia di passare in maggioranza, la piantino dal Pd. Si tratta solo di un’intesa su un provvedimento di buon senso”. Così tagliano corto da Azione, il partito di Carlo Calenda che ieri si è visto approvare un emendamento proposto dal proprio parlamentare Enrico Costa sul divieto di pubblicare gli avvisi di garanzia e gli altri atti delle indagini fino all’udienza preliminare. Una fonte di Azione su TrueNews spiega il perché del voto congiunto con la maggioranza: “Si trattava dell’emendamento di Costa, un nostro deputato che da tempo segue da vicino la materia – ha dichiarato – non potevamo votare no, semmai si deve chiedere perché la maggioranza ha votato con noi, vuol dire che la nostra è un’opposizione costruttiva e non distruttiva”.

Cosa prevede l’emendamento di Enrico Costa sui doveri dei giornalisti

L’emendamento in questione è stato proposto all’interno della legge di delegazione europea, in discussione in questi giorni alla Camera dei Deputati. Il tema è senza dubbio uno dei più spinosi, per giornalisti e non, e basta dare un’occhiata al testo per capire il perché: “Si chiede di modificare – si legge – l’articolo 114 del codice di procedura penale prevedendo, nel rispetto dell’articolo 21 della Costituzione e in attuazione dei principi e dei diritti sanciti dagli articolo 24 e 27 della Costituzione, il divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare in coerenza con quanto disposto dagli articolo 3 e 4 della direttiva Ue 2016/343 del parlamento europeo e del consiglio del 9 marzo 2016”.

Si tratta, in poche parole, di incidere sulla libertà di pubblicazione sui mezzi di informazione di delicati atti processuali. Una questione che travalica quella, anch’essa storicamente molto delicata, delle intercettazioni. La linea politica seguita dall’emendamento riguarda il divieto di rendere pubblici gli atti processuali almeno fino alla fase dell’udienza preliminare.

Un provvedimento di buon senso per Azione

“L’intento – dicono a TrueNews da Azione – è evitare che dati sensibili per la stessa inchiesta possano essere resi pubblici, alimentando così un processo parallelo in piazza che spesso recentemente ha rischiato di influenzare quello vero, quello da svolgersi unicamente in tribunale, l’unico luogo deputato in un mondo civile a giudicare i fatti”.

Inizialmente, l’emendamento di Enrico Costa non era stato ben visto dalla maggioranza. O, per meglio dire, dalle parti del centrodestra per arrivare al Sì erano state chiede delle modifiche al testo. “Posso dirle – prosegue la fonte di Azione – che pochi giorni prima del voto in aula, con uno spirito di normale collaborazione, si è aperto un dialogo tra noi e la maggioranza”. In cambio del via libera, il centrodestra ha voluto almeno due modifiche al testo originario dell’emendamento.

La mediazione politica

La prima riguarda la specificazione secondo cui è vietata sia la pubblicazione integrale che “per estratto” del testo dell’ordinanza di custodia cautelare. Dunque nessun atto di indagine e nemmeno parte di essi potrà trovare spazio all’interno degli organi di informazione. La seconda invece riguarda la parte in cui si richiama alla Costituzione: in particolare, la maggioranza nell’emendamento ha voluto dare precedenza al richiamo degli articoli 24 e 27 rispetto all’articolo 21.

La mediazione ha evidentemente sortito effetto. L’emendamento è passato con 160 voti favorevoli e 70 contrari. A votare per il testo proposto da Costa e successivamente modificato sono stati i deputati del centrodestra, più quelli di Azione e quelli di Italia Viva. Sotto il profilo politico quindi, è da notare come i partiti di Calenda e Renzi siano tornati, almeno su questo argomento, ad avere delle linee comuni. Contrarie tutte le altre opposizioni, dal Pd al M5S e alla Sinistra.

Cosa cambia per i giornalisti

L’approvazione dell’emendamento è un fatto, a prescindere dalle posizioni politiche, a suo modo storico. Per la prima volta infatti, il legislatore prova a schermare le indagini dalle papabili e possibili indiscrezioni di stampa. Con la legge Orlando del 2019 e con il successivo intervento del ministro Cartabia, si è messo mano soprattutto sulle intercettazioni. Anche quello un tema storicamente discusso e divisivo che riguarda la professione dei giornalisti.

Ad ogni modo, oggi pubblicare intercettazioni telefoniche è molto più difficile rispetto agli anni scorsi ed è quindi passato il principio dell’evitare la diffusione di materiale ritenuto sensibile prima del processo. Adesso vengono ritenuti sensibili anche gli atti di custodia cautelare e tutti gli altri riguardanti le indagini.

Dunque, nessun giornalista potrà pubblicare stralci o documenti integrali inerenti un soggetto raggiunto dall’inchiesta. Il via libera alla diffusione degli atti potrà essere dato solo dopo l’udienza preliminare. Quando cioè l’impianto del processo inizia a essere più chiaro e si è alla vigilia di un’eventuale fase dibattimentale.

Le reazioni stizzite delle altre opposizioni

Se Azione esulta e la maggioranza ha votato in modo convinto l’emendamento di Enrico Costa, di segno opposto sono invece le reazioni del Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle. Dem e grillini, in particolare, parlano di legge bavaglio e di volontà del governo di precludere ai giornalisti la possibilità di fare il proprio mestiere. Dura soprattutto la reazione dei pentastellati, con i rappresentanti del movimento in commissione giustizia alla Camera che hanno apertamente parlato di “umiliazione del diritto dei cittadini a essere informati”. “Confermo questa posizione – ha dichiarato a TrueNews Stefania Ascari, uno dei membri della commissione tra le fila del Cinque Stelle – l’emendamento approvato ieri è un vergognoso bavaglio”.