Home Politics Tutti i flop e i milioni spesi da Giorgia Meloni come Ministro della Gioventù

Tutti i flop e i milioni spesi da Giorgia Meloni come Ministro della Gioventù

Tutti i flop e i milioni spesi da Giorgia Meloni come Ministro della Gioventù

Quello di premier donna non sarebbe il primo record targato Giorgia Meloni. Nel 2008, con un viso da ragazzina, presidente di Azione Giovani, venne scelta da Silvio Berlusconi per il ruolo di ministro per le politiche per i giovani. E’ il 7 maggio 2008 e la giovane Giorgia diventa la più giovane ministra della storia dell’Italia repubblicana e la seconda più giovane della storia dell’Italia unita. Un ruolo segnato più da inciampi che da camminate trionfali. E da sperpero di milioni.

Il fondo per il mutuo alle giovani coppie

Come il fondo di garanzia di 50 milioni per agevolare i tassi per i mutui delle giovani coppie. L’iniziativa nasceva dall’esigenza primaria di favorire l’inserimento dei giovani nella vita sociale, anche attraverso l’acquisto della propria abitazione, tenendo conto del contesto economico che non lasciava ancora intravedere segnali definitivi di uscita dalla crisi. Del resto, era il 2008. Il Fondo, gestito dalla Consap, poteva rilasciare a favore delle banche e degli intermediari finanziari garanzie a prima richiesta a copertura di un ammontare non superiore a 75mila euro, costituito dal 50% della quota capitale dei mutui ammissibili, degli interessi contrattuali calcolati in misura non superiore al tasso legale e dei costi di recupero nonsuperiori al 5% del capitale residuo.

Manovra interessante ma che si rivelò un flop. E sono i numeri a dirlo: su 213 domande, solo 111 vennero ammesse alla garanzia del fondo e, di queste, solo 45 vennero effettivamente finanziate. 50 milioni per 45 domande accolte. Un flop, un enorme spreco per cui Meloni incolpò il sistema bancario.

La passione per i portali (falliti)

Guardò anche ai giovani aspiranti imprenditori, la giovane Giorgia, con l’apertura del portale giovaneimpresa.it: un contenitore di informazioni rivolte ai ragazze e alle ragazze intenti ad avviare un’impresa. Dichiarava Meloni a fine gennaio 2011 in una nota: “L’obiettivo comune resta quello di promuovere e sostenere la giovane impresa italiana snellendo la burocrazia, sostenendo una politica fiscale di favore e abbattendo gli ostacoli che si frappongono tra un’idea di impresa e la sua realizzazione nel superamento della difficile fase di start-up”. Era il periodo d’oro in cui la parola start-up era di tendenza ma rimase solo un slogan per yuppies del nuovo Millennio tenendo conto che tipicamente, viene accettato dall’ecosistema startup un tasso di fallimento che va tra il 90 e il 95%. Allo stesso modo, giovaneimpresa.it ha conosciuto soltanto le vetrine della stampa e delle presentazioni. Ora il suo dominio è in vendita. A pochi spicci. A Giorgia i siti piacciono: poco dopo, fece aprire anche www.ipotesidilavoro.it, una guida per spiegare agli studenti i lavori più gettonati. Anche questo chiuso con dominio in libera vendita.

“Diritto al Futuro”

Mentre ora il suo sguardo è alla lista dei ministri, nel 2011 i suoi occhi blu puntavano al futuro. Si chiamava proprio “Diritto al Futuro” il programma ideato dalla Meloni per far dialogare il mondo del lavoro con quello della formazione. Costo dell’operazione 300 milioni. Risultati?

10mila posti di lavoro a tempo indeterminato per giovani genitori con contratti atipici, altrettanti mutui concessi a giovani coppie di lavoratori precari, 100 milioni per l’impresa giovanile, il talento e l’innovazione tecnologica. Non solo, perché vanno contati anche i 20mila tra i migliori neolaureati della penisola messi in contatto col mondo produttivo, i 30mila giovani meritevoli che potranno investire sul proprio futuro grazie a un prestito garantito, oltre ai più di 68 milioni di spesa coordinata con gli enti locali in favore delle giovani generazioni. Insomma, esito soddisfacente ma non troppo.

Il “Fondo Mecenati”

Del programma per il “futuro”, tramontato in ricordi fallimentari, resta anche il “Fondo Mecenati”: e cui disponibilità ammontavano a 100 milioni di euro: 40 milioni stanziati dal Ministero della Gioventù, 60 milioni da parte di privati. Il meccanismo attivato era quello del cofinanziamento pubblico di iniziative predisposte da soggetti privati. Si cercavano finanziatori, mecenati, per progetti innovativi, imprese, sostegno al talento degli under 35 e contributo allo sviluppo dell’innovazione tecnologica.

Meloni, però, non aveva fatto bene i conti. L’operazione era troppo costosa. Così, due anni dopo, la richiesta di fondi per l’imprenditoria giovanile, quantificata dal Governo in 40 milioni di euro messi a disposizione dal 2010 con il Fondo Mecenati, si fermò a poco più del 10% di quanto preventivato.

Il valore complessivo dei progetti che si aggiudicarono i fondi fu di 3,7 milioni, ai quali vanno aggiunti 548mila euro accantonati in attesa di un ricorso di un ente proponente più 1,22 milioni per oneri di gestione. Il progetto è ancora attivo? Anche queste è finito nel dimenticatoio. Come l’esperienza di Giorgia Meloni da ministra per le politiche giovanili. Chissà che, ora, non vada meglio.