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Trump-Biden, Facci e “il morbo di Mani Pulite” che ha colpito anche gli Usa

Trump-Biden, Facci e “il morbo di Mani Pulite” che ha colpito anche gli Usa

I recenti guai con la giustizia di Donald Trump, le procedure di impeachment nei suoi confronti, e ancora, i processi a mezzo stampa e le crociate mediatiche. Ancor più di recente i guai di Joe Biden, intaccato dall’incriminazione del figlio, Hunter. Tutto questo ha acceso i riflettori su quanto sta accadendo negli Stati Uniti. “Siamo di fronte ad una giustizia contemperata agli umori dell’opinione pubblica e alimentata dai titoli dei giornali, che stravolge la giurisprudenza e i suoi codici di procedura, in particolare per quanto riguarda i temi più politicamente corretti”, ha commentato il giornalista Filippo Facci, contattato da True-news.it.

Per individuare il minimo comun denominatore tra il panorama giuridico di Italia e Usa è fondamentale individuare il filo rosso che lega le due realtà. Un filo sempre più trasversale ed evidente in ogni Paese in seguito alla “globalizzazione giudiziaria” emersa nel corso degli ultimi decenni.

Ci sono gli estremi per affermare che gli Usa, oggi, siano stati colpiti dal “morbo di Mani Pulite”, lo stesso morbo, per la cronaca, che a partire dalla prima metà degli anni Novanta prima colpì e poi travolse il sistema politico italiano? Il discorso è molto più complesso del previsto. E non chiama in causa soltanto Roma e Washington.

L’opinione pubblica e la giustizia per Facci

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, non si dovrebbe parlare di “morbo di Mani Pulite”, né limitarsi ad analizzare soltanto lo scenario Usa. Il fenomeno in questione, trasversale e sempre più globale, coincide semmai con un ritorno – o meglio una riaffermazione – di una giustizia conformata e adattata all’opinione pubblica.

“Di pari passo, molti media non fanno altro che inseguire e alimentare la stessa opinione pubblica con titoli e articoli ad hoc. Il risultato è lo stravolgimento della giurisprudenza, del codice di procedura, per lo più su tematiche, diciamo, politicamente corrette”, ha commentato Facci, autore del libro “La guerra dei trent’anni. 1992-2022. Le inchieste la rivoluzione mancata e il passato che non passa” (Marsilio, 2022). 

Per la cronaca, processi e incriminazioni hanno letteralmente travolto Trump. Nell’ultima, in ordine cronologico, l’ex presidente statunitense è stato accusato di aver cospirato per ribaltare l’esito delle elezioni in Georgia del 2020. E così, per la quarta volta in un anno, il tycoon si è recato in un carcere sottoponendosi agli iter burocratici richiesti, salvo poi essere rilasciato su cauzione.

A quel punto, The Donald ha attaccato duramente il sistema giudiziario americano. “Quello che è accaduto è una parodia della giustizia, un’interferenza elettorale. Non abbiamo mai visto nulla del genere in questo Paese”, dichiarava Trump a caldo.

Cosa ci dice il caso Usa

In attesa che la giustizia faccia il suo corso, numerosi giornali hanno puntato il dito contro Trump. Eccolo un altro fenomeno da rimarcare con la massima attenzione. “Certi media tendono a cavalcare l’opinione pubblica, non con interpretazioni basate sul codice delle procedure, o nel caso Usa sui precedenti penali, bensì anteponendo a tutto il resto un pregiudizio di colpevolezza”, ha evidenziato Facci. Detto altrimenti, troppo spesso la vittima viene acclamata come tale dalla citata opinione pubblica.

“Prendo come esempio – ha proseguito Facci – la campagna, che sarebbe anche benemerita, a riscatto e a favore delle donne in Italia. Una campagna che giudica fin da subito, durante i procedimenti preliminari (o neanche, spesso durante verifiche di polizia) come vittime e stupratori dei soggetti prima ancora che questi vengano definiti tali dalla giustizia. Chi racconta qualcosa, è subito considerata “vittima“. Poi, se abbia raccontato il vero, e come andrà a finire la vicenda giudiziaria. Questo sembra essere secondario. Abbiamo una casisstica infinita a riguardo, con un evidente collegamento a tantissimi processi relativi a Mani Pulite”.

La via populista secondo Facci

L’attuale “via populista” della giudizia rispetto all’effettiva via giudiziaria è insomma qualcosa che potrebbe accomunare Mani Pulite alle vicende Usa, ma anche ad altre casistiche quotidiane, e non solo politiche. “La differenza rispetto al passato, se vogliamo, è la globalizzazione giudiziaria. Adesso sappiamo tutto in tempo reale. Recepiamo e conosciamo i metodi giurisprudenziali. Gli stessi che possono creare difficoltà professionali ed esistenziali a chi non è in linea con il mainstream”, ha aggiunto Facci.

Al netto della globalizzazione, cosa è cambiato rispetto alla stagione di Mani Pulite? E, soprattutto, cosa accomuna le vicende giudiziarie statunitensi e italiane? “Nel caso globale degli Usa, e nel caso non cambiato – mai cambiato rispetto a 30 anni fa – dell’Italia, l’umoralità dell’opinione pubblica e il non recepimento dei principi base della civiltà giuridica sono identici. Abbiamo lo stesso tipo di populismo giudiziario. Un populismo, nel caso italiano, che nella lentissima evoluzione e nei cattivi risultati lasciati da Mani puliti, ha scontato anche la fase politica del grillismo, che sicuramente non ha fatto progredire niente nel nostro Paese”, ha concluso Facci.