Severgnini e Figliuolo, la strana coppia che pare un ossimoro

L'accoppiata generale Figliuolo-Beppe Severgnini stride. Un ossimoro. Figliuolo e Severgnini: qualcosa che non funziona...

Sarà che ho un papà nato in un altro tempo e in un’altra epoca, sarà che ho una famiglia che ha servito nell’esercito e nell’aeronautica, e che ancora serve. Sarà che ho in mente il magnifico understatement verificato sul campo in anni di cronaca nera, con i militari dell’Arma.

Sarà per tutto questo che non mi sarei mai aspettato che il generale Figliuolo scrivesse un libro. E che lo scrivesse con Beppe Severgnini, peraltro. Cioè uno dei giornalisti più “di moda”, “à la page”, che si piacciono tanto, tra ciuffo bianco e Inter, tra collaborazioni internazionali sullo scibile umano e in particolare sull’Italia degli stereotipi che poi sono pregiudizi presi sul ridere ma comunque pregiudizi.

Ecco, Beppe Severgnini e il generale Figliuolo. Nella mia mente abituata a quella severità austera, a quell’obbedir tacendo dei carabinieri, a quell’essere al servizio senza clamore, senza protagonismo, l’accoppiata generale Figliuolo-Beppe Severgnini stride. Un ossimoro. Figliuolo e Severgnini: qualcosa che non funziona, ancor prima di leggere il libro.

Certo, le anticipazioni potrebbero anche piacermi, con questo attacco ai virologi che non ci hanno capito nulla e che pure sono andati in tv come la gramigna nei campi. Infestanti. Ma non sta facendo forse Figliuolo la stessa cosa di Crisanti e di Bassetti e dell’ineffabile Galli che pure da indagato continua a concionare in televisione a tutte le ore? Esageriamo, iperbole: forse solo Putin (boia e tiranno) è riuscito a sconfiggerlo, al Galli, e avremmo preferito non lo facesse, toh un po’ guarda quando si parla di eterogenesi dei fini.

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Non sta forse Figliuolo uscendo dall’understatement? Certo, ne ha facoltà, come mi hanno subito fatto notare. Vale per tutti l’articolo 21. Anche per lui: è libero di dire quel che gli pare e a chi gli pare. Ma l’opportunità a volte fa a pugni con la costituzionalità di una scelta, e generalmente è più restrittiva. La legge morale è assai più stringente della legge delle carte.

Che poi uno si chiede: quale il fine di questo libro? Quale il punto di caduta? Serviva forse a far vaccinare più persone? Allora si sarebbe dovuto fare prima, e solo sulla vaccinazione. Non adesso, a battaglia quasi finita: suona tanto di autocelebrazione. Non con Beppe Severgnini, esperto di battute, che pure ha il diritto di pubblicare tutti i libri che vuole. Ma non il dovere, per lui di scriverli e per noi di leggerli.