Home Politics Schlein fai con calma: anche dopo le Europee 2024 cambia poco

Schlein fai con calma: anche dopo le Europee 2024 cambia poco

Elly Schlein è alle prese con il rebus delle candidature per le elezioni europee. Il rischio per la leader del Pd è il commissariamento.

Perché può interessarti questo articolo? Le Europee del 2024 sembrano un appuntamento cruciale per la politica, secondo alcune tesi. Eppure nel centrodestra, anche a microfoni spenti, c’è chi mette in evidenza un aspetto: “Meloni vuole tirare dritto fino alla fine della legislatura”.

Una lunga attesa per le Europee che potrebbe portare al nulla di fatto. Come ironizza un esponente del centrodestra, “l’attesa per le Europee sono esse stesse le Europee“. Un modo per lasciare intendere che dopo quel voto non cambierà granché: la legislatura non subirà chissà quali scossoni, come invece si legge in giro. Addirittura c’è chi nel Pd profetizza: “Questi non reggono fino al prossimo anno“, riferendosi alle tensioni tra i partiti di maggioranza.

Maggioranza non in discussione anche dopo le Europee

Sarà. Eppure la tenuta della maggioranza non sembra in discussione dopo il passaggio elettorale: come già annunciato in qualche occasione da True-news, potrebbe esserci una manutenzione alla squadra di governo, un mini-rimpasto per sostituire i ministri più discussi, che secondo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non stanno rendendo al meglio. Ma la prospettiva resta quella del voto per le Politiche solo 2027, alla scadenza naturale della legislatura, per cui il prossimo anno sarà giusto un tagliando.

“Premettendo che è ancora prematuro parlare delle Europee”, dice un parlamentare della maggioranza, “per noi sarà l’occasione di dimostrare di essere avere ancora un alto consenso del Paese. Peraltro l’appuntamento cade dopo meno di due anni, non si può parlare nemmeno di elezioni di mid-term“. Troppo presto per tirare le somme. Il messaggio consegnato agli avversari è chiaro: non bisogna sovraccaricare di significato quel voto. Perché l’intenzione di Meloni è quella di restare a Palazzo Chigi, senza dimenticare che “il sistema proporzionale delle Europee non riesce a pesare davvero la forza delle coalizioni per il semplice fatto che non ci sono, specie a sinistra”.

Maggioranza divisa, opposizioni spaccate

E qui si innesta il discorso delle opposizioni. Nel Pd, così come nel Movimento 5 Stelle e nel Terzo Polo, è radicata una convinzione: “Fino alle Europee le minoranze parlamentari andranno in ordine sparso, al massimo convergendo su singoli temi”, sintetizza un deputato di peso del Partito democratico. Dunque, il voto del 2024 può diventare al massimo un “derby” per capire chi tra le opposizioni al governo Meloni ha un ruolo principale. Una sorta di primarie di ipotetica coalizione. Pure su questo punto c’è da fare una valutazione. “Tra il 2024 e il 2027 ci vogliono altri tre anni, difficile dire che il passaggio europeo sarà decisivo”, commenta un ex parlamentare di lungo corso, ancora molto vicino alle vicende del centrosinistra. “Nel frattempo Schlein e Conte non aumenteranno le tensioni, ma non sigleranno alcun vero patto“, è il ragionamento che viene consegnato.

Schermaglie, quindi. Ma niente di decisivo, come si sostiene da più parti. La segreteria, appena annunciata dalla leader dem, è un indicatore di una squadra di combattimento, zeppa di fedelissimi e molto avara con le minoranze, che punta a parlare principalmente a quell’elettorato di centrosinistra, se non di sinistra-sinistra, che alle Politiche si è rifugiato nel voto a Conte e al suo M5S. C’è un anno per continuare l’opera di recupero per consolidare i primi sondaggi che annunciano un Pd in ripresa, proprio ai danni dei pentastellati. In un porzione di spazio più piccola c’è poi l’alleanza tra Verdi e Sinistra italiana, che rischia di essere la prima vittima della linea Schlein: il prosciugamento del bacino elettorale, un 3 per cento che non è proprio da buttare via, preoccupa non poco i partiti di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che stanno spingendo sempre più sull’anima radicale.

Guerra e pace fino alle Europee

A cominciare dalle posizioni pacifiste, in parte sconfessate dalla segretaria del Pd che ha votato a favore dell’invio di armi all’Ucraina. La posizione ufficiale di Avs resta quella ufficiale di “dialogo con le forze di centrosinistra” ma non di “subalternità”. Una formula interlocutoria, insomma, che preannuncia una posizione via via più ruvida verso Largo del Nazareno. Di mezzo, peraltro, ci sarebbe il soggetto di Carlo Calenda, che deve prendere forma mentre il suo alleato, Matteo Renzi si dedica per un anno alla direzione del Riformista. Insomma, l’attesa per le Europee si annuncia interessante. Probabilmente più delle Europee stesse.