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San Siro, ora sono è a rischio la finale degli Europei 2032

biglietti stadio san siro sala San Siro, la Uefa toglie a Milano la Finale Champions 2026

Doveva essere la settimana della svolta, ma a Milano il destino di San Siro si fa ogni giorno più incerto. Il Meazza, monumento del calcio europeo, rischia ora addirittura di essere escluso dai match di Euro 2032, l’evento continentale che dovrebbe segnare il ritorno dell’Italia al centro del calcio internazionale. Una minaccia pesante si staglia sulla città: la finale degli Europei è in bilico, così come la centralità sportiva e politica di Milano, travolta in questi giorni dall’inchiesta giudiziaria che scuote i palazzi del potere e lambisce direttamente la giunta Sala.

Il vertice decisivo si è tenuto a Palazzo Marino. Intorno al tavolo, tutti i protagonisti: il sindaco Giuseppe Sala (che ora deve fare i conti anche con la sua iscrizione nel registro degli indagati per l’indagine giudiziaria che ha colpito Milano), la FIGC, con i suoi emissari in fibrillazione, la UEFA (presente con funzionari di massimo livello come Michele Uva), e i dirigenti di Milan e Inter, tra cui il presidente nerazzurro Beppe Marotta. Fari puntati su un nodo ormai ineludibile: San Siro non avrebbe più i requisiti tecnici richiesti per ospitare le partite del torneo, secondo quanto trapelato in serata. Nessuno vuole prendersi apertamente la responsabilità della scelta, ma la pressione sui club e sul Comune è alle stelle.

“L’attuale San Siro non ha i requisiti per ospitare gli Europei 2032”

A rilanciare la posta in gioco ci pensa la notizia, “trappelata” dopo la riunione: «L’attuale San Siro non ha i requisiti per ospitare gli Europei 2032». Una notizia che appare come una cambiale in bianco alla narrazione di chi, a ogni costo, ha interesse che si vada avanti sul dossier nuovo stadio, costi quel che costi. Eppure, qualcosa non torna. Il Meazza è, ad oggi, uno degli stadi di categoria 4 UEFA – la massima certificazione necessaria per le finali delle massime competizioni. Recentemente era stato indicato dall’UEFA come “idoneo” anche per la cerimonia delle Olimpiadi invernali 2026, e nei piani originari era stato designato per la finale di Champions League 2027. La ragione dell’esclusione, ricondotta solo pochi giorni fa all’incertezza sul futuro impiantistico, diventa ora, improvvisamente, una carenza di requisiti strutturali.

Le fonti UEFA sottolineano che «non basterebbe una semplice ristrutturazione»: occorrerebbe un impianto radicalmente nuovo, più moderno, efficiente e funzionale – una posizione in sintonia con le ambizioni di Milan e Inter. I due club, ora controllati da fondi americani, “hanno manifestato interesse ad acquistare l’attuale stadio e le aree adiacenti per un investimento complessivo di 197 milioni di euro, con l’obiettivo di realizzare una nuova struttura entro i tempi utili per Euro 2032”. L’operazione, però, travolge l’intera città, mentre la Procura milanese contesta agli amministratori pubblici rapporti opachi e conflitti d’interesse proprio su appalti e valutazioni urbanistiche strategiche, San Siro incluso.

Il tempismo, per molti, appare sospetto. La settimana in cui la magistratura travolge i vertici del Comune con l’accusa di aver favorito “un sistema criminoso e incontrollata espansione edilizia” coincide con la comparsa dello “spauracchio Europei”: «Oddio, va fatto un nuovo stadio a tutti i costi, altrimenti Milano non potrà ospitare nemmeno una partita degli Europei». Una pressione che alimenta le polemiche e divide ancora di più una città già segnata da tensioni politiche e sociali. Il Tar, intanto, ha rigettato la richiesta di sospensiva dei comitati contrari alla vendita, stabilendo che il vincolo storico sul secondo anello scatterà solo dal 10 novembre 2025. La delibera di giunta è attesa nei prossimi giorni, mentre la scadenza per la lista ufficiale dei cinque stadi per Euro 2032 incombe.

Rispetto alle altre città in corsa (Torino, Roma, Napoli ecc.), solo lo Juventus Stadium sembra già totalmente conforme agli “standard UEFA”. In tutte le sedi, però, si annunciano lavori di adeguamento, e per il Meazza la prospettiva di una ristrutturazione si fa sempre più flebile. Dalle stanze dei bottoni filtra una posizione: “Non basterebbe una ristrutturazione per soddisfare i requisiti, ma è necessario assolutamente un nuovo impianto”. Il documento ufficiale “UEFA Stadium Infrastructure Regulations” (edizione 2025) – analizzato dagli addetti ai lavori – qualifica invece San Siro come impianto idoneo per finali e grandi eventi, salvo l’introduzione di “requisiti supplementari” per singole edizioni dei tornei su decisione arbitrale dell’organizzatore. Criteri ad hoc, quindi, che rischiano di trasformare i paletti tecnici in una leva commerciale e politica, protesa solo a “giustificare” la demolizione in favore di un’opera ex novo.

In Consiglio comunale, intanto, il clima è infuocato. Europa Verde ha chiesto la sospensione della vendita dello stadio. «Se il peso del mattone è parte del problema, occorre ripensare le priorità della trasformazione urbana» – ha affermato Tommaso Gorini. Dal gruppo misto Enrico Fedrighini parla di “urgenza di un ritorno al controllo pubblico delle trasformazioni urbanistiche”. Ma il pressing delle forze che puntano al nuovo stadio è ormai trasversale. La Lega attacca: «Negli uffici va ogni tanto? Vede che succede? O fa il sindaco solo sui social? Il caos San Siro è emblematico della paralisi della giunta». Fratelli d’Italia rincara: “Non è solo vicenda giudiziaria, ma gestione amministrativa fallimentare a imporre le dimissioni”. Il PD e i Riformisti difendono la continuità, paventando il rischio di “distruggere un modello amministrativo basato su innovazione e sviluppo”.

In mezzo allo scontro, resta la domanda: San Siro è davvero fuori dai giochi per Euro 2032? La risposta tecnica è meno netta delle dichiarazioni rimbalzate sui media – “ad oggi lo stadio Meazza è di categoria 4 Uefa”, cioè adatto, almeno sulla carta, a ospitare anche la finale di una competizione europea. Ma la narrazione che si impone è quella della “necessità” dello stadio nuovo, a colpi di dossier, veti trasversali e agende politiche che incrociano investimenti da centinaia di milioni con gli interessi e i rischi legali della città.

Gli interrogativi crescono di fronte ai tempi strettissimi: la scadenza decisiva è il 31 luglio, giorno entro cui il Comune puntava a chiudere la delibera e portare la vicenda in consiglio. «Il deflagrare dell’inchiesta peró ha complicato tutto: davvero un sindaco sotto indagine può vendere un’area storica di Milano e il suo stadio?» E la sensazione diffusa, anche tra i cittadini, è che la gara, più che nelle commissioni tecniche, si giochi ora sull’equilibrio precario tra pressioni economico-politiche e lacerazioni istituzionali, con lo spettro di vedere volare altrove la finale degli Europei – e forse, insieme ad essa, un intero modello di sviluppo urbano milanese.