Home Politics Dai, almeno abbiamo una Ministra delle Pari Opportunità anti-abortista che sogna l’Iran

Dai, almeno abbiamo una Ministra delle Pari Opportunità anti-abortista che sogna l’Iran

Roccella sogna l'Iran

“Purtroppo sì, l’aborto in Italia è un diritto”. Queste le parole pronunciate dalla Ministra di Famiglia, Natalità e Pari Opportunità Eugenia Roccella nel salottino tv di Oggi è un altro giorno (Rai 1), davanti a un’attonita Serena Bortone. In studio per smarchettare il suo imperdibile libro autobiografico, Roccella si è definita “femminista di destra”, motivando l’etichetta con una frase a caso: “Il fatto che la prima Premier donna non sia di Sinistra, dovrebbe far riflettere le femministe”. In attesa, riflettiamo su quanto affermato dalla Ministra (o dal Ministro?) in diretta tv. Dichiarazioni su cui non si è creato nemmeno troppo vespaio social. Per il semplice fatto che, oramai, siamo rassegnati. Eppure…

Roccella, la Ministra Radicale (in perenne ribellione adolescenziale)

Roccella spiega: “Sono cresciuta con una figura paterna e una figura paterna che non facevano né il padre né la madre”. Figlia di Franco Roccella, tra i fondatori del Partito Radicale, racconta di essere stata rimbalzata come un boomerang su e giù per l’Italia, isole comprese, fin dalla nascita perché i genitori avevano altro da fare e l’affibbiavano a parenti dislocati per lo Stivale. “Sono stata battezzata solo all’età di cinque anni e pure per scherzo, come padrino mi diedero Sergio Stanzani, un altro Radicale”, aggiunge. E non ci vuole una Laurea in Psicologia per sospettare che il suo essere divenuta la kamikaze cattolica che oggi tutti conosciamo, derivi da una eterna ribellione adolescenziale ai modi e agli insegnamenti dei genitori che, una volta grande abbastanza, la portavano in piazza a protestare per i diritti civili. Leggasi alla voce “onta”.  Non ci sarebbe nulla di male, capita a molti di bisticciare con mamma e papà, anche per tutta la vita. Il problema è che i suoi insoluti rigurgiti generazionali, ancora vispissimi oggidì all’età di 70 anni, ora sono affare nazionale. Vi rientra, per esempio, anche la questione sul diritto all’aborto, “purtroppo”.

Roccella: “Nessuna donna è felice di abortire, si prenda esempio da Iran”

Roccella, nel corso dell’intervista, a un certo punto s’incupisce. Quando Bortone le domanda cosa ne pensi del diritto all’aborto, la Ministra (o il Ministro?) si fa seria seria: “Non lo considero una buona cosa. Perché le donne non sono felici di abortire. Può sembrare un atto di libertà, quando in realtà è solo una via di fuga”. Roccella, da brava “femminista di Destra” non tollera l’idea di vedere donne infelici, dunque. Sta tutta qua la sua ritrosia alla spinosa tematica. Un’altruista. Anzi, una sognatrice. Preferisce, infatti, pensare a donne italiane “combattenti, come in Iran”. Non ci stiamo inventando niente: imbarcata oramai su di un ipotetico shuttle direzione Marte, Roccella toglie il freno a mano e vola verso l’Iperunranio delirando su un’Italia onirica, ma futuribile, in cui “le donne si dimostrino capaci di lottare, in modo non violento, per i propri diritti”. “Quindi ritiene che quello all’aborto possa essere revocato, in futuro?”, le domanda Serena Bortone dopo aver chiesto i sali alla stagista di redazione. “C’è sempre la possibilità che un diritto venga meno, compreso l’aborto. L’importante è saper essere pronte a combattere in prima linea, come fanno in Iran, appunto”, replica Roccella gelando lo studio.

Roccella propensa a “qualche sorta di unione omosessuale”

Roccella scatenata. Dopo aver fatto spirare venti angosciosi sul futuro del diritto all’aborto in Italia, prende la palla al balzo e, sempre sotto l’egida delle Pari Opportunità, si pronuncia sulle lotte della comunità LGBTQA+. Ennesimo capolavoro d’oratoria post-apocalittica? Ennesimo capolavoro di oratoria post-apocalittica. Dice, infatti: “Perfino dal palco del Family Day, non ho mai detto di essere contro a qualche sorta di unione tra coppie omosessuali. Solo, non voglio qualcosa che sia simile al matrimonio, deve essere diverso”. Niente vestito bianco per lui? Chissà. La trasmissione termina in una nuvoletta d’imbarazzo, mentre ci chiediamo se abbiamo davvero sentito tutto ciò che abbiamo davvero sentito in diretta nazionale sulla prima rete del Servizio Pubblico. La risposta è sì, “purtroppo”.