Home Politics Referendum, i Radicali non ci stanno: “Lega, Consulta e Rai contro”

Referendum, i Radicali non ci stanno: “Lega, Consulta e Rai contro”

Referendum, i Radicali non ci stanno: “Lega, Consulta e Rai contro”

La Corte Costituzionale? “Ha impedito ai cittadini di votare sui tre quesiti che avrebbero scatenato un vero confronto politico”. La Lega? “Ha sostenuto i referendum a intermittenza”. Il Pd? “Ha dato indicazione di andare al mare”. E il M5s? “Il loro atteggiamento sui referendum è la nemesi definitiva per il partito della partecipazione dei cittadini”.

Mentre arrivano notizie di seggi semideserti e di un’affluenza al di sotto delle aspettative più pessimistiche, le parole di Riccardo Magi, deputato Radicale e presidente di +Europa, non possono che avere una sfumatura di amarezza. Quando è certo il flop dei cinque quesiti referendari sulla giustizia, Magi parla con True-News.it. Enon risparmia le bordate.

Le colpe della Corte Costituzionale secondo Magi

A partire dalla Corte Costituzionale, che a febbraio ha bocciato i quesiti su eutanasia, cannabis e responsabilità diretta dei magistrati. “Il primo commento che mi viene da fare è che è stato impedito ai cittadini di votare sui tre quesiti che avrebbero scatenato il dibattito culturale e lo scontro politico, ovvero la responsabilità diretta dei magistrati, l’eutanasia e la cannabis”, spiega il deputato radicale. La Consulta, dunque, sarebbe tra i responsabili del flop referendario di oggi. Magi va all’attacco: “La Corte ha falcidiato questa tornata, tagliando fuori i tre quesiti più popolari. Per l’eutanasia erano state raccolte un milione di firme, per la cannabis 600mila firme, la Corte Costituzionale sul giudizio di ammissibilità è andata molto oltre la stessa Costituzione, io spero che anche nel centrodestra ci sia una riflessione sulle modalità e le regole con cui avviene il giudizio di ammissibilità e anche sul quorum”.

Magi propone una sorta di referendum sui referendum

 

Bisogna fare una valutazione sull’ importanza dell’istituto referendario, la crisi e la sfiducia che abbiamo davanti si combattono incentivando la partecipazione – prosegue il ragionamento del presidente di +Europa – io credo che si debba evitare assolutamente di avere un quorum al 50%, una percentuale che ormai difficilmente si raggiunge alle amministrative e alle politiche, un’idea è fissare un quorum al 25% dei sì, anche se io lo abolirei proprio”.

Maggi attacca la Rai: ““Il servizio pubblico si è adeguato alla tradizione anti-referendaria del nostro Paese”

Oltre ai tre no della Consulta, Magi attribuisce la sconfitta anche alla Rai e alla “cultura anti-referendaria della classe politica italiana”. Per quanto riguarda l’informazione “il servizio pubblico si è adeguato alla tradizione anti-referendaria del nostro Paese”. E ancora: “Solo a pochi giorni prima del voto, la Rai ha provato a recuperare il deficit di informazione sui cinque quesiti, ma prima la maggior parte delle trasmissioni sui referendum andavano in onda a orari in cui anche se avessero votato tutti quelli che si collegavano a quell’ora non si sarebbe comunque raggiunto il quorum”.

“Il sostegno intermittente della Lega” e le stoccate al M5s

E poi c’è “il sostegno intermittente della Lega”, partito che ha lanciato la campagna sulla giustizia proprio insieme ai Radicali. “All’inizio sono partiti forte con la raccolta delle firme, anche se queste firme poi non sono state nemmeno presentate – dice Magi a True-News.it – poi per un periodo non se ne è parlato e di fatto non abbiamo visto la Lega sostenere questi referendum”. Quindi il disimpegno del centrosinistra. Il parlamentare radicale ne ha anche per il Pd: “Nel Pd, tranne qualche esponente di orientamento liberale che si è esposto per il sì a tutti o a qualcuno dei quesiti, hanno dato l’indicazione più o meno tacita di andare al mare e di non votare”. Infine le stoccate al M5s, nato sulla domanda di partecipazione diretta dei cittadini: “L’atteggiamento dei Cinque Stelle sui referendum è la nemesi definitiva per un partito che parlava di partecipazione, ma del resto non li abbiamo mai visti raccogliere firme per promuovere un referendum”.