Dopo oltre dodici ore di dibattito infuocato, il Consiglio comunale di Milano ha scritto una pagina di storia. Alle 3 del mattino una votazione che resterà negli annali ha sancito la vendita dello stadio San Siro, con 24 voti favorevoli e 20 contrari. Nessun astenuto. L’operazione vale 197 milioni di euro e coinvolge direttamente Milan e Inter, che acquisiscono sia lo storico Meazza sia le aree adiacenti, iniziando così una nuova era per la città e il calcio italiano.
San Siro, il ruolo chiave di Forza Italia
Molto discussa la scelta di Forza Italia, che ha lasciato l’aula al momento decisivo. “Non approviamo i limiti di questo progetto, ma non vogliamo bloccare Milano”, ha spiegato Alessandro Sorte, coordinatore lombardo, sostenuto da Letizia Moratti: “Sarebbe imperdonabile condannare la città all’immobilismo solo per fare opposizione”. Soltanto il consigliere Alessandro De Chirico ha contestato questa decisione, votando contro in rappresentanza dei cittadini del quartiere.
Maggioranza e opposizione: fratture profonde
Il voto ha segnato ogni schieramento politico. All’interno del centrosinistra sette consiglieri, fra cui alcuni dei Verdi e del PD, hanno espresso un sonoro dissenso. Marco Fumagalli, capogruppo della lista Sala, ha addirittura annunciato le dimissioni dopo aver votato contro, mentre la vicesindaca Anna Scavuzzo, con delega alla rigenerazione urbana, ha evidenziato: “Abbiamo posto le basi per scrivere una pagina nuova per San Siro. Adesso tocca ai club dimostrare la serietà del loro impegno”. Sono fioccate le critiche: Lega e Fratelli d’Italia hanno accusato Forza Italia di “tradimento” per aver spianato la strada al progetto Sala.
La decisione arriva dopo un procedimento tormentato avviato addirittura nel 2018, ostacolato da una lunga sequela di ricorsi, pareri della Soprintendenza e proteste. Dal 10 novembre 2025, infatti, su parte dello stadio sarebbe scattato un vincolo culturale che ne avrebbe impedito l’abbattimento. Questa scadenza è stata il conto alla rovescia che ha costretto il Consiglio comunale ad agire in tempi record, con la paura che i ricorsi di comitati cittadini, ambientalisti e politici contrari possano ancora cambiare le carte in tavola.
Cosa prevede la delibera su San Siro: non solo calcio
Entro il 10 novembre dovrà essere perfezionato il rogito per la cessione definitiva delle aree a Milan e Inter. Il nuovo stadio, nella visione degli studi Foster + Partners e Manica, sarà un impianto moderno da 71.500 posti, circondato da un mega centro commerciale, hotel di lusso, uffici, parcheggi e nuove aree verdi. Di fatto, un intervento urbanistico paragonabile a Citylife. Il costo stimato per l’opera è di 1,2 miliardi di euro, di cui 700 milioni per il solo impianto: metà dell’intera area resterà però a verde, su precisa richiesta della maggioranza.
Le reazioni
All’indomani della votazione, il clima in città è rimasto teso. Francesca Cucchiara (Verdi) aveva avvertito: “Dal giorno seguente le cose sarebbero cambiate”. Carlo Monguzzi ha preannunciato ricorsi: “La maggioranza green uscita dalle urne non c’è più: ha tradito il mandato elettorale”. Altri esponenti chiedono l’uscita dalla maggioranza per coloro che hanno votato contro. Intanto in maggioranza si teme che i ricorsi della società civile, dei comitati e degli ambientalisti possano bloccare o rallentare i lavori.
L’inizio della fine per una stagione politica
Il voto rappresenta anche la fine simbolica di una stagione politica a Milano, iniziata con Giuliano Pisapia e ora al tramonto con la figura del sindaco Beppe Sala, prossimo a lasciare Palazzo Marino. Non è chiaro chi guiderà la città nel 2027, né quali saranno le alleanze future: “Forza Italia ha certificato la fine dell’attuale maggioranza e del progetto del cosiddetto ‘campo largo’ a Milano”, ha dichiarato Sorte. Si profila dunque una nuova stagione politica, forse più moderata, che potrebbe cambiare non solo la geografia urbana ma anche quella partitica milanese.
I prossimi passi: tempi e incognite
Dal 2027 dovrebbero partire i lavori per il nuovo stadio, pronto tra il 2030 e il 2031. Solo dopo verrà avviata la parziale demolizione del Meazza—di cui rimarrà probabilmente solo una parte della Curva Sud, possibile sede di museo o uffici. Durante i lavori, l’attenzione sarà massima sulla trasparenza degli appalti, grazie a una white list istituita per tutelare l’opera da possibili infiltrazioni criminali. Un dettaglio tecnico che ha acceso il dibattito riguarda la rimozione del tunnel Patroclo e le opere di bonifica, finanziate dal Comune con 22 milioni di euro.