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LUI E’ TORNATO

LUI E’ TORNATO

Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più? L’ex 5 Stelle Alessandro Di Battista torna in tv a Belve con una famelica voglia di rosicare, raccontarsi e cantare a squarciagola “Ricominciamo” (con la politica). Riuscirà il nostro eroe? Ma soprattutto: qualcuno ancora se lo ricordava? 

Il peggior scrittore del mondo” secondo Paolo Virzì; “un piacione che orgasma parlando in pubblico” a detta di Paolo Guzzanti. Il Che Guevara de Roma Nord, conosciuto anche come Cuore di Panna e Masaniello. L’unico politico che avrebbe potuto ambire al ruolo di sex symbol e che già fece un’intera campagna elettorale trovando rifugio la notte nelle case delle sostenitrici. Esteticamente si dà un 7 (troppo naso, altrettanto culo); ma intanto si piace ancora. Moltissimo. Di nuovo davanti alle telecamere dopo anni di silenzio mediatico, Alessandro Di Battista, il Dibba, c’è. E in una feroce intervista da quella Belva della Fagnani dimostra una sola cosa: lui è tornato. Ma qualcuno ancora se lo ricordava?

Dibba è tornato

Un vero peccato essersi dimenticati di lui, l’uomo che doveva essere Luigi Di Maio. Ma che non avrebbe mai tirato su una listarella come Impegno Civico. Perché lui, “la barra dritta” l’avrebbe saputa tenere. A Gigino, invece, invidia la mossa à la Dirty Dancing di cui si è reso protagonista all’ingresso di una pizzeria del napoletano in piena campagna elettorale. “È stato mal consigliato – dice Ale – e poi io l’avrei fatto meglio” portando come prova il provino di sostenuto, in gioventù, per entrare nella scuola tv di Amici di Maria De Filippi. Come aspirante attore, sì, ma già che c’era fece pure il casting per danza con l’obiettivo di broccolare Rossella Brescia. E poi “due passi di salsa” li sapeva. Purtroppo, andò male. Ma nessuno mette Dibba in un angolo.
Dall’angolo del ring dell’oblio, Di Battista racconta lo strazio di passare sotto la Farnesina per portare il figlio a scuola, sapendo che proprio lì, ai piani alti, ci stava Di Maio al posto suo. Per via di “una congiuretta“; “ma non ce l’ho con lui, anzi un po’ sì”. Comunque dopo la recente sconfitta elettorale, non gli ha scritto. In compenso, di quando in quando, annoiatissimo, passa il tempo a far sexting con gli amici di sempre, spacciandosi per una qualche gnocca arrapata. Che immenso spreco di risorse, di energie. Questo mentre tiene un diario quotidiano dove scarabocchia in libertà con l’obiettivo di ritrovare la pace e superare la sua ossessione per il controllo. La stessa che gli faceva venire gli attacchi di panico, rivela. La medesima che non lo accompagnava quando, ai bei tempi gloriosi, sbagliava piazza e si ritrovava a manifestare in faccia a raduni di estrema destra che je volevano menà forte.

La lotta di Dibba contro il mostro

“Io ho sconfitto Renzi”, ricorda. Ma pure un mostro marino nelle acque di San Paolo di Brasile. Un pesce-porcino che si insinua all’interno del pene “e sale su finché gli va” – esiste davvero. Lui il bagno lì se l’è fatto lo stesso,  “basta indossare un costume molto stretto“, dice. L’eroe che ci saremmo meritati in tempi di pandemia, anche solo come sostegno visivo. E le bimbe di Giuseppe Conte mute.
Padre fascista e granitica avversione per i congiuntivi, Dibba ha fatto l’animatore nei villaggi turistici, s’è ammazzato di canne ma senza mai andare da quello che “spigne il fumo”, paraculo com’era fin dagli anni della adolescenza. Ha pure insegnato catechismo ai ragazzini della parrocchia, da “credente non troppo praticante”, ma per portarli alla cresima, mica alla comunione. Che lui gestiva il master, mica le elementari. Oh.
Un personaggio straordinario che appare tuttora stupito da come l’Italia si sia permessa di dimenticarsene così in fretta. È bastata una pandemia. Memorabile gaffeur, ancora si staglia nei nostri cuori il suo meraviglioso qui pro quo su Napoleone ad Auschwitz al posto di Austerlitz. Perché ci siamo tenuti l’impalpabile ex bibitaro Gigino lasciandoci scappare questo poeta, questo sognatore che tanto, ne siamo certi, avrebbe allietato i nostri mesti mesi di lockdown.

Ricominciamo!

Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco, ma ci piace pensare che esista un piano di realtà in cui Dibba, invece di pellegrinare in giro per il mondo con compagna e prole al seguito a caccia di mostri marini e avventure inverosimili, sia rimasto qui, a vegliare sul nostro bel Paese influenzato, a colpi di autocompiacimento pressapochista. Sì. Menomale che Dibba c’è. Intanto, su questo piano di realtà fattuale, lui è tornato. Con una voglia di poltrona che se lo magna da dentro. Ricominciamo?