Home Politics La sinistra e l’infatuazione cronica per i leader stranieri

La sinistra e l’infatuazione cronica per i leader stranieri

La sinistra e l’infatuazione cronica per i leader stranieri

A sinistra in Italia piacciono i modelli. Tanto che ciclicamente ne tirano fuori dal cilindro uno al quale ispirarsi, scelto rigorosamente all’estero. Se, per dirla con Lenin, l’estremismo era la malattia infantile del comunismo, passato oltre un secolo dal modello soviet, la sinistra oggi soffre di infatuazione cronica.

Archiviato Enrico Berlinguer, puntualmente rispolverato sulla questione morale quando le manette scattano ai polsi di qualcuno di casa, a sinistra ormai si pensa prima ai nomi di personaggi da ergere a numi tutelari, poi ai programmi. Prima il leader, straniero, poi il partito.

Ed è così che nel corso degli anni sono numerosi i politici, europei e non, ai quali si è cominciato a guardare. Un atteggiamento che riporta la mente al grande schermo. Il film è “Manhattan” nel quale Woody Allen all’amico che gli dice “Tu ti credi Dio!”, risponde: “Beh a qualche modello dovrò pure ispirarmi!”.

La sinistra di Veltroni vuo’ fa’ l’americana

Walter Veltroni, primo segretario del nascente Pd, nel 2007 teorizzava la costruzione di un partito basato sul mito di Bob Kennedy. La storia e la politica del fratello senatore del presidente Usa ucciso a Dallas sono stati per lui un modello a cui guardare per legare ideali e azioni di governo.

L’ex comunista Veltroni ha poi trasferito la stessa passione su un altro presidente americano, Barack Obama. Di lui avrebbe voluto avere la stessa capacità di coniugare solidarietà sociale e lotta alle disuguaglianze con l’accettazione della modernità e della libertà economica.

Già nel 2000, però, per il congresso dei Democratici di sinistra (Ds) al Lingotto di Torino, Veltroni aveva scelto uno slogan in inglese: “I care”. Per alcuni un esplicito richiamo a don Lorenzo Milani, ma la frase, come spiegava Furio Colombo su Repubblica dell’8 gennaio 2000, “era scritta alle spalle della scrivania, nell’ufficio parrocchiale del reverendo King”. Passeranno alcuni anni prima che la sinistra torni a cercare ispirazione oltreoceano, nel frattempo si accontenta di attraversare la Manica o guardare alla Spagna.

Blair incanta la sinistra italiana

Il modello a cui guardava Matteo Renzi quando era presidente del Consiglio era sicuramente quello inglese di Tony Blair. Renzi era stato preceduto anni prima da Giuliano Amato che al Corriere della Sera dichiarava nel 1995: “se penso alle politiche che ci servono, dai governi Blair abbiamo da imparare”. Il concetto di fondo del blairismo era che la sinistra andava modernizzata: il blairismo voleva aiutare le imprese, archiviare lo strapotere dei sindacati, all’occorrenza “fare la guerra” (Iraq, Kossovo, ecc.), riponendo nei cassetti le bandiere rosse.

Nel frattempo un altro mito al quale la sinistra italiana guardava era quello del leader del Psoe spagnolo, Josè Luis Zapatero, capo del governo di Madrid dal 2004 al 2011. A crearne il mito la sua decisione del ritiro delle truppe spagnole dall’Iraq, ma soprattutto la sua politica sui diritti civili (introduzione dei matrimoni omosessuali in primis). Il suo “socialismo gentile” (titolo anche di un suo libro) lo avevo reso l’icona non solo di quella italiana, ma di tutta la sinistra europea.

Ocasio-Cortez nuovo mito della sinistra

La sinistra italiana riscoprirà quella spagnola quando a guidare i socialisti, riportandoli al governo, sarà Pedro Sanchez. Di fronte ad alcuni provvedimenti del governo di Madrid – aumento del salario minimo del 25 per cento a 900 euro, patrimoniale per i redditi più alti, trasloco del mausoleo del dittatore Franco – ci sono stati applausi e comunicati di appoggio in Italia da parte di Liberi e uguali, Rifondazione e Potere al popolo.

Il più recente oggetto del desiderio della sinistra italiana è il modello Alexandra Ocasio Cortez, la più giovane deputata del Congresso Usa. Nel 2019 ha presentato la sua proposta di Green New Deal, un provvedimento che coniuga due finalità: da un lato, la diminuzione delle disuguaglianze economiche e sociali; dall’altro, una radicale diminuzione delle emissioni inquinanti.

A lei sembra ispirarsi la candidata alla segreteria del Pd Elly Schlein. A definirla la Ocasio Cortez italiana è stata l’inglese Guardian.