Home Politics It’s Ignazio, bitch! La Russa non fa Pride e va bene così: lasciate in pace l’unica Belva coerente d’Italia

It’s Ignazio, bitch! La Russa non fa Pride e va bene così: lasciate in pace l’unica Belva coerente d’Italia

La Russa, l'unica Belva coerente d'Italia

Ignazio La Russa pare la caricatura di un politico. Sgraziato per natura, milita da sempre nell’estrema destra e oggi è Presidente del Senato nel Governo di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. Un percorso nettissimo, coerente. Magari non auspicabile. Ma inevitabile, vista la piega che il corso del tempo e l’assenza pressoché totale di una sinistra decente ha fatto prendere alla storia del nostro Paese. Occorrerà forse anche ricordare che il cielo sia, a tutti gli effetti, azzurro nelle ore diurne. Perché altrimenti non si spiega la polemica nata intorno all’intervista che La Russa ha rilasciato a Belve, per l’esordio del talk di Francesca Fagnani nella prima serata di Rai 2. Il polverone si è scatenato già prima della messa in onda, quando sono uscite le anticipazioni della sua risposta in merito alla possibilità di un figlio gay: “Per me sarebbe un dispiacere”. Ma dai? Tanto è bastato alla comunità rainbow per dare di matto sui social, come se si trattasse di un commento imprevedibile e, di conseguenza, dolorosamente lacerante. Ehi, che vi aspettavate? It’s Ignazio, bitch!

La Russa: “Mi spiacerebbe avere un figlio gay”. Ma va?

La Russa di figli ne ha tre: Geronimo, Lorenzo Cochis e Leonardo Apache. Suonano già come ottimi nomi di battaglia per drag queen di periferia, ma non devono esserlo per forza. Di più, papà La Russa non è tenuto per legge ad auspicarsi che ad almeno uno di loro non alletti la fagiana. Oltre al fatto che ogni persona sia libera di sperare in ciò che meglio crede per la prole che ha generato, ve lo immaginate un La Russa che s’addormenta ogni sera sperando che almeno uno suo tre non gli sia venuto su etero? Non sarebbe credibile neanche per un secondo, se lo dicesse. Anzi, conoscendo il personaggio, è già tanto che non abbia tirato fuori un santino di Don Bosco (o il famigerato busto del Duce che tiene in salotto) alla domanda di Fagnani. Di più: la notizia, se proprio dovessimo tirarne fuori una, è che non gli darebbe fuoco, non lo sbatterebbe in seminario correttivo: lo accetterebbe. La Russa, eh? Mica la Cirinnà. Per sostenere i diritti della comunità LGBTQ+ è poi conditio sine qua non avere un figlio che ne fa parte? Ne vogliamo fare una questione di pedigree? La politica dovrebbe essere, invece, questione di coerenza. La Russa è uno che ha sempre militato a Destra, si sospetta dal primo vagito della sua vita, perché oggi dovrebbe “dire qualcosa di sinistra”? Per la bolla del quartierino di Instagram? Incredibile anche l’ardore con cui chi alla sinistra oggi appartiene si scaglia contro la dichiarazione del Presidente del Senato. Da Bonaccini a Zan, non dev’essergli parso vero di poter “fare notizia” per una volta. Per quanto, gregaria. Contenti loro.

La Russa non è la Mussolini (e va bene così)

La Russa non è certo Alessandra Mussolini. La nipote del Duce, dopo aver partecipato a un’edizione di Ballando con le Stelle, si è convertita sulla via per il Muccassassina e oggi si batte per i diritti della comunità rainbow, sostiene il Ddl Zan facendosi fotografare in posa e costume da Winx, è diventata una pasionaria baraccona. Credibile quanto una banconota da tre euro fluo, sicuramente il suo seguito social ha subito un’impennata. Si è redenta agli occhi di quelli che Zan pensano. E che hanno la memoria cortissima, tanto corta da non ricordare l’inno della Mussolini, quel “Meglio Fascista che Froci0” gridato in faccia a Vladimir Luxuria qualche anno fa a Porta a Porta. Solo gli stupidi non cambiano idea, ma chi nasce tondo difficilmente morirà quadrato. Perché La Russa dovrebbe “convertirsi” e andare a giro in cosplay da Sailor Mars quando le sue istanze politiche sono quelle che sono – e tali rimangono – fin dagli anni Settanta. Forse, varrebbe bene tenere a mente che possano esistere persone con un’opinione totalmente contraria alla nostra. E non per questo devono tacere. Che l’olio di ricino non è poi così democratico, “diciamo”.