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Gra(nada): senza gli Usa l’Europa non ha armi da dare all’Ucraina

Gra(nada): senza gli Usa l'Europa non ha armi da dare all'Ucraina

Perché leggere questo articolo? C’erano grosse aspettative sul vertice della Comunità politica europea a Granada. Prontamente disilluse da un meeting allargato (anche troppo) nei partecipanti, ma decisamente irrilevante in termini di decisioni concrete. L’Europa continua a essere dipendente dagli Usa per le armi, anche quelle da destinare all’Ucraina. 

Nulla di fatto da Granada. Nel giorno in cui la Russia compie il più grave attacco missilistico sui civili ucraini dall’inizio della guerra (al momento a Hroza si contano 51 morti), l’Europa conferma di non essere in grado di fornire l’aiuto necessario all’Ucraina. C’era grande attesa per un meeting  che avrebbe dovuto affrontare le crisi che premono sul Vecchio Continente: Ucraina, ma anche Nagorno-Karabakh, tensioni nei Balcani e ambiente. Quello che a più riprese è stato definito “crocevia d’Europa” si è tramutato in un nulla di fatto. Ancora prima di iniziare.

Granada, tanto rumore per nulla

L’Europa ha bisogno degli Stati Uniti per poter continuare a sostenere efficacemente l’Ucraina nella difesa dall’aggressione russa”. Parola di Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, al suo arrivo a Granada. Il giorno in cui a Granada va in scena il terzo atto dell’appuntamento preferito dell’agenda estera di Emanuel Macron volge subito al tramonto. Non è bastata la presenza dell’intera Comunità economica europea, in un format fortemente voluto dal Presidente francese. Ai 27 dell’Ue si sono aggiunti una ventina di paesi, tra cui Svizzera, Regno Unito, Turchia e ovviamente l’Ucraina. Ma non è servito a granché.

La sintesi di Politico, quotatissimo quotidiano online che segue le vicende europee, su Granada è glaciale. Un vertice che ha riunito quasi 50 leader europei, dozzine di assistenti e legioni di giornalisti si è concluso con un fiasco. Le figure riunite non sono riuscite a ottenere alcun progresso significativo per risolvere i conflitti alle porte dell’Europa.

Qualche bilaterale e nulla più

Gli uniti esiti significativi dell’incontro allargato sono sembrati arrivare dai meeting bilaterali. I grandi d’Europa hanno preferito incontrarsi separatamente, per confrontarsi su questioni “pro domo propria”. E’ il caso della premier Meloni, che insieme a britannico Rishi Sunak ha convocato una riunione specifica sul tema migranti, a cui hanno partecipato hanno Macron, l’olandese Mark Rutte e l’albanese Edi Rama. Coordinati dalla Presidente della Commissioene, Ursula von der Leyen, e addirittura dal padrone di casa a Granada, il premier spagnolo Pedro Sanchez.

Un format specifico, su un tema certamente importante, ma che non pareva all’ordine del giorno al momento della convocazione del meeting a Granada. Le questioni per cui i 50 leader europei si erano inizialmente riunite, sono rimaste insolute. A Granada non si è risolto nulla sulla questione del Nagorno-Karabakh. Il premier dell’Azerbaigian Iliev e il suo alleato turco Erdogan hanno saltato l’apposito incontro con l’omologo nemico armeno Pashinyan. Stessa identica dinamica per la polveriera balcanica, che resta esplosiva dopo il mancato incontro tra il premier serbo Vucic e quello del Kosovo Osmani.

Il fallimento di Granada

A Granada è andato in scena qualcosa più che un nulla di fatto. Il senso di infruttuosità del vertice è culminato con l’annullamento all’ultimo minuto di una conferenza stampa con 700 giornalisti da parte della Spagna. Il momento clou – che avrebbe dovuto segnare formalmente il passaggio di consegna tra paese ospitante e Regno Unito come nuova guida della Comunità politica europea – non è avvenuto. L’unico ufficiale da parte della Spagna da Granada è l’invio a Kiev di sei missili terra-aria Hawk, di fabbricazione americana. Al pari della Germania di Scholz, che si è impegnata a fornire all’Ucraina il sistema di difesa anti-area Patriot, anch’esso made in Usa. Due esempi plastici di come, senza le armi americane l’Europa non possa aiutare l’Ucraina a difendersi. Mentre, come dimostra il caso Slovacchia, comincia a prendere piede anche l’ipotesi che qualche paese nemmeno voglia