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Expo, Tav e Olimpiadi: i Cinque Stelle sono il Partito (preso) del “No”

Expo, Tav e Olimpiadi: i Cinque Stelle sono il Partito (preso) del "No"

Perché leggere questo articolo? Quello all’Expo di Roma è solo l’ultimo di una lunga serie di “no”. Dal suo avvento nel 2013 il Movimento Cinque Stelle si è opposto a una serie infinita di opere, iniziative e investimenti. Dalla Tav alle Olimpiadi, passando per trivelle ed F-35, si arriva al mitologico Ponte sullo Stretto. I Cinque Stelle sono il Partito (preso) del “No”.

No. No. No”. Le tre laconiche negazioni di Margaret Thatcher al Presidente della Commissione Europea, Jacques Delors, sono probabilmente il più famoso “no” della storia della politica. Era il 1990, ventitré anni prima dell’approdo in Parlamento dei Cinque Stelle: il Partito (preso) del “No”. Tav, Expo, tre differenti Olimpiadi a Torino. Ma anche gli F-35, le trivelle e – poteva mai mancare? – il Ponte sullo Stretto. Una carrellata di “no” lunga un decennio.

Il primo “no” prima ancora dei Cinque Stelle

In principio era il Blog di Beppe Grillo. Quando ancora i Cinque Stelle erano un embrione nella testa di Casaleggio, il comico organizzava su Meetup – se vi ha sbloccato un ricordo, forse è il caso di prenotare un controllo dall’urologo – il coordinamento degli “Amici di Beppe Grillo” con gruppi di lavoro tematici. Tra gli argomenti – insieme con “Tecnologia e innovazione”, “Ufficio stampa-comunicazione”, “Consumo critico”, “Studio Moneta” – compare anche “No Inceneritori“.

Il primo di una lunga serie di “no” risale al 2006, era il tempo dei dolci V-Day arrivato l’anno successivo. Un vaffanculo di aperta opposizione a tutto il sistema politico, con tanto di raccolta delle firme per presentare una legge di iniziativa popolare per introdurre le preferenze, ma anche contro la candidatura di condannati penali o chi avesse già espletato due legislature.

Il “no” anche in Statuto

Con la formazione delle prime Liste Civiche e la nascita del Movimento Cinque Stelle – nel 2009 – l’opposizione inizia a farsi più concreta e, possibilmente, ancor più intransigente. Verrebbe da dire “per costituzione“, a giudicare dal documento fondativo del Movimento: Non Statuto. Un nome che più calzante era difficile trovare, per una realtà che si definiva “né di destra né di sinistra”, “non partito”, “non associazione” o forza politica.

Gli innumerevoli “no” del “Non Statuto” non possono che essere forieri una sana e distruttiva opposizione a qualsivoglia iniziativa od opera pubblica o grande evento che sia frapposto ai Cinque Stelle dal loro ingresso nelle stanze del potere, nel 2013. In Parlamento la nutrita compagine grillina irrompe con la proverbiale scatoletta di tonno, e una lunga sequela di “no”. No alla Tav, No agli Ogm, No agli F35, No alle trivelle.

L’allergia dei Cinque Stelle ai Cinque Cerchi

Più che gli investimenti e le grandi opere, a simboleggiare la “decrescita felice” tanto cara ai Cinque Stelle sono stati i reiterati rifiuti alle Olimpiadi. La kermesse a Cinque Cerchi rappresenta un’autentica nemesi per i Cinque Stelle. Il naufragio della candidatura di Roma a Expo 2030 è l’erede diretto della mancata Olimpiade 2024 nella Capitale. A legare i due eventi è la figura di Virginia Raggi. Oggi madrina dell’abortita Esposizione Universale, nel 2016 rifiutò a priori i Giochi.

Le Olimpiadi sono un ricettacolo di sprechi e corruzione” recita il mantra dell’ortodossia grillina, più volte ripetuto nel corso degli anni. Così Chiara Appendino, sindaca di Torino – epicentro del tratto ferroviario dell’alta velocità così ferocemente contestato anche dai Cinque Stelle – ha rinunciato alle Olimpiadi invernali, definendo “irresponsabile la candidatura alla cieca”. I Cinque Cerchi nel 2026 andranno a Milano e Cortina, annuncio che ha fatto scrivere di “una vittoria del M5s”, come recita un post – poi rimosso – della sezione lombarda del Movimento. Peccato che gli allora lider maximi Cinque Stelle, Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, tuonavo contro i Cinque Cerchi. “Ma quali Olimpiadi, con 15 miliardi di euro di debiti?”, “Abbiamo altre priorità”, “Come no, e a chi le facciamo fare a Malagò, Montezemolo e Caltagirone?”.

Il partito (preso) del “no”

Dieci anni di sola pars destruens. Si può riassumere così il decennio del Movimento Cinque Stelle in parlamento. Il partito (preso) del “no” che si è scagliato negli anni conto gli F-35, gli Ogm e le Trivelle. Ma anche contro l‘Alta Velocità Brescia-Verona, il Ti-Bre e il Nuovo ospedale di Livorno. E poi il Terzo Valico e il Tap. La Metro C a Roma e la Linea 6 della metropolitana a Napoli. C’è poi ogni possibile variabile all’ex Ilva che non contemplasse “un parco giochi” e il no ai termovalorizzatori al Sud. Da Torino a Messina, il Movimento Cinque Stelle ha saputo negli anni dire sempre e solo “no”, a priori.