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Europee, ecco cosa fanno i big Pd che scappano dalla candidatura

Pd fuga europee

Perché leggere questo articolo? Michele Emiliano, Stefano Bonaccini, Andrea Orlando, Giuliano Pisapia. Ma forse anche Nicola Zingaretti e Lucia Annunziata. I big non vogliono candidarsi alle europee con il Pd di Elly Schlein. Ma cosa faranno allora?

Fuga dei big del Pd dalla candidatura alle prossime elezioni europee. Elly Schlein ha paura del tonfo al voto del 2024 per il rinnovo dell’Europarlamento di Bruxelles e cerca candidati. L’idea della segretaria è di fare un mix tra vecchio e nuovo, tra società civile e politici navigati. Sono proprio questi, secondo i calcoli del Nazareno, gli unici in grado di assicurare un bacino di voti utile a far scavallare la soglia psicologica del 20%. Quella al di sotto di cui potrebbe scattare il processo interno alla leader.

Fuga dei big Pd dalle Europee: il no secco di Bonaccini a Schlein

Perciò Schlein corteggia quei personaggi che una volta chiamava “cacicchi”. E se è irrecuperabile il rapporto con il presidente della Campania Vincenzo De Luca, al Nazareno ci stanno provando con altri due governatori che sono tutt’altro che vicini alla segretaria del Pd. Si tratta di Stefano Bonaccini, alla guida dell’Emilia Romagna e sfidante della leader all’ultimo congresso, e di Michele Emiliano, presidente della Puglia.

Ebbene, stando alle indiscrezioni, Schlein ha già ricevuto un no secco e senza appello da parte di Bonaccini, che ha respinto al mittente gli inviti arrivati dal cerchio magico della segretaria. Il governatore e presidente del Pd avrebbe dovuto correre nel collegio del Nord Est, probabilmente come capolista. Ma Bonaccini non ha intenzione di lasciare la regione in questo momento. E soprattutto non vuole cedere ai diktat di Schlein. Se lo facesse finirebbe al centro delle polemiche della minoranza interna, che lo vorrebbe meno assertivo con i nuovi padroni del partito. E uno.

Emiliano non vuole fare il gregario della Annunziata

Anche Emiliano non sembra per nulla intenzionato a correre al Sud. A maggior ragione in una posizione da gregario. Si perché nel mega-collegio del Mezzogiorno a guidare la lista del Pd potrebbe essere la giornalista Lucia Annunziata, che si è dimessa dalla Rai in polemica con la gestione del servizio pubblico da parte della maggioranza di governo. Solo che anche Annunziata ha smentito la notizia della candidatura: “Non mi candido, né con il Pd né con nessuno”. La giornalista infatti ha cominciato a lavorare a Radio24, del Gruppo Sole 24 Ore, dove condurrà da domani il programma “Amici e Nemici”, in onda il sabato mattina.

Il presidente pugliese, che controlla un discreto pacchetto di consensi, soprattutto nella sua regione, non avrebbe ancora sciolto le riserve in via definitiva, ma si avvia comunque verso una rinuncia alla corsa alle prossime europee. Meglio rimanere in Puglia e aspettare che nel Pd si rimescolino le carte dopo il voto dell’anno prossimo. Emiliano è in scadenza in regione nel 2025, ma le elezioni regionali pugliesi potrebbero tenersi a febbraio 2026. Nessun terzo mandato, ma il governatore così si terrebbe le mani libere per un anno e mezzo, fino alla scadenza naturale della legislatura in Parlamento. Insomma, per Emiliano potrebbe esserci un futuro alla Camera o al Senato. Stesso discorso vale per Bonaccini, anche lui in scadenza nel 2025. Intanto il governatore dell’Emilia-Romagna consoliderebbe il suo ruolo di guida della minoranza interna del Pd. Una leadership contestata dagli stessi riformisti, che dopo il congresso hanno giudicato troppo assertivo l’atteggiamento di Bonaccini nei confronti di Schlein.  Nel frattempo alcuni alleati di Emiliano delle liste civiche che lo hanno sostenuto hanno incontrato Cateno De Luca, deciso a creare un listone autonomista Nord-Sud.

Zingaretti: “Con Schlein il Pd non arriva al 17%”

Poi c’è Nicola Zingaretti. Pure lui in Lazio può vantare un ottimo consenso personale. Ma c’è il rischio che sfumi anche la sua candidatura. Soprattutto dopo le rivelazioni de Il Foglio sulla confessione che l’ex governatore avrebbe fatto in privato ai suoi uomini più vicini. “Con questa non prendiamo manco il 17%”. Parole che hanno fatto infuriare l’entourage della segretaria. Nel frattempo Zingaretti ha sempre smentito l’ipotesi di una candidatura alle europee e potrebbe rimanere alla Camera, dove è stato eletto deputato alle ultime elezioni politiche.

Le titubanze dei big Pd al Nord

Dal Lazio alla Lombardia, un rebus per il Pd. Al Nord Ovest uno dei nomi è caldi è il sindaco riformista di Bergamo Giorgio Gori. Gori dovrebbe essere capolista perché un altro big e attuale europarlamentare ha deciso di non provare a bissare il seggio a Bruxelles. Si tratta dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, corteggiato da Schlein ma ormai sparito dai radar della prima linea della politica. Sempre nell’alveo della sinistra dem, c’è Andrea Orlando. L’ex ministro del Lavoro ha sostenuto Schlein al congresso ma, come Zingaretti, ha non pochi dubbi sulla presa elettorale della segretaria. Anche Orlando alla richiesta del Nazareno di candidarsi ha risposto che no, preferisce rimanere alla Camera dei Deputati.