Home Politics Editoria in crisi, Left in difficoltà. Il Quotidiano del Sud non paga i freelance

Editoria in crisi, Left in difficoltà. Il Quotidiano del Sud non paga i freelance

Editoria in crisi, Left in difficoltà. Il Quotidiano del Sud non paga i freelance

Il segnale è arrivato quando a Left – la rivista per un “pensiero nuovo a sinistra” – è saltato (l’oneroso) contratto di Vauro.

Non vengono più pubblicate le vignette del noto disegnatore che ha lavorato al Manifesto e con Michele Santoro. Secondo quanto può riferire True-News, le collaborazioni esterne sono state tagliate e molti dei freelance che scrivono per la testata hanno accumulato arretrati non pagati. Il periodo non è facile per l’editoria. Ma anche controverso.

Crisi editoria, periodo nero per stampa e periodici

Come riferisce Andrea Montanari di MilanoFinanza, i dati NielsenIQ per l’Associazione italiana editori fotografano per il mercato dei libri la vendita 15 milioni di copie, con un +44% rispetto allo stesso periodo del 2020 e il 31% in più del periodo gennaio-giugno 2019 che in termini di fatturato si traduce in un +42% sul 2020 e a un +28% sul 2019. Dall’altra parte per stampa e periodici si mette male. La pubblicità? Va tutta in televisione. A fine maggio – quindi prima di Euro2020 che avrebbe fatto da catalizzatore – il piccolo schermo si è mangiato il 70,6% degli investimenti pubblicitari totali. Un dato in netta crescita rispetto alla percentuale dei primi cinque mesi del 2020, quando durante i lockdown più duri, era pari al 67%. Proprio l’illusione della pandemia sta venendo meno.

Editoria in crisi, Left in perdita già prima della pandemia

“La gente tornerà a leggere” si diceva nel mondo giornalistico nei mesi delle chiusure in casa forzate, recuperando l’antico mantra simbolo di speranza per il settore. La pandemia, i dpcm, la necessitò di capire anche come comportarsi, avrebbe dovuto comportare un ritorno verso l’approfondimento tipico di carta stampata e non. Evidentemente non sta andando così. Ma i numeri dell’editore di Left – l’EditorialeNovanta srl di Matteo Fago, ex azionista dell’Unità che durante la crisi del quotidiano che fu del Pci litigò con il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, per la gestione del piano di salvataggio – mostrano ferite da ben prima della pandemia. Il gruppo che controlla anche la rivista Il Salvagente non ha ancora depositato il bilancio 2020. Quello 2019 parla di una perdita di esercizio di 1,2 milioni (in crescita rispetto al 2018). Un buco pauroso non tanto in assoluto ma se confrontato con il perimetro finanziario della società. Che con soli 15 dipendenti al 31 marzo 2021, ha un valore della produzione di poco inferiore a 1,2 milioni e spende 1,5 milioni solo per l’acquisto di servizi.

Piano di rilancio? Saltato (per ora)

Piano di rilancio? Per ora è saltato l’incontro Stampa Romana. Difficile pensare di operare tagli per rimettere in carreggiata un’auto che viaggia grazie a una mini redazione giornalistica già ridotta all’osso e che di fatto anche sull’online pubblica i contenuti del cartaceo.

La crisi dell’editoria: i casi Business Insider e Hearst Italia

Ma il problema non è di un singolo giornale. Ha chiuso dal nulla Business Insider, oscurando addirittura le pagine autore e i vecchi articoli dei collaboratori. Chi era assunto dentro il gruppo Gedi, magari con l’esclusiva, è stato ricollocato nelle testate del gruppo. Gli altri a spasso.

Come riferisce Prima Comunicazione, il 30 giugno invece è stato il turno di Hearst Italia, con l’ultimo giorno di lavoro per i 92 dipendenti che hanno accettato gli incentivi per lasciare l’azienda. Da sommare a 32 prepensionamenti nei prossimi due anni per raggiungere l’obiettivo di 124 uscite su 260 persone. Con la fuoriuscita di ben ben cinque direttori: Monica Mosca da Gente, Maria Elena Viola da Elle, Francesca Delogu da Cosmopolitan, Antonella Bussi da Marie Claire, Cinzia Felicetti da Marie Claire Maison. Questo il piano proposto da Giacomo Moletto, country manager di Hearst Italia e chief operating officer di Hearst Europe, ai vertici della casa editrice americana di fronte alla richiesta di rendere compatibili i costi con l’attuale situazione di mercato che vede un crollo delle entrate della stampa.

Il caso Will e la polemica su Imen Jane

La polemica invece su Imen Jane, l’influencer “economista” che ha infuocato i social ai primi di luglio, ha fatto finire nel mirino anche i conti di Will. La startup fondata nel 2019 che ha cambiato il modo di fare giornalismo e comunicazione su Instagram, perde mezzo milione di euro al primo bilancio della sua breve vita. È solo una startup, peraltro ben finanziata da investitori del settore sin dal primo round, e quindi tutto potrebbe cambiare nel giro di qualche anno con l’aumento dei ricavi o vendendo la società che comunque è diventata un simbolo, ma il disequilibrio è importante.

Guai con le banche per Edizioni Proposta Sud srl

Se i nuovi piangono, i vecchi non ridono. Nei guai con le banche è la Edizioni Proposta Sud srl (Eps). La creatura dell’ex direttore de Il Sole 24 Ore, Roberto Napoletano, che edita il Quotidiano del Sud non liquida i compensi maturati da freelance e collaboratori esterni nonostante gli impegni presi di pagare entro giugno. I problemi in corso sarebbero di natura finanziaria e bancaria. In un documento visionato da True-News, l’amministratore delegato di Eps, Stefano d’Ignazio, ha parlato di “inaspettata revoca di un finanziamento per liquidità covid già deliberato da primario istituto bancario” e di un’ulteriore “revoca di una linea di credito che sarebbe dovuta scadere nel 2021.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Gentile Direttore, le chiedo di rettificare immediatamente in più punti l’articolo a firma di Francesco Floris dal titolo “Editoria in crisi, cassa integrazione a Left. Il Quotidiano del Sud non paga i freelance”.

A cominciare dal titolo, infatti, l’articolo riporta una serie di inesattezze gravi. La redazione di Left NON è in cassa integrazione, le collaborazioni esterne NON sono state tagliate, il contratto di Vauro NON è «saltato» ma semplicemente non è stato rinnovato; inoltre NON è «saltato» nessun «incontro» con Stampa Romana (e non Assostampa, anche questa una grave inesattezza), infine NON è prevista «a breve» nessuna «uscita con un numero sui Cpr, Centri di permanenza per il rimpatrio dei migranti». Se può essere utile come informazione, sui Cpr abbiamo pubblicato un libro a novembre del 2019. Non entro nel merito delle cifre di bilancio che è pubblico e accessibile a chiunque, peraltro come è scritto correttamente nell’articolo si riferiscono al 2019.

Resto in attesa di un suo cortese riscontro

Cordiali saluti

Simona Maggiorelli