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Dove sono finiti gli inni dei partiti?

Miccichè Berlusconi Forza Italia

“E Forza Italia, per essere liberi. E Forza Italia , per fare e per crescere”. L’inno di Forza Italia, composto nel 1993 da Renato Serio, risuona in questi giorni dai megafoni della stazione Garibaldi e Cadorna di Milano, dove ogni giorno transitano migliaia di pendolari. L’unico superstite in un panorama politico che ormai ha abbandonato le colonne sonore partitiche.

Fedez e l’inno per i Cinque Stelle nel 2014

Era il 2014 quando Fedez – sì, proprio il marito della Ferragni – compose l’inno del Movimento Cinque Stelle. Si intitolava “Non sono partito” e, su ritmiche rap, l’influencer e artista milanese cantava: “Caro Napolitano, te lo dico con il cuore. O vai a testimoniare o passa il testimone”. Ancora più imbarazzante la rima successiva: “Dove sono i nastri dell’inchiesta. Si dice che Nicola Mancino scriva meglio con la destra”. Erano i tempi dei Cinque Stelle agguerriti anti-sistema che, alle elezioni del 2018, avrebbero conquistato il 32%. Oggi, invece, Fedez pontifica sul ddl Zan sul palco del primo maggio ma di musica per i partiti non ne scrive più. Anzi, se vogliamo, di musica si occupa ormai ben poco: i suoi guadagni derivano dalle attività come influencer e agente.

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Il PD? L’ultima canzone un inno a Veltroni

E il Pd? L’unica volta che il partito andò vicino ad avere un inno ufficiale fu il 2008 quando, dal circolo milanese, partirono le note di “I’m PD”, una cover di “Ymca” dei Village People che inneggiava a Walter Veltroni. Una trashata unica. Il video è scomparso da Youtube (forse per pudore?) ma lo si ritrova su Dailymotion. Vi spoileriamo solo le prime strofe: “Walter, io mi fido di te, dico Walter”. Non paghi di canzoni improponibili, i dem fanno uscire, nello stesso periodo, “Respiro Democratico”. Ed è sempre un elogio, cantato da una voce femminile, a Walter Veltroni e al suo motto: “Si può fare”. Purtroppo i due brani non spinsero il Pd alla vittoria. Che andò alla coalizione composta da Il Popolo della Libertà, Lega Nord e Movimento per l’Autonomia, che ottenne la maggioranza relativa dei voti e, in base alla vigente legge elettorale del 2005, la maggioranza assoluta degli eletti.

 

Bersani, invece, nel 2013 non si stancò più di tanto. Nessuna composizione originale commissionata, nessun testo inedito. Prima dei suoi comizi faceva risuonare “Inno” di Gianna Nannini. Per queste elezioni, nessun inno.

La Lega “in silenzio” dal 2017

Così come per la Lega la cui ultima colonna sonora risale al 2017, si intitolava “Padania Guarda Avanti, un pezzo folk, cantato da Sergio Borsato, che diceva: Fai sentire com’è forte la tua voce/Guida il popolo nella tempesta/Come la madre il figlio/Caccia oltre il fiume/Il potere falso che ci spreme”. “Va Pensiero” è stata per anni il tormentonte di Pontida mentre ai tempi di Bossi spopolava “Saluteremo Roma Ladrona” di Nando Uggeri: “”Saluteremo la Mafia e il Papa /E D’Alema e Berlusconi/E quei milioni di terroniChe non vogliono cambiar”.
E oggi? In un comizio Salvini ha fatto ascoltare “Ciao Ciao” de La Rappresentante di Lista, progetto che si è subito dissociato dal partito leghista. Fratelli d’Italia è accreditata dai sondaggi alla vittoria delle elezioni ma, se dovessero trionfare, Meloni & co non avrebbero un inno da cantare. Anzi, c’è quello di Mameli. Insomma, l’unica forza politica a tenere viva la moda degli inni di partito è Forza Italia.