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Destra ed Europee, Mannheimer: “Saranno decisive le questioni politiche nazionali”

MANNHEIMER MELONI SCHLEIN

Le Europee e i trend che ne determineranno l’esito? Devono ancora svilupparsi e entrare nel vivo. Parola di Renato Mannheimer, sondaggista e sociologo tra i più autorevoli in Italia, che discutendo con True-News invita a non trarre giudizi definitivi dalle discussioni di queste settimane.

Mannheimer: “C’è un’ampia fetta di elettori indecisi”

“Il tema importante da considerare”, nota Manneheimer, “è che ogni previsione netta prima dell’apertura della fase più intensa della campagna elettorale rischia di essere eccessivamente prematura perché c’è un’ampia fetta di elettori indecisi sia a destra che a sinistra“. Questa fetta è quantificabile in un bacino di votanti “potenzialmente pari a metà dell’elettorato ed è chiaro che a risultare decisivi saranno i temi di cui parleranno partiti e leader in campagna elettorale”.

Temi che, per Mannheimer, avranno “molto a che fare con l’agenda politica che il governo Meloni deciderà di seguire e applicare e dunque con le questioni oggetto di dibattito nella dialettica politica e in Parlamento”. Come da tradizione, nota Mannheimer, “il voto delle Europee non avrà al centro le ampie e strutturate discussioni sull’Europa che verrà, ma sarà un’elezione in cui saranno decisive le questioni politiche nazionali” su cui destra e sinistra sono destinate a polarizzarsi.

Fdi destinato a confermarsi primo partito?

Gli scenari che si delineano si inseriscono in un quadro in cui “la dinamiche interne ai due campi e le questioni politiche riguardanti il futuro dell’area centrista aumentano sicuramente il numero di indecisi, ma è difficile ipotizzare ad oggi grossi stravolgimenti”. Al netto degli esiti concreti che si delineeranno sulla scia della campagna elettorale, Mannehimer spiega che è “evidente una tendenza favorevole al ruolo di Fratelli d’Italia come primo partito, dunque quantomeno a una tenuta del consenso del partito della premier rispetto alle politiche”.

Quanto spiegato da Mannheimer aiuta a capire perché sostanzialmente il voto delle Europee possa essere un tagliando politico. Lo spirito con cui gli elettori si approcciano alle urne è quello del voto nazionale. E dunque della questione politica riconducibile al cuore del dibattito interno. In quest’ottica si inserisce anche il tema della candidatura dei leader, che ha visto per ora Matteo Salvini e Giuseppe Conte sfilarsi e Meloni e la leader del Partito Democratico Elly Schlein considerare l’ipotesi di correre.

Il peso della candidatura di Meloni secondo Mannheimer

Porta a Porta ha riportato nelle scorse giornate dati rilevati dall’Istituto Noto secondo cui una candidatura di Giorgia Meloni sulla scheda elettorale contribuirebbe a portare un aumento del 4% dei consensi di Fdi, facendo salire la formazione nazional-conservatrice dal 28% di cui la accreditano oggi i sondaggi fino al 32%. Per Mannheimer il consenso extra apportabile con la candidatura della premier è “difficilmente valutabile, realisticamente penso a un paio di punti come risultato possibile” ma “si apre un dato politico: con ogni probabilità, Meloni pescherebbe voti nel campo degli elettori di centrodestra e dunque Fdi potrebbe realisticamente crescere a scapito degli alleati di governo”, ovvero Lega e Forza Italia. Con tutte le prevedibili conseguenze del caso.

Del resto proprio un cambio dei rapporti di forza dopo le Europee 2019, con lo stacco leghista sul Movimento Cinque Stelle, aprì la fase che portò alla crisi del governo Conte I. Meloni può pensare di rafforzarsi sui partner di coalizione. Ma il dato politico che si potrebbe trarre da questo trend non necessariamente consoliderebbe la sua posizione. In ogni caso, la partita è apertissima. E Mannheimer con le sue parole lo conferma: la fase critica deve ancora arrivare.