Home Politics Decreti in Parlamento: primo strappo tra Governo Meloni e Mattarella

Decreti in Parlamento: primo strappo tra Governo Meloni e Mattarella

Decreti in Parlamento: primo strappo tra Governo Meloni e Mattarella

Perché potrebbe interessarti questo articolo? Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato un appello per un maggior rispetto delle prerogative parlamentari. Ma il governo ha accolto l’invito solo a parole. Perché, a quanto pare, nei fatti ha un orientamento diverso. Ecco i motivi.

Il Quirinale bacchetta il governo, che però tira dritto per la sua strada, anche al costo di sfidare la pazienza del Capo dello Stato. La moral suasion del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sembra essere infatti finita subito in naftalina con l’iter di conversione del decreto Assunzioni: aveva chiesto ai presidenti della Camere, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, una maggiore valorizzazione dell’iter parlamentare, evitando che nella conversione dei decreti ci finisse un po’ di tutto, come invece sta accadendo nelle ultime settimane.

Appello accolto a parole

Tra gli abusi della decretazione d’urgenza e la natura omnibus (ossia con norme molto diverse dalla base del provvedimento), il Colle ha ravvisato qualche forzatura di troppo. Così, sempre senza eccedere nei toni, ha fatto recapitare il messaggio, filtrato sulla stampa. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha fornito delle rassicurazioni: “Accoglieremo l’invito”, è stata la sintesi del discorsi.

Anche perché, da quanto si mormora a Palazzo Chigi, la stessa Giorgia Meloni è apparsa consapevole di aver fatto ampio ricorso ai decreti, seguendo lo stesso meccanismo dei predecessori che però lei criticava aspramente. “Ma abbiamo affrontato una serie di emergenze che ha richiesto un approccio pragmatico”, è la posizione informale che viene ripetuta a chi chiede chiarimenti. Da qui scaturiscono le parole di Mattarella.

Governo a pioggia su un altro decreto

Al netto delle dichiarazioni, la replica nei fatti è giunta da Montecitorio: il Governo ha lavorato a una trentina di emendamenti da presentare al decreto Assunzioni in discussione proprio in commissione alla Camera. Si tratta del provvedimento che prevede un piano di rafforzamento degli organici della Pubblica amministrazione. Dall’opposizione più di qualcuno ha fatto notare la mancanza dei requisiti necessari per varare un decreto. “Non c’è alcuna urgenza”, ha ripetuto in particolare il deputato del Partito democratico, Federico Fornaro.

Nonostante le critiche, però, l’esecutivo ha deciso di mettere pesantemente mano al testo, peraltro fermo da una settimana in commissione per sciogliere alcuni nodi politici. “Se sarà confermato il numero di quasi trenta emendamenti, significherebbe che il governo ha preparato un decreto in un decreto”, spiegano fonti parlamentari esperte di meccanismi istituzionali. Un tecnicismo? Così può sembrare.

Sgarbo a Mattarella

Il fatto politico e istituzionale però ha un peso specifico notevole: suonerebbe come uno sgarbo a Mattarella a poche ore dal suo confronto con Fontana e La Russa. E, da quanto si apprende, il presidente della Camera ha fatto pervenire un “messaggio” ai presidenti di commissione per vigilare sulla tipologia di emendamenti, mentre ha cercato un’intercessione con il Governo per avere un ruolo più equilibrato con il Parlamento. L’obiettivo, fin da subito, è di evitare una modifica così intensa del decreto Assunzioni.

D’altra parte c’è chi non crede che questa procedura possa trovare consistenza. Perché c’è chi intravede una possibile trappola politica: “I decreti oggi sono necessari per consentire al governo di portare avanti la propria azione politica, se ci affidiamo ai meccanismi del disegno di legge si rischia un rallentamento”, dice a microfoni spenti un esponente della maggioranza. Un’idea che non lascia troppo spazio all’immaginazione: va bene accogliere gli inviti del Quirinale. Ma poi all’atto pratico si segue la stessa strada. A cominciare dai prossimi provvedimenti.