Robert Fico lotta per la vita in Slovacchia dopo che ieri il 59enne premier di Bratislava è stato colpito al termine di un raduno pubblico in una cittadina di provincia da un 71enne che gli ha sparato cinque colpi di pistola. Alle radici dell’attacco, secondo le autorità, le divisioni politiche del Paese, recente confermate dalla vittoria dell’alleato di Fico, Peter Pellegrini, membro del medesimo partito populista e di sinistra, lo Smer, alle elezioni presidenziali.
Fico, un premier nel mirino due anni dopo Abe
Fico divide come ha sempre fatto, in una dinamica che lo ha portato a acquisire grandi consensi: premier dal 2006 al 2010, poi ancora dal 2012 al 2018, quando si dimise dopo l’uccisione del giornalista investigativo Jan Kuciak che indagava sui legami tra membri del suo partito e la ‘ndrangheta, è tornato al potere nel 2023 contestando la linea pro-Ucraina dei suoi predecessori, nei governi guidati dal partito populista di centro-destra Olano.
Il suo attacco segue di quasi due anni l’ultimo attentato a un capo di governo di notorietà internazionale, quello che nel luglio 2022 costò la vita a Shinzo Abe, ex primo ministro nipponico. In precedenza, nel 2021, ci fu il torbido caso della morte violenta di Jovenel Moise, presidente di Haiti, i cui esecutori materiali non sono ancora stati assicurati alla giustizia.
Da Palme alla Regina Beatrice, leader nel mirino
In Europa un caso del genere non si verificava da quindici anni. Il 1 maggio 2009 Karst Roeland Tates, un cittadino olandese di 38 anni, cercò di assassinare la regina d’Olanda Beatrice buttandosi con un auto a tutta velocità su una folla che attendeva il passaggio della Famiglia Reale ad Apeldoom. Morirono sette persone ma la regina si salvò. Questo è stato l’ultimo attentato di una serie di casi eclatanti a capi di Stato e di governo e figure in vista dell’Europa post-bellica.
Nel 2003 fu ucciso a Belgrado Zoran Djindjic, il primo ministro della Serbia-Montenegro che aveva guidato la destituzione dell’autocrate Slobodan Milosevic dopo la guerra con la Nato nel 1999. Lo stesso anno a Stoccolma fu uccisa a coltellate Anna Lindh, Ministro degli Esteri svedese, la cui morte seguì di diciassette anni lo scioccante assassinio di Olof Palme, leader socialdemocratico celebre per il suo terzomondismo ucciso fuori da un cinema a Stoccolma nel 1986.
In mezzo, nel 1999 Vazgen Sargsyan, primo ministro armeno, morì in un attentato con un’autobomba nella capitale Erevan. E nel 1989, in Romania, a morire formalmente in carica fu Nicolae Ceaucescu, arrestato, processato e giustiziato da un tribunale popolare durante la rivoluzione che pose fine al regime comunista, che morì nella giornata di Natale.
I caldi anni settanta
Nel 1980 era morto invece Francisco Sá Carneiro, premier portoghese socialdemocratico che perì in un incidente aereo dalle dinamiche simili a quelle con cui, nel 1962, in Italia era morto Enrico Mattei, su cui le inchieste hanno adombrato la presenza di una bomba a bordo. Due anni prima si verificò la drammatica vicenda della morte dopo il sequestro da parte delle Brigate Rosse dell’ex primo ministro italiano Aldo Moro. Negli Anni Settanta in Spagna morì, nel 1973, Luis Carrero Blanco, assassinato dall’Eta in un celebre attentato dinamitardo alla sua macchina.
Chi, come Fico, è scampato agli attentati
Hanno scampato poi attentati altri capi di Stato e governo europei: Papa Giovanni Paolo II (1981), Margaret Thatcher (1984), Jacques Chirac (2002) per fare alcuni nomi. L’attentato a Fico ci riporta a un’epoca di violenze che si credeva dimenticata. Segno della tensione palpabile dell’Europa di oggi, mai così divisa dai tempi della fine della Guerra Fredda. E in un mondo che, come ci dimostrano le rivolte degli anni scorsi (da Capitol Hill a Brasilia), vede un atteggiamento sempre più scettico e violento verso l’ordine costituito farsi strada. Tutto a danno della tenuta della democrazia globale.