Home Primo Piano Comunità alternative: da Raxa a Nomadelfia, fino alla piccola Repubblica Užupis di spiriti liberi

Comunità alternative: da Raxa a Nomadelfia, fino alla piccola Repubblica Užupis di spiriti liberi

Comunità alternative: da Raxa a Nomadelfia, fino alla piccola Repubblica Užupis di spiriti liberi

Perché leggere questo articolo? Dalla nuova comunità Raxa dello chef Leemann, in Svizzera, all’italiana Nomadelfia. Fino a Užupis, la Repubblica indipendente più piccola al mondo, situata in Lituania. Un viaggio attraverso alcune delle realtà che, in Europa, prendono le distanze dal consumismo e dalla frenesia del nostro mondo.

Sto pianificando la mia scomparsa, il mio ritiro nella foresta“. Detto fatto. Lo chef stellato Pietro Leemann è stato di parola. Non solo lascia il ristorante Joia ai suoi dipendenti, ma andrà davvero nel bosco. Nel 2025 infatti il cuoco si trasferirà in Svizzera, più precisamente a “Raxa”, una comunità spirituale in costruzione nella zona di Centovalli, dove vivrà da monaco della religione indiana Krishnaita. Una scelta che potrebbe sembrare più bizzarra che audace, rara ma di certo non unica. Se già a inizio Novecento proprio in quelle zone si viveva da asceti, attualmente esistono e sopravvivono altre comunità analoghe. Dall’Italia alla Lituania,

Lo chef Leemann e la sua comunità “Raxa” in Svizzera

Dal grembiule al saio. Così Leemann, il primo chef ad avere conquistato una stella Michelin con la cucina vegetariana, si sposta nel Ticino per vivere nella comunità spirituale che ha contribuito a costruire in prima persona. Si tratta di “Raxa”, che in sanscrito significa “autenticità”. “Un villaggio rispettoso della natura, degli animali, delle persone”, spiega lo stesso Leemann. “Una comunità aperta al mondo. Chiunque potrà venire, meditare e pregare con noi. Restare un giorno, sei mesi oppure per sempre. E manterremo la comunità con l’affitto delle camere agli ospiti, le esperienze nei ristoranti, la vendita di prodotti e manufatti e le donazioni”.

A Raxa lo chef vivrà secondo i principi della sua religione Krishnaita, da monaco. “Da tempo ho fatto delle scelte ascetiche. Sono vegetariano, non bevo alcolici, non consumo droghe né il caffè. Non cambierà nulla rispetto alla mia vita a Milano. Ma vivrò all’interno di una comunità, insieme alla mia compagna Rachele e ad altre persone che stanno lavorando a questo straordinario progetto di comunità internazionale”, ha affermato Leemann.

Lo chef, però, non appenderà il suo estro culinario al chiodo. A Raxa guiderà due ristoranti. “Uno più semplice di cucina vegetariana di montagna e uno più elevato all’interno del tempio. Sarà una vera e propria ‘cucina dei templi’, dove il cibo verrà accompagnato da un’esperienza, da un insegnamento, da una ritualità. Gli alimenti serviti saranno tutti biologici, prodotti nel villaggio o raccolti lì attorno. La trasformazione del cibo sarà il più semplice possibile, i gusti molto puliti, l’utilizzo di spezie ed erbe aromatiche avrà uno scopo, come nell’Ayurveda”.

Dal Novecento niente di nuovo sotto il sole del Ticino

Pietro Leemann ha rivoluzionato un’epoca col suo ristorante vegetariano Joia, il primo a ricevere una Stella, anticipando di molto “l’ondata veggie” che sta conquistando l’Europa. Con Raxa, però, non ha inventato nulla di nuovo. Anzi, sembra ispirarsi e riproporre la comunità Monte Monescia, meglio nota come Monte Verità. Una “cooperativa vegetabiliana”, cioè vegetariana, di inizio Novecento fondata proprio nelle stesse zone della Raxa di Leemann. Precisamente ad Ascona, sempre nel Canton Ticino in Svizzera.

Si trattava di una colonia di teosofi (cultori di dottrine esoteriche), nudisti, amanti della natura, in cui si immergevano coltivando la terra e passeggiando. Monte Verità è stato un luogo di ritrovo, o anche solo di passaggio, per intellettuali e per tutti coloro che cercavano una via di fuga in alternativa allo stile di vita capitalista, borghese e guerrafondaia dell’epoca. Un mondo utopico che, nel 1926, divenne proprietà del banchiere tedesco Eduard von der Heydt, che vi costruì un albergo in stile Bauhaus.

Comunità anche in Italia: Nomadelfia a Grosseto

Non serve andare troppo lontano, né col tempo né con lo spazio, per trovare altre comunità che vivono contro il consumismo e la frenesia del mondo attuale. Basta infatti recarsi a pochi chilometri da Grosseto, in Toscana, per scoprire Nomadelfia. Una comunità di diverse centinaia di persone che hanno deciso di vivere seguendo i dettami del Vangelo come stile di vita. A Nomadelfia il denaro non serve. Si lavora senza essere pagati, la proprietà privata non esiste e tutti i beni prodotti sono in condivisione. Tutto si basa su un fortissimo spirito di collaborazione e solidarietà, che tende a sfaldare il comune concetto di nucleo familiare.

Verso una grande e unica famiglia allargata, nata dall’idea di don Zeno Saltini, che si impegnava a dare una casa ai numerosi bambini che gli orrori della guerra rendeva orfani, negli anni della seconda guerra mondiale. Una società dedita alla pace quella di Nomadelfia, il cui terreno sorge sul campo di concentramento di Fossoli. Distrutto il filo spinato e le barriere, rinasce una collettività nuova, basata sui concetti di fratellanza come suggerisce il nome stesso del villaggio. Nomadelfia infatti deriva da “nomos” e “adelphia” – legge e fraternità – e richiama il concetto di un luogo modello di virtù per molti credenti che sperano in una società più buona e giusta.

La piccola Repubblica di Užupis, dove essere felici è un diritto

Nel profondo nord dell’Europa si trova la repubblica indipendente più piccola del mondo. E’ Užupis, un quartiere della capitale lituana Vilnius. Uno stato nello stato. Un’area inferiore a un chilometro quadrato, con appena 7mila abitanti. Nata – forse per scherzo – il 1° aprile 1997, dal sogno utopico dell’artista Romas Lileikis, che ancora oggi ne è Presidente. Užupis, che in lituano significa “dall’altro lato del fiume”, dopo fasi di degrado e decadenza è diventato un’eclettica contrapposizione di architettura del blocco sovietico ed estro artistico. Un esempio di comunità fondata sui valori di fratellanza, tolleranza, arte e pace. Con tanto di bandiera, inno, parlamento che si riunisce in un bar e una costituzione benedetta da Papa Francesco. “Ognuno ha il diritto di essere felice”. Così recita il sedicesimo dei 41 articoli della Costituzione della minuscola repubblica, tradotta in 26 lingue e affissa per le strade. “A Užupis si può amare, accarezzare, sentire, ma non si può possedere”. E’ quello che si legge aggirandosi in quello che vuole configurarsi come l’El Dorado dell’onestà. Come una piccola terra di grandi spiriti liberi.