Home Politics Europee 2024 Europee, in Francia solo l’astensionismo è più forte di Le Pen. E Macron arranca…

Europee, in Francia solo l’astensionismo è più forte di Le Pen. E Macron arranca…

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Perché questo articolo potrebbe interessarti? Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, è dato in testa in Francia per le prossime europee: “Per l’esito del voto saranno decisivi i giovani e gli astensionisti”, ha dichiarato lo scrittore italofrancese Maxence Smaniotto a true-news.it.

Con i suoi 65 milioni di abitanti, il peso elettorale della Francia alle elezioni europee è sempre stato molto importante. I gruppi parlamentari che a Strasburgo vanno poi a comporre l’assise continentale, puntano anche sul successo dei propri rappresentanti francesi per accrescere la propria pattuglia di europarlamentari.

Considerando l’ascesa dell’Afd in Germania, in Francia si guarda con attenzione anche alla prestazione di Rassemblement National, il partito di Marine Le Pen, per capire la portata della pronosticata avanzata della destra in Europa: “I sondaggi dicono che la formazione della destra francese – ha sottolineato su true-news.it lo scrittore italo-francese Maxence Smaniotto – è al 30% e dovrebbe diventare il primo partito del Paese”. Tuttavia, il vero protagonista del voto transalpino potrebbe essere rappresentato dal partito dell’astensionismo, un’incognita che grava sui risulti finali che usciranno dalle urne.

I giovani potrebbero disertare il voto in Francia

Una questione importante in Francia è quella di natura generazionale. Nel corso dell’intervista, Smaniotto ha più volte pronunciato il termine “giovani”: sono i più giovani che probabilmente in massa il prossimo 9 giugno faranno altro piuttosto che andare al voto, ma al contempo sono proprio i più giovani a costituire l’ossatura militante dei partiti, a destra come a sinistra.

“Per le europee tradizionalmente l’elettorato francese rimane a casa – ha spiegato lo scrittore, da anni trapiantato per lavoro tra Marsiglia e la Provenza – qui le uniche elezioni veramente sentite sono quelle presidenziali, già nelle legislative la percentuale di affluenza si abbassa notevolmente e quando si deve votare per il parlamento europeo difficilmente si raggiunge il 50% di elettori alle urne”.

Anche per il prossimo voto continentale l’aspettativa sull’affluenza è molto bassa: “Andranno al voto soprattutto i cinquantenni – ha aggiunto Smaniotto – quelli cioè che hanno vissuto in pieno l’era di Maastricht, i ventenni e i trentenni invece probabilmente in gran parte resteranno a casa”. Ma è qui che scatta il paradosso tutto francese: “I giovani in Francia sono quelli che fanno più militanza nei partiti, ma al tempo stesso costituiscono la categoria meno affezionata alle urne”, ha dichiarato l’autore.

Ad ogni modo, l’orientamento dei più giovani probabilmente orienterà anche l’esito elettorale. Anche perché, al netto dell’astensionismo riscontrato nelle nuove generazioni, buona parte dei protagonisti delle europee saranno trentenni o poco più che trentenni. Josep Bardella ad esempio, presidente di Rassemblement National, è classe 1995. Sarà lui, a nemmeno trent’anni, a guidare la pattuglia della La Pen a Strasburgo.

“Qui è una questione culturale, si dà spesso subito fiducia a chi dimostra carisma e ha delle belle idee – ha rimarcato Smaniotto – conosco bene anche l’Italia e in effetti è diverso rispetto alla Francia, visto che nella penisola vige una sorta di gerontocrazia”. Tra astensionismo e militanza, l’impressione è che il comportamento dei giovani sarà determinante non solo per comprendere la distribuzione dei seggi delle europee ma anche (se non soprattutto) il futuro politico francese.

Perché Le Pen è data come favorita

Legata alla questione giovanile è anche l’ascesa di Rassemblement National, partito che andrà a rinforzare le fila del gruppo Identità e Democrazia, quello di cui faranno parte a Strasburgo anche l’Adf tedesca e l’italiana Lega. I sondaggi danno la formazione di Le Pen al 30%: “Non si tratta di una sorpresa – ha dichiarato Smaniotto – il partito di Le Pen tradizionalmente prende più voti alle europee che alle legislative, già 5 anni fa è risultato vincente e davanti alla coalizione di Emmanuel Macron”.

In apparenza, anche questo potrebbe sembrare un paradosso: un partito euroscettico che ottiene poi i suoi migliori risultati in Europa. “Ma qui il paradosso non c’è – ha chiarito lo scrittore ai nostri microfoni – Le Pen non ha più una retorica euroscettica dalle presidenziali del 2017, non ha più da allora nel suo programma l’uscita dall’Europa o dalla zona Euro. Lei spera di far ottenere al suo partito quanti più seggi possibili a Strasburgo e rinforzare il gruppo europeo a cui appartiene”.

In poche parole cioè, oggi la strategia di Rassemblement National è quella di gridare “Prima la Francia” all’interno delle istituzioni comunitarie e non mettere in discussione l’esistenza delle stesse. Un percorso, a pensarci, non così lontano da quello compiuto dalla Lega di Salvini negli ultimi anni. Con la differenza però che se in Francia Le Pen continua a incrementare il consenso, in Italia il Carroccio appare sempre più in difficoltà specialmente al confronto della destra di Giorgia Meloni.

“Inoltre occorre smontare una convinzione – ha aggiunto Smaniotto – e cioè che per Rassemblement National votino soprattutto i più anziani. Al contrario, c’è una forte partecipazione giovanile, ci sono tanti trentenni che militano nel partito e che in questi anni hanno contribuito alla costante avanzata di Le Pen a livello nazionale”.

Il legame con l’elettorato più giovane, i toni differenti e più smorzati sull’Europa e un atteggiamento da partito di governo e non solo di opposizione, hanno permesso alla formazione della destra francese di diventare molto popolare. E ad apprestarsi a essere primo partito di Francia.

Macron arranca, i socialisti tornano a galla

Ma ovviamente per le prossime europee il tema in Francia non riguarderà unicamente il possibile successo della destra. Gli occhi sono puntati anche sulla tenuta di Emmanuel Macron, il cui partito En Marche è dato al 20% e dunque al secondo posto: “Oggi Macron sembra più verso destra, all’inizio invece il suo centro ha raccolto consensi da sinistra e ha eroso il consenso per i socialisti – ha spiegato Smaniotto – En Marche mantiene comunque un orientamento centrista”. In Europa, il partito del presidente francese si andrà a posizionare nel gruppo dei liberali di Renew, a cui appartengono sulla sponda italiana Matteo Renzi, Emma Bonino e Carlo Calenda. Stati Uniti d’Europa e Azione quindi, se dovessero oltrepassare la soglia di sbarramento, si siederebbero con i fedelissimi di Macron.

“Al terzo posto nei sondaggi troviamo i socialisti con il 12% – ha poi proseguito Smaniotto – il partito è in ripresa dopo aver ottenuto appena l’1.7% alle presidenziali del 2022, punto più basso della sinistra francese”. Per la prima volta dopo diversi anni, i socialisti potrebbero superare a sinistra la coalizione La France Insoumise, guidata da Jean-Luc Mélenchon e ferma nei sondaggi all’8%.

La destra gollista, appartenente alla famiglia dei popolari europei e dunque alleata in Europa di Forza Italia, si fermerebbe invece al 7%. Magro invece, secondo le intenzioni di voto, il bottino per Eric Zemmour: con il suo partito “Reconquete!”, alleato di Giorgia Meloni a Strasburgo, non andrebbe oltre il 6%.