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Concorso scuole, una goccia nel mare della precarietà

Concorso scuole, una goccia nel mare della precarietà

Perchè leggere questo articolo? Tutto pronto per il concorso scuole 2024. Gli aspiranti docenti saranno impegnati nelle prove dall’11 al 19 marzo. Un appuntamento atteso con ansia, soprattutto dai tanti insegnanti precari del nostro Paese. Ma, purtroppo, anche questa maxi tornata non risolverà il problema del precariato della scuola.

La campanella sta per suonare. E’ quasi finita l’attesa per il maxi concorso scuole, che quest’anno vedrà contendersi oltre 373mila candidati per le quasi 45mila cattedre a disposizione. Nello specifico, sono 15.340 i posti in ballo per la scuola dell’infanzia e primaria, e 29.314 quelli per la secondaria. Il via alle prove è segnato per lunedì 11 marzo e vedrà il debutto di una nuova modalità di selezione “computer based”.

Anche il test in sé cambia veste. Gli aspiranti docenti di ruolo dovranno sostenere una prova scritta di 100 minuti che prevede 50 quesiti a risposta multipla di contenuto non disciplinare. Le materie d’esame saranno pedagogia, psicopedagogia e didattica. Oltre a domande d’inglese e competenze digitali. Per superare gli scritti bisognerà raggiungere i 70 punti su 100. Successivamente si passerà all’orale, incentrato sulla materia per cui ci si candida. La prova durerà massimo 45 minuti per la scuola secondaria, e 30 minuti per infanzia e primaria.

Allarme precarietà tra i docenti italiani

Secondo il ministro Giuseppe Valditara, questa tornata di concorsi sarà decisiva per invertire la rotta del precariato insegnante. Un problema serio che, nonostante gli sforzi, continua a gravare sulla scuola italiana. Dal 2015 ad oggi, infatti il personale di ruolo è aumentato lievemente, mentre quello precario abbonda. Con circa 17mila insegnanti a tempo determinato in più ogni stagione scolastica. Stando alle stime di Uil-Scuola, circa 250mila docenti su 900mila sono precari. Nel sostegno lo sono sei su dieci.

Inoltre, se già le retribuzioni dei professori italiani sono tra le più basse dell’Ue, gli insegnanti non di ruolo non ricevono lo stipendio dall’inizio dell’anno scolastico. Il ritardo è sistemico: di media ogni busta paga arriva 3 o 4 mesi dopo. Infatti c’è chi non ha ancora percepito lo stipendio di settembre 2023. Anche se il 18 gennaio scorso sono stati sbloccati 300 milioni di euro per iniziare a saldare i ritardi.

Anche questo concorso non risolverà il precariato delle scuole

L’ottimismo di Valditara sul maxi concorso docenti viene subito smorzato dai dati. Le principali criticità riguardano le disomogeneità riscontrate sia a livello territoriale sia per tipologia di insegnamento. Infatti ci sono territori in cui i candidati sono molti di più rispetto ai posti disponibili e situazioni, soprattutto al Nord, in cui sono decisamente meno rispetto alla cattedre in ballo. Mentre si contano, comunque, oltre 200mila supplenze e contratti a tempo determinato nell’anno scolastico in corso.

Il maggiore squilibrio territoriale si riscontra nel sostegno, con tantissimi candidati al Sud rispetto ai pochissimi posti banditi. Ciò significa che, seppur tutti i candidati risultassero vincitori di concorso rimarrebbe ancora una grossa sacca di ruoli non coperti. Per questo motivo la segretaria della Flc Cgil, Manuela Calza – intervistata da Fanpage.it -, ritiene che questa tornata di concorsi sia solamente una “goccia nel mare” che non andrà a risolvere il problema del precariato insegnanti. Secondo lei, urge il bisogno di stabilizzare l’oceano di contratti annuali a tempo determinato. E valorizzare la professione docenti, da tempo non attrattiva anche a causa dei lunghi iter di selezione e degli stipendi esigui.