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Il conclave anticipato di Papa Francesco

Il conclave anticipato di Papa Francesco

Venti nuovi cardinali, provenienti da ogni angolo del mondo. Ma soprattutto scelti dal Papa Francesco, che con le nomine nel suo ottavo Concistoro ratifica a maggioranza dei membri da lui scelti nel collegio cardinalizio. Una sorta di conclave anticipato? Marco Grieco, vaticanista che ha collaborato per vari giornali, tra cui Domani e L’Espresso, prova ad analizzare con true-news.it analizza lo scenario e i possibili sviluppi ai vertici della Chiesa.

Dottor Grieco, che significato hanno le chiamate di Papa Francesco? Più che un concistoro è un “conclave anticipato”?

Con l’ottavo concistoro di papa Francesco, oltre la metà del collegio cardinalizio è costituito da porpore da lui scelte: si tratta di cardinali nuovi, a volte sconosciuti, provenienti da diverse parti del mondo. La loro permanenza in Vaticano per quattro giorni, perché il papa li ha voluti istruire sulla nuova costituzione apostolica, è stata sicuramente un’occasione unica per conoscersi. Quindi, più che conclave anticipato, sarebbe preferibile parlare di un pre-conclave: il papa è al suo ottavo anno di pontificato e la salute non gli dà le energie che vorrebbe. In futuro questa quattro giorni sarà vista come un’occasione sicuramente utile per il collegio cardinalizio che eleggerà il suo successore.

Bergoglio ha omaggiato Celestino V, il primo pontefice dimissionario. Quanto è probabile un’abdicazione?

All’inizio, la coincidenza dell’omaggio al primo papa dimissionario nella storia della chiesa e il concistoro straordinario sono stati letti come segni di una sua imminente abdicazione. Ma i rumor sono stati smentiti da Francesco stesso. Il papa ha sempre sostenuto l’eventualità delle dimissioni se gli mancheranno le forze già dai tempi della conversazione con Nelson Castro (La salute dei papi). Ma non ci sono le condizioni oggi.

Qual è l’identikit del prossimo “papabile”?

Non c’è un profilo del prossimo papabile, perché quanto avviene dentro il conclave non segue le logiche precipue del mondo secolare. Per di più, il collegio cardinalizio oggi è composito, più defilato rispetto a Roma quale centro di potere, dovrà esprimere un afflato globale della chiesa. È innegabile che dentro il collegio di cardinali vi siano diverse correnti, da quelle bergogliane a quelle più reazionarie. Il futuro nome, ipotesi per ora abbastanza lontana, ci dirà la direzione che prenderà la chiesa cattolica.

I nuovi porporati provengono da Brasile, India, Timor Est, Corea del Sud e Stati Uniti. Una chiesa sempre più globale e sempre meno italiana?

Sicuramente. Gli italiani rappresentano ancora la maggioranza con 21 cardinali elettori su un totale di 131. Ma la percentuale scema di anno in anno. Francesco non ha mai fatto mistero di una sua distanza verso il clericalismo e le strutture di potere della gerarchia ecclesiastica, e Roma ne è il teatro. Certo, ci sono situazioni di rottura, come il cardinale arcivescovo di Bologna, Stefano Zuppi, un porporato sociale. Ma sono mosche bianche nel pantheon della curia romana.

Però il cardinale Becciu è stato reintegrato. Cosa comporta?

Per ora non comporta nulla. Becciu è stato chiamato dal papa e reintegrato come cardinale, ma bisogna attendere l’esito del processo in corso per capire se potrà riavere le sue prerogative da porporato. Va detto che dopo quella che Alberto Melloni chiamò «crocifissione cautelare», oggi Papa Francesco è apparso più garantista, abbracciando la presunzione d’innocenza anche per Becciu.

È tempo di elezioni. La campagna elettorale è iniziata al meeting di CL. Tutti i politici vanno a Rimini, ma i cattolici sanno dove andare?

Nel meeting di Rimini da poco concluso, i cattolici non hanno fatto sentire una voce unitaria. C’è chi se ne lamenta, ricordando la stagione della Dc o la parentesi dei cosiddetti cattolici adulti. Eppure, forse già dall’esperienza Prodi, emergeva uno stridore tra sentire politico e chiesa cattolica (penso ai cosiddetti Pacs) che aveva in nuce lo scollamento di oggi. Ernesto Galli della Loggia pochi giorni fa sul Corsera invitava i cattolici a svincolarsi da qualsiasi «patronage della chiesa cattolica» ed ha ragione. Non è più il tempo di benedizioni dall’alto. Forse non è più il tempo di un impegno politico che non tenga conto dei rivolgimenti sociali di oggi.