Home Esclusiva True Campi di prigionia in Libia, Scavo: “L’Italia finanzia questo orrore”

Campi di prigionia in Libia, Scavo: “L’Italia finanzia questo orrore”

Nello Scavo

Perché leggere questo articolo? “Campi dell’orrore”, così vengono chiamati i campi profughi in Libia. True-News.it ha intervistato il giornalista d’inchiesta Nello Scavo che ha parlato della situazione in cui versano questi lager, spiegando anche la posizione dell’Onu in materia. Si è anche espresso sul controverso “Memorandum Italia-Libia”, menzionando anche le responsabilità italiane sulla questione migranti.

Campi, prigioni, lager“. Ognuno ha un modo diversi di chiamare i campi profughi in Libia. True-News.it ha intervistato il giornalista d’inchiesta Nello Scavo per spiegare il suo punto di vista sugli orrori che vengono commessi in questi campi da moltissimi anni. “Io stesso sono andato nel 2017, ma dal 2019 mi hanno sconsigliato di mettere piede in Libia“, ha affermato Scavo durante l’intervista.

Scavo: “Il papa li chiama lager e ha ragione”

Io li chiamo campi di prigionia. Il Papa li chiama lager e ha ragione. Io preferisco chiamarli campi di prigionia perché mi sembra più attinente rispetto a quello che si fa”, ha esordito così Nello Scavo riguardo il giusto nome per chiamare questi “campi degli orrori”. “Si tratta di strutture istituzionali dove questo tipo di prigionia è istituzionalizzata. Alcuni sono veri e propri lager nel senso che sono luoghi di torture. In altri invece la permanenza è traumatica però non sembra si arriva alla vendita di esseri umani”.

“L’Italia? Complice di questo sistema che va avanti da anni”

L’Italia ha destinato 100 milioni di euro alla guardia costiera libica per “imprigionare” i migranti. Scavo definisce questa somma “la punta dell’iceberg” di tanti altri pagamenti effettuati nel tempo. Il nostro paese è “complice di questo sistema perché consapevole di quello che accade nei campi”. Consapevole perché negli anni ci sono stati diversi rapporti su quello che succede all’interno. “Il primo rapporto sui campi in Libia venne firmato dal generale Mori e, riferendo alle Camere, disse che i suoi stessi uomini visitando quelle strutture furono costretti ad uscire perché ebbero il voltastomaco”.

La farsa di Piantedosi sui campi in Libia

Insomma, un’Italia che continua a negare la verità. “Piantedosi deponendo al processo di Salvini ha finto di distinguere tra campi di prigionia ufficiali e quelli dei trafficanti“. Distinzione, secondo Scavo, falsa. “Le Nazioni Unite dicono che queste distinzioni sono superate da tempo. I campi di prigionia sono gestiti dai trafficanti che sono espressione diretta delle istituzioni libiche”, ha specificato.

Ecco perché l’Onu non può intervenire in materia

Alla domanda sul perché l’Onu non intervenga direttamente nonostante le tante accuse trapelate negli anni (omicidio, tortura, stupro, e schiavitù tra le tante), Scavo ribadisce che “la Libia non è un paese che aderisce alla Convenzione Internazionale sui diritti dell’uomo“, riducendo il campo di movimento delle Nazioni Unite. “L’Onu inoltre non può visitare i campi di prigionia senza il permesso delle autorità libiche“. Scavo lo definisce un procedimento molto lungo che ha allarmato spesso le Nazioni Unite. “Sono state mostrate soltanto alcune aree dei campi di prigionia in cui si vedevano solo alcune stanze riordinate con peluche per bambini e kit sanitari per la prima accoglienza”. Una farsa che mostra come anche un’organizzazione internazionale così importante come l’Onu abbia poco potere decisionale in materia.

Nello Scavo: “Il nostro paese finanzia questo orrore”

“La cosa scandalosa è che un paese come l’Italia che è tra i primi firmatari della Convenzione di Ginevra sui diritti dell’uomo continui a finanziare questa filiera dell’orrore“. Queste le dichiarazioni di Scavo durante l’intervista per True-News.it. Il giornalista continua a specificare che l’Italia è consapevole e colpevole quanto la Libia sulla gestione dei campi. Il nostro paese infatti finanzia questo orrore “senza neanche in cambio chiedere la sottoscrizione della convenzione sui diritti dell’uomo”.

Memorandum Italia – Libia? “Memorandum della vergogna”

Sulla questione Memorandum Italia – Libia, Scavo preferisce chiamarlo “memorandum della vergogna” perché “è stato approvato da tutti i governi italiani senza interruzione”. Il giornalista ha tenuto a ribadire che “il memorandum è stato sempre rinnovato con la promessa e l’impegno italiano che successivamente al rinnovo si sarebbero implementate le attività per la protezione dei diritti umani in Libia”. Questa promessa però è sempre stata disattesa. Secondo Scavo uno dei tanti problemi di questo memorandum è la mancanza di trasparenza, non conoscendo i dettagli operativi. Quello che si sa è che, anche quando prevedeva un potenziamento delle iniziative in favore dei diritti umani, “è stato totalmente disatteso dalle autorità libiche”. Questo dimostra due cose secondo Scavo: “O che o l’Italia se n’è disinteressata o che non è in grado di convincere la controparte ad applicare fino in fondo quanto stipulato con le autorità libiche“.

Scavo: “Noi abbiamo il dovere di denunciare”

In conclusione dell’intervista, Scavo ci ha tenuto a specificare una questione. “Io non sostengo che tutti i migranti che siano in Libia debbano arrivare in Italia“. Quello che preme il giornalista sono le giuste condizioni di vita dei migranti. “Io sostengo che vada rispettato il diritto internazionale” ha aggiunto. “Fino a quando le persone saranno trattate in queste condizioni e anche un solo centesimo viene usato per torturare o stuprare noi abbiamo il dovere di denunciare”, ha concluso.