Home Politics Attenti al Lupi: così l’ex ministro è diventato il salvagente di Meloni

Attenti al Lupi: così l’ex ministro è diventato il salvagente di Meloni

maurizio Lupi

Perchè questo articolo potrebbe interessarti? Uno spettro si aggira nel centrodestra, è lo spettro di Maurizio Lupi. Tra audio imbarazzanti e liti sulle nomine, il nascituro governo di Giorgia Meloni non sembra conoscere pace. Ma ecco che l’azione del grande tessitore di Noi moderati sembra correre in soccorso della premier in pectore. Maurizio Lupi, con lo 0,9 %, sta già diventando decisivo per gli equilibri della maggioranza. Tanto che Fratelli d’Italia ha “regalato” 3 senatori, e valuta un prestito di alcuni deputati per aumentare il peso parlamentare e di attrazione di questo contenitore moderato. 

Prendere lo 0,9 per cento di voti alle elezioni per diventare decisivo. Nonostante alle spalle non ci sia nemmeno un partito, ma una coalizione composita, Noi Moderati. Sembra una fantasia romanzesca, ma è quanto sta realizzando Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture, che ha appena iniziato la sua sesta legislatura, in cui è candidato a un ruolo da protagonista. Uno scenario che appariva impensabile nelle scorse settimane. In pochi giorni, alla Camera, è invece uno degli uomini più cercati dai giornalisti, ma anche dai colleghi che lo vedono come la chiave di stabilità della nascente maggioranza.

Lupi possibile ministro dei Rapporti con il Parlamento?

Tanto che tra le indiscrezioni viene indicato come possibile ministro dei Rapporti con il Parlamento, ruolo non proprio secondario visto che tiene i fili tra Palazzo Chigi e le assemblee di Montecitorio e Palazzo Madama. Il motivo è semplice: mentre si agitano le acque tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, anche a causa delle parole sulla guerra in Ucraina, Lupi è garante del pieno sostegno a un esecutivo di centrodestra. Senza colpi di testa, né uscite imprudenti.

“Il governo di centrodestra che nascerà sarà europeista e atlantista senza se e senza ma”, ha scandito per sgomberare il campo da illazioni. Un profilo da moderato a tutto tondo. Non è un mistero che dalle parti di Fratelli d’Italia abbiano particolarmente apprezzato la lealtà manifestata, e la promessa di restare nell’alveo del centrodestra senza cedere alle sirene terzopoliste. Perciò i fedelissimi di Meloni hanno concesso “in prestito” ben 3 senatori pur di far nascere il gruppo a Palazzo Madama, che per regolamento necessita di sei unità. Noi Moderati ne conta solo due, Antonio De Poli e Micaela Biancofiore, a cui si è aggiunto Mario Alejandro Borghese del Movimento associativo italiani all’estero (Maie).

Ed ecco che è arrivato il soccorso di FdI, con Antonio Guidi, Giovanna Petrenga e Giorgio Salvitti

Ed ecco che è arrivato il soccorso di FdI, con Antonio Guidi, Giovanna Petrenga e Giorgio Salvitti, che hanno fatto nascere il gruppo ribattezzato Civici d’Italia. «Vedrete che diventerà il contenitore dei fuoriusciti da Forza Italia», mormora una fonte, rigorosamente sotto garanzia di anonimato, di centrodestra. Una tesi che trova molti proseliti. Lo stesso percorso sarà seguito alla Camera, osserva in Transatlantico un deputato che ben conosce le dinamiche parlamentari.
Al momento Noi Moderati è una componente, all’interno del gruppo Misto, che conta su nove deputati: 7 eletti nelle liste dei centristi, più Franco Tirelli proveniente dal Maie e Calogero Pisano, entrato a Montecitorio con Fratelli d’Italia, ma che è stato sospeso dal partito di Meloni per aver definito Hitler “un grande statista di 70 anni fa”. Dinanzi a un parlamentare in più si può chiudere un occhio per le improvvide dichiarazioni. Anche perché per costituire un gruppo occorrerà avere qualche altra unità aggiuntiva, 3 o 4, e la deroga da parte dell’ufficio di presidenza, su cui – da quanto si apprende – però non ci dovrebbero essere intoppi.

L’azione di Lupi nel Transatlantico

Intanto Lupi, nei corridoi che portano in Transatlantico, si è confrontato con qualche collega di centrodestra. E si è soffermato per una conversazione anche con Maria Elena Boschi e altri esponenti di Italia viva. Tra una battuta e l’altra si parlava di commissioni di garanzia, quelle da attribuire alle opposizioni, come la Vigilanza Rai e il Copasir. Con un sorrisone Lupi ha lanciato un messaggio, rivolgendosi alla nota interlocutrice: “Può sempre arrivare un aiuto dalla maggioranza”, lasciando intendere che al terzo polo potrebbe arrivare qualcosa. Beninteso, il clima era ironico, il contenuto della frase chissà.

Comunque, oltre ai conciliaboli nei palazzi, in pubblico Lupi è impegnato a sminare il terreno delle polemiche. “Chi vuole indebolire la nascita di questo governo facendo uscire audio rubati o estrapolati dal contesto”, dice assumendo le difese di Berlusconi, pur ammettendo «che ci possano essere fibrillazioni o problemi da parte di Forza Italia». Un colpo alla botte e un’altra al cerchio, insomma. Ma sempre con un progetto ben in testa: dimostrarsi affidabile.

Il tessitore con lo 0,9%

E qui si torna al punto di partenza. L’alleanza Noi Moderati non ha raggiunto nelle urne nemmeno la simbolica soglia dell’1 per cento; che secondo la legge elettorale in vigore garantisce il riparto dei consensi alle altre liste della coalizione. Sembrava un fallimento totale del progetto che ha messo insieme vari leader centristi oltre a Lupi. Come Lorenzo Cesa dell’Udc; Luigi Brugnaro (sindaco di Venezia e fondatore di Coraggio Italia; e Giovanni Toti (presidente della Regione Liguria e leader de L’Italia al centro). Aveva sollevato qualche ironia social il simbolo che univa i quattro loghi. Ma con una buona scelta dei candidati nei collegi uninominali, in Parlamento sono stati eletti 9 rappresentanti, tra Camera e Senato. E alla fine ha avuto ragione Lupi, già grande federatore dei partiti centristi e ora possibile salvagente del futuro governo Meloni.