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Agenzia Dire, il futuro in bilico tra questioni legali e licenziamenti

Agenzia Dire, il futuro in bilico tra questioni legali e licenziamenti

Perché leggere questo articolo? Carlandrea Poli, membro del CdR di Agenzia Dire, parla della crisi della sua testata alla luce dell’incontro col sottosegretario Barachini di ieri.

“Un incontro chiarificatore, dove possiamo dire ci sia stata una comunicazione franca e diretta”.  Nel Comitato di Redazione dell’Agenzia Dire c’è un velato sentimento positivo dopo l’incontro di ieri col Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Alberto Barachini, come dice a True-News Carlandrea Poli. L’agenzia stampa e di informazione multimediale, fondata nel 1988 da Antonio Tatò, responsabile dell’Ufficio stampa del Partito Comunista Italiano e segretario di Berlinguer, da tempo naviga in cattive acque. 

Agenzia Dire tra due fuochi

Poli, giornalista dell’Agenzia Dire, è assieme a  Alessandra Fabbretti, Marcella Piretti e Giuseppe Pagano membro del CdR che sta gestendo la delicata trattativa dei professionisti della testata rimasta, nelle scorse settimane, tra due fuochi. Da un lato c’è la questione del fermo amministrativo imposto dal Ministero dell’Istruzione. Dall’altro, la delicata partita dei licenziamenti che, dopo i 14 tagli alla redazione a dicembre, ha visto la comunicazione della sospensione dello stipendio a 17 giornalisti della redazione di Roma con effetto immediato da parte della dirigenza dell’editore Com.e nella notte di Capodanno. 

Il ministero ha emesso un provvedimento di fermo per un notevole importo legato ai pagamenti effettuati dalla stessa istituzione alla società editrice, Com.e. Tali pagamenti sono attualmente oggetto di un procedimento penale, poiché la Com.e è coinvolta in un processo che vede l’ex editore, Federico Bianchi di Castelbianco, accusato di corruzione per un ammontare di 23 milioni di euro, in connivenza con alcuni funzionari del ministero dell’Istruzione.

Tra fermo amministrativo e licenziamenti

Il fermo impedisce il versamento di contributi pubblici sia passati che futuri alla società Com.e, bloccando di conseguenza l’accesso alla procedura negoziata riservata agli iscritti nell’elenco delle agenzie di stampa di rilevanza nazionale. Attualmente, il ministero ha interrotto i pagamenti in attesa della decisione definitiva del giudice. Il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio, tenendo conto del fermo amministrativo imposto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, insieme al parere dell’Avvocatura Generale dello Stato, ha annunciato la sospensione dell’ultima tranche dei contributi del 2023 destinati alla società editrice Com.e. Inoltre, è stato temporaneamente interrotto l’accesso alla procedura negoziata riservata agli iscritti nell’elenco di rilevanza nazionale, decisione che rimarrà in vigore fino a quando il fermo non verrà revocato.

Per Poli l’incontro con Barachini è stato utile a chiarificare che “le due questioni, quella del fermo amministrativo e quella della ristrutturazione aziendale, non devono essere viste come consequenziali”. Piuttosto, “l’incontro scioglie un’ambiguità, anche se il problema strutturale delle prospettive di continuità operativa dell’Agenzia Dire resta”. 

Il nodo licenziamenti e sospensioni ad Agenzia Dire

Il governo si è impegnato, nota Poli, “a chiedere un secondo parere all’Avvocatura Generale dello Stato”, mentre l’Agenzia “si trova di fronte alla necessità di dover pensare al suo futuro ricordando l’importanza della struttura costruita per rispondere agli oneri che il contratto di servizio dell’agenzia con la Presidenza del Consiglio impone. Lavorare con Palazzo Chigi significa dover avere una redazione strutturata di giornalisti assunti a tempo indeterminato, una continuità operativa, una ramificata presenza territoriale. Tutte strutture con un costo che va sostenuto per produrre un lavoro efficace”. Il vero dato di fatto è che “riattivando i contributi della Presidenza del Consiglio si potrebbe far sì che l’agenzia continui il suo lavoro operativo” ma sul fronte della questione ostativa “sono gli avvocati dell’editore e quelli dello Stato a doversi confrontare”.

Poli, dal canto suo, a nome del CdR respinge ogni possibile consequenzialità tra quanto riguarda l’Agenzia Dire e gli impatti sui lavoratori. Il CdR ricorda le necessità operative ma contesta modi e tempi dei tagli al personale: “ oltre ai licenziamenti abbiamo contestato all’azienda le sospensioni che consideriamo non solo ingiustificate ma illegittime poiché non previste dal contratto nazionale di lavoro dei giornalisti”. La partita è aperta. E tra giornalismo, tribunali e uffici pubblici oggi più che mai si può dire che il futuro dell’Agenzia Dire sia incerto. Ma la storia è ancora tutta da scrivere.