Home Pharma Sanità, Recovery Lombardia: 216 Case di Comunità, 101 Centrali Operative. “Sfida titanica”

Sanità, Recovery Lombardia: 216 Case di Comunità, 101 Centrali Operative. “Sfida titanica”

Sanità, Recovery Lombardia: 216 Case di Comunità, 101 Centrali Operative. “Sfida titanica”

Duecentosedici (216) Case della Comunità da realizzare con i fondi del Recovery entro il 2026. Trasformare la casa nel “primo luogo di cura”? Bisognerà raggiungere entro la stessa data almeno altri 141.099 cittadini over 65 per raggiungere il target del 10% della popolazione relativamente più anziani in carico con assistenza domiciliare. Oggi sono 108.959 i pazienti trattati, il 4,7% dei quasi tre milioni totali. Il capitolo sulle Centrali Operative Territoriali? Per le nuove strutture con funzione di coordinamento della presa in carico del cittadino/paziente e raccordo tra servizi e soggetti coinvolti nel processo assistenziale nei diversi setting assistenziali, è stato fissato lo standard di una ogni 100mila abitanti. Ne servono 101.

Ecco il Recovery Plan sulla sanità di Regione Lombardia. I numeri emergono da una ricca presentazione che Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali guidata da Domenico Mantoan, ha presentato due settimane fa durante “Reimmaginare il sistema sanitario regionale – Pensiero strategico, organizzazioni antifragili e innovazione strutturale”, webinar organizzato dall Executive Master in Management Strategico e Leadership delle Organizzazioni Sanitarie dell’Università di Pavia (EMMLOS). Le misure e i target sono al dettaglio regionale.

Sanità, Recovery Lombardia: “Sfida titanica”

È la “Missione 6”, capitolo 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal governo Draghi alle istituzioni europee. I numeri? “Uno sforzo titanico, che sarà da porre al centro della riforma della legge lombarda per il sistema sanitario e socio sanitario lombardo” dice a True Pharma il Direttore del Master che ha ospitato la presentazione, professor Pietro Previtali. Riforma che è già nel cantiere di Regione Lombardia ma dovrà necessariamente fare i conti con “lo sviluppo dei distretti, uno ogni 100.000 abitanti, e le nuove competenze che ne deriveranno, ponendo un’importante riflessione sul modello organizzativo delle Asst” come anche “i nuovi POAS, piani di organizzazione aziendale strategico, che ne dovranno certamente tenere conto”.

Sanità, Recovery Lombardia: il piano

Ma come avverrà il potenziamento dell’assistenza sanitaria e della rete territoriale in Italia e in Lombardia secondo il documento depositato da Agenas? I tre vettori sono quelli sopra citati.

Case di Comunità

Le Case di Comunità devono diventare struttura fisica dove operano team multidisciplinari formati da Medici di Medicina Generale, medici specialisti, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e assistenti sociali, per diventare un punto di riferimento per la popolazione su alcuni aspetti: infrastruttura informatica, punto prelievi, strumentazione polispecialistica e garanzia di presa in carico. In Lombardia? Oggi ne risultano zero. Lo standard fissato è di una ogni 20mila abitanti. Se ne realizzeranno 216 in cinque anni ma ne servono 505 a popolazione attuale.

Cure domiciliari

Per le cure domiciliari si sono prese a riferimento le esperienze regionali più virtuose, come quelle di Emilia-Romagna e Veneto. L’analisi di dettaglio della popolazione in assistenza domiciliare nelle due regioni ha permesso di ripartire la popolazione italiana over 65 nei seguenti livelli di intensità assistenziale: 60% in cure domiciliari di base; 20% in cure domiciliari integrate di primo livello; 10% secondo livello; 4% di terzo livello; 6% in cure palliative domiciliari. Il modello organizzativo prevede un servizio di assistenza a domicilio garantito dalla presenza di personale sanitario (infermieri, OSS, tecnici e medici) 7 giorni su 7 dalle ore 7 del mattino alle 21. La programmazione degli accessi infermieristici a domicilio dovrà essere sviluppata nell’arco dell’intera settimana, tenendo conto della complessità clinico-assistenziale dei pazienti.

Centrali Operative Territoriali

Nelle nuove Centrali Operative Territoriali (101 in Lombardia, 601 nella penisola) si prevedono una serie di funzioni fra cui spicca la sperimentazione di strumenti di Intelligenza Artificiale e Machine Learning a supporto della gestione clinica e organizzativa dei pazienti.

Telemedicina

Un capitolo è dedicato al finanziamento di progetti di Telemedicina. Avverrà attraverso bando nazionale rivolto alla Regioni e per ora Agenas non stima ancora le misure di dettaglio ma fornisce la direzione: le soluzioni proposte e finanziate dovranno andare a integrare il Fascicolo Sanitario Elettronico, al raggiungimento di target quantitativi di performance legati al settore e allo sviluppo del nuova frontiera e dovranno essere progettati come supporto alla sanità territoriale, non come alternativi o antitetici.

Ospedali di Comunità

Maxi capitolo è quello sugli Ospedali di Comunità. In Regione ci sono 467 posti letto, ne verranno realizzati altri 1278 dentro 64 strutture per salire a 1.745 posti nel 2026. Ancora pochi rispetto 4042 necessari per rispettare lo standard di 20 posti letto e un ospedale di comunità ogni 50mila abitanti. È proprio questa capillarità su piccole dimensioni la forza delle strutture: inseriti nella rete territoriale e destinati a ricovero breve per pazienti che necessitano interventi sanitari a bassa intensità clinica. Sono strutture definite “intermedie” a metà fra l’ospedale e il territorio”, non devono superare i 40 posti letto. La loro gestione è prevalentemente infermieristica.

Sanità, Recovery Lombardia: i vantaggi di un’assistenza territoriale forte

L’investimento necessario per realizzare le voci del Recovery Plan è cospicuo ma non sono però solo risorse che escono dal sistema. A un occhio attento non deve infatti sfuggire come al potenziamento dell’offerta sanitaria territoriale si associ una riduzione dei ricoveri definiti ad alto rischio di inappropriatezza, come ad esempio diabete, malattia polmonare cronica ostruttiva e ipertensione. Mentre la capillare distribuzione delle Case della Comunità sul territorio, in grado di garantire assistenza sanitaria di base h24 alla popolazione, costituisce l’alternativa al pronto soccorso per tutte quelle condizioni classificate come non urgenti come i codici bianchi e verdi.

Le evidenze dimostrano altresì come le cure primarie e quindi una migliore assistenza di prossimità (a differenza di sistemi basati sull’assistenza specialistica) garantiscono una più equa distribuzione della salute nella popolazione permettendo di raggiungere anche le fasce di popolazione hard to reach.

La morale? Più è forte l’assistenza territoriale e minori sono i costi totali sul sistema sanitario. Meno eccellenza e più ordinarietà? Potrebbe essere uno slogan. Agenas l’ha sicuramente fatto proprio.