Home Pharma Payback, Confindustria Dispositivi Medici scarta le ipotesi al vaglio del Governo

Payback, Confindustria Dispositivi Medici scarta le ipotesi al vaglio del Governo

Payback, Confindustria Dispositivi Medici scarta le ipotesi al vaglio del Governo

“Apprezziamo il lavoro del Governo per reperire le risorse che consentano di sanare il buco di bilancio causato dal payback dei dispositivi medici“. Ma “no a iniziative che possano creare ulteriori e gravi problemi per il settore”. Le ipotesi all’esame, infatti, “produrrebbero una disparità di trattamento, con ogni probabilità anticostituzionale, che genererebbe alterazione della concorrenza e contenziosi legali“. Lo scrive il presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, in una lettera ai ministri dell’Economia e della Salute, Giancarlo Giorgetti e Orazio Schillaci.

Boggetti: “Far pagare l’eventuale rimanenza in base agli utili significherebbe colpire le sole aziende sane”

Giungono voci – spiega Boggetti – secondo cui se non si riuscisse a reperire l’intera somma, la quota mancante per gli anni 2015-2018 e 2019-2022 resterebbe a carico delle imprese del settore, in particolare delle grandi, poiché le piccole e medie verrebbero esentate”. Secondo un’altra ipotesi “l’onere del pagamento verrebbe ripartito in proporzione agli utili e non invece al fatturato”. In merito a entrambe Confindustria Dispositivi Medici evidenzia le “profonde criticità” che ne conseguirebbero. “Far pagare l’eventuale rimanenza in base agli utili – ha spiegato Boggetti – significherebbe colpire le sole aziende sane, quelle che crescono nonostante le difficoltà del momento, creano posti di lavoro e dunque generano benessere economico per la società”.

Boggetti: “In entrambi i casi, la diretta conseguenza sarebbe un generale disinvestimento nel settore”

In alternativa, “scaricare principalmente sulle grandi aziende l’onere di pagare significherebbe non solo far gravare su pochi un onere che accelererebbe la fuga di queste imprese dal nostro Paese, ma anche una inevitabile crisi dei distributori che distribuiscono in Italia prodotti di multinazionali estere”. In entrambi i casi, la diretta conseguenza sarebbe un generale disinvestimento nel settore” con “conseguenze sulla qualità e la sicurezza delle cure per pazienti e cittadini”.