Tra gli esami diagnostici le coronografie sono state 20.353 contro le 25.266 del 2019. Il totale di angioplastiche coronariche primarie in STEMI 12.739 contro 14.944 mentre per

Gli interventi specialistici cosiddetti “edge-to-edge Mitraclip” di riparazione alla valvola mitralica 73 nell’anno della pandemia contro i 94 del 2019. È un calo di attività importante quello certificato in Piemonte dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica (GISE) e presentato alla Commissione Sanità del consiglio regionale.
L’interventistica aortica si è ridotta a 451 interventi nell’anno della pandemia contro i 572 della “normalità” precedente. Le angioplastiche per sindromi coronariche acute si sono ridotte invece dalle 4574 a 4180. Il Covid-19 ha portato alla riorganizzazione delle Cardiologie in termini di spazi e di personale e nell’ambito dell’interventistica si è reso necessario sospendere o posticipare alcune procedure invasive considerate non urgenti.
Sono stati utilizzati i numeri provenienti da 18 Laboratori di Emodinamica presenti in regione. Nel confronto con i due mesi più duri della pandemia, lo scarto è stato molto più pesante di quello fotografato a fine anno. Il numero di procedure coronariche ha fatto segnare 2888 vs 5498 con una differenza negativa del 47.5%. Quello di procedure strutturali è passato a 17 dalle 84 precedenti (– 79.8%) con una delle riduzioni più significative.
Sempre con il supporto del GISE è stato realizzato un monitoraggio comparato rispetto ai dati clinici, delle cartelle e procedurali relativi alla popolazione ricoverata con infarto miocardico STEMI e sottoposta ad angioplastica primaria in Piemonte, nel periodo tra l’1 marzo ed il 30 aprile 2020 con due diversi gruppi di soggetti che non presentano differenze significative per quanto riguarda i fattori di rischio cardiovascolari.
Entrambi sono stati trattati mediante angioplastica primaria in 16 laboratori di emodinamica piemontesi e nello stesso periodo del 2019 (gruppo di controllo). Ne è emerso come la presentazione tardiva, definita come il tempo tra l’inizio dei sintomi e il ricovero ospedaliero se maggiore o uguale a 12 ore, è stata più comune nel gruppo di studio “pandemico” (21.3% vs 12.8%).
Sono numeri fondamentali da studiare al dettaglio per organizzare il ritorno alla normalità ma anche il post pandemia e l’organizzazione sanitaria futura. A cominciare da percorsi clinici ed organizzativi negli ospedali differenti, sistemi di teleconsulto e telemedicina anche mobili e in servizio presso le ambulanze del 118 per trasmettere nell’immediato dati alle unità dotate di Emodinamica, meccanismi di fast track per l’infarto acuto e campagne volte a sensibilizzare la popolazione a non trascurare i propri sintomi. Ricordando come la patologia cardiovascolare rimanga a oggi la prima causa di mortalità.