Home Future L’epoca della voce: ecco come la usiamo per la casa, l’intrattenimento e per scoprire le malattie

L’epoca della voce: ecco come la usiamo per la casa, l’intrattenimento e per scoprire le malattie

L’epoca della voce: ecco come la usiamo per la casa, l’intrattenimento e per scoprire le malattie

Perchè questo articolo potrebbe interessarti? La voce è il nostro primo strumento di comunicazione e interazione con gli altri. Integrata con la tecnologia e l’intelligenza artificiale, può riverlarsi uno strumento eccezionale per diagnosticare malattie. Già lo è per l’intrattenimento con il boom, sempre più crescente, di podcast e audiolibri.

Con “ok Siri” possiamo comandare il nostro Iphone, il motto diventa “Ok Google” per chi possiede un Android. Se esclamiamo Alexa, possiamo chiedere al nostro device di accendere la luce o riprodurre una canzone da Spotify.
Adesso anche Sky, con la sua nuova soluzione “Sky Glass”, si può manovrare con la voce. Addio telecomando, spesso perso nei meandri del divano. Bastera pronunciare “Ciao Sky” per entrare nella galassia dei canali di Murdoch.

La voce può rivoluzionare il riconoscimento delle malattie

Ma non solo. Perchè ora la voce, il nostro primo strumento di comunicazione e interazione con gli altri – a patto che si ascolti e si venga ascoltati – può rappresentare una svolta anche per il mondo della sanità.

Negli Stati Uniti – come riporta la testata specializzata in tecnologia “The Verge” – i ricercatori stanno costruendo un database di voci umane che useranno per sviluppare strumenti basati sull’intelligenza artificiale che potrebbero eventualmente diagnosticare malattie gravi, dall’Alzheimer al cancro. Il progetto, finanziato dal National Institutes of Health, è un tentativo di trasformare la voce umana in un qualcosa che possa essere usato come biomarcatore di malattie, come il sangue o la temperatura. Un’esperienza sperimentata già con il Covid. Lo scorso settembre, infatti, i ricercatori dell’Institute of Data Science della Maastricht University, nei Paesi Bassi, hanno sviluppato un’applicazione in grado di capire se una persona ha il Covid o meno semplicemente ascoltando la sua voce. L’Intelligenza artificiale sulla quale è basata può contate su un’accuratezza dell’89% ed è economica da usare, il che significa che potrebbe essere adottate anche nei Paesi in via di sviluppo, dove i test PCR sono più costosi.

Insomma voce umana e intelligenza artificiali non sono nemici. Anzi, diventano alleati che si tratti di attivare un canale tv o diagnosticare una malattia.

Il ricercatore: “Il bello dei dati vocali è che probabilmente sono uno dei tipi di dati più economici”

“Il bello dei dati vocali è che probabilmente sono uno dei tipi di dati più economici che si possono raccogliere dalle persone” – spiega a The Verge Olivier Elemento, professore presso l’Istituto di biomedicina computazionale della Weill Cornell Medicine e uno dei principali ricercatori del progetto statunitense. “È un tipo di informazione molto accessibile a cui può accedere qualsiasi paziente”. Del resto tutti abbiamo una voce.

E lo sa bene anche Amazon. Che sta prevedendo l’uso di Alexa per capire se le persone hanno problemi emotivi, come la depressione, o fisici, come il mal di gola. In teoria, se i suoni della voce di una persona mostrassero segni di qualcosa come l’Alzheimer, un assistente vocale passivo in casa potrebbe segnalare la condizione. E mettere in contatto l’utente con le strutture sanitarie.

Il problema della privacy

Tutto bello, avvincente, tecnologico. Ma, nell’epoca del boom degli smart speaker – in Italia il mercato si aggira intorno ai 130 milioni di euro – si aprono spazi di riflessione sul rapporto tra la voce, uno strumento personale intimo, e la privacy. Un discorso che vale per un dispositivo Sky come per uno di rilevazione medica. Per questo Amazon, leader nel settore con il suo Alexa, ha dovuto, nelle scorse settimane, diramare una guida per la privacy: “I dispositivi Echo – si legge in una nota – sono dotati di alcuni elementi fisici. Che consentono all’utente di avere totale controllo sulle interazioni con Alexa. Premendo ad esempio il pulsante per disattivare i microfoni, questi si spengono. E si accende una luce rossa che segnala la disattivazione. Quando i microfoni sono off, il dispositivo non può registrare e trasmettere audio al cloud. Anche se viene pronunciata la parola di attivazione. Per quello che invece riguarda i dispositivi Echo Show con telecamera integrata, la maggior parte di essi è dotato dell’apposito copri-telecamera. Per una maggiore tranquillità”.
Sembrava che dovesse sfondare anche nel mondo dei social media, invece la voce è rimasta accantonata nei progetti annunciati e mai concretizzati di Facebook. Che, dopo il successo effimero di Clubhouse, l’app con le stanze vocali il cui boom è durato il tempo di un lockdown, aveva annunciato la creazione di post vocali. Se ne parla ormai dal 2020: ancora non ci sono conferme.

Ancora boom per podcast e audiolibri

Dove la voce continua a rappresentare uno strumento di successo è nel campo dell’intrattenimento e dell’informazione. Grazie a podcast e audiolibri. Secondo la recente analisi di NielsenQ per Audible, il 2022 non ancora concluso registra già un incremento nel consumo di podcast del 7% rispetto allo scorso anno, a conferma di un trend positivo che negli ultimi 6 anni non ha mai arrestato la sua corsa.
 Sono 15,4 milioni gli italiani che nel 2022 hanno ascoltato almeno una volta un podcast, rispetto ai 14,5 dell’anno precedente. Un aumento di quasi 1 milione di ascoltatori, che dopo l’exploit registrato nel 2020, conferma come sempre più italiani siano incuriositi e appassionati a questo formato di audio entertainment.  I Millennial e i giovanissimi si confermano i maggiori fruitori di podcast in Italia. Il 77% degli intervistati nella fascia 18-24 anni afferma di ascoltarli, così come il 67% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni. Quest’ultima è peraltro la fascia d’età con la più elevata quota di “heavy users”, coloro che ascoltano podcast tutti i giorni.
Rispetto al 2021, si registra un aumento di ascoltatori tra i 55 e i 64 anni, che sono adesso il 59%, allineandosi maggiormente alle altre fasce d’età rispetto agli anni precedenti.

Un pubblico giovane che si è avvicinato al podcast relativamente da poco, la maggior parte degli intervistati afferma infatti di ascoltarli da circa un anno e mezzo a riprova del fatto che – in poco tempo – i podcast sono entrati a pieno diritto nelle modalità di intrattenimento preferite degli italiani. Ai giovani italiani e di tutto il mondo piace farsi accompagnare durante le giornate dalle voci di narratori e speaker. Presto, però, le nostre voci potrebbero dirci molto di più su chi siamo. E di quali malattie soffriamo.