Home Future Israele-Hamas su TikTok: la guerra si combatte a colpi di post (anche fake)

Israele-Hamas su TikTok: la guerra si combatte a colpi di post (anche fake)

Israele-Palestina su TikTok: la guerra si combatte a colpi di post (anche fake)

Anche se i discorsi in ebraico non si capiscono (ma si può almeno avere la traduzione automatica in inglese della didascalia di accompagnamento) è sufficiente guardare le immagini che scorrono in bacheca su TikTok per avere un’idea della comunicazione dell’Israel Defense Forces (IDF). L’account ufficiale dell’esercito di Israele condivide mediamente due post al giorno da quando è iniziato il conflitto: era già molto attivo fin da prima, ma sicuramente ora la frequenza si è intensificata. 

Israel Defense Forces (IDF) su TikTok

In precedenza si potevano vedere scene di addestramento accompagnate da colonne sonore alla Top Gun oppure si potevano conoscere i volti dei giovani soldati, che raccontavano la loro storia in un’atmosfera che appariva allegra e cameratesca. 

LEGGI: Guerra tra Israele e Hamas sui social, come informarsi: account e video

Dal 7 ottobre, giorno dell’attacco di Hamas, il sottofondo musicale ha lasciato il posto ai rumori della guerra e alle voci dei comandanti, che impartiscono gli ordini ai militari. Rimane però uno stile di comunicazione “tiktoktiano”: una narrativa da fiction, piuttosto stridente, che mostra la guerra dal punto di vista di Israele. Ci sono i momenti drammatici in cui le famiglie salutano i paracadutisti in partenza, alternati alle scene dei capi di stato maggiore che danno istruzioni ai battaglioni oppure alle nozze celebrate in tempo di guerra. C’è persino un soldato che segue in videocall la circoncisione del figlioletto e un altro che, armato di tutto punto, suona un pianoforte impolverato. E ancora, ecco il video in cui vengono diffusi il numero del call center per i riservisti e quello del servizio psicologico per donne e uomini soldato.

@idfofficial עם ישראל – חיילי צה”ל שומרים עליכם🇮🇱#צהל #ישראל #מרגש ♬ original sound – צה”ל

Il conflitto dal punto di vista TikTok dell’esercito israeliano

Un altro post racconta la storia del maggiore Itamar Meischer: ha lasciato la Gran Bretagna, dove viveva da anni, per unirsi ai suoi amici, le riserve del 17° battaglione. Di nuovo, la pattuglia Givati che si dà la carica. Poi c’è tutta la parte di ‘pubblicità – chiamiamola così – all’arsenale a disposizione dell’esercito, dal razzo a lungo raggio, che “ha il più alto livello di precisione”, al carro armato “da 750 cavalli”. Non mancano i video in cui si mostrano i risultati dell’intervento israeliano: dalla distruzione delle capacità di rilevamento aereo di Hamas al quartiere di lusso di Gaza, Rimal, raso al suolo perché ritenuto un nido di terrore, fino agli applausi per il colpo sparato con precisione sull’auto nemica. E’ la guerra mostrata in diretta su TikTok.   

Guerra a colpi di post e fake news su TikTok

Guerra fatta anche di tante fake news, mai come stavolta. Come lo screenshot che sembrava mostrare le stesse Forze di Difesa Israeliane affermare di aver colpito l’ospedale Al-Ahli al-Arabi a Gaza il 17 ottobre: “A causa della mancanza di attrezzature sanitarie e di personale medico, è stato deciso di bombardare l’ospedale battista di Gaza e di sottoporre tutti a eutanasia”. Fake news, come riporta Reuters. 

Però basta un attimo, perché tutto venga condiviso e rilanciato, spesso anche dalle istituzioni e dai mass media, che nella fretta non verificano. In tanti, per esempio, hanno creduto e si sono indignati di fronte al fake tutorial spuntato su TikTok, dal titolo: “Ecco quattro balletti con cui puoi sostenere la causa di Israele o Hamas”. 

Nel calderone finiscono video dei passati conflitti Israele-Hamas, della guerra in Siria oppure in Ucraina, di esercitazioni militari e persino filmati di videogiochi o immagini create dall’Intelligenza Artificiale. Come quella dei tifosi dell’Atletico Madrid che tengono in mano una gigantesca bandiera palestinese. Tutti ampiamente condivisi e visualizzati sin dall’inizio del conflitto. La maggior parte dei contenuti fuorvianti sembra essere condivisa da coloro che cercano di ottenere coinvolgimento e influenza social, tuttavia numerosi sono anche gli esempi nefasti di disinformazione a scopo di propaganda politica.

Hamas punta su Telegram 

Da parte sua Hamas, escluso dalla maggior parte dei social, si sta ritagliando spazio su Telegram, mentre il sito Hamas.ps non risulta attualmente accessibile dall’Italia, come fa notare David Puente su Twitter, sottolineando che risulta ospitato da un server russo in un data center a Mosca.

Dopo l’attacco del 7 ottobre, un account delle Brigate al-Qassam, braccio armato del movimento, ha visto il suo seguito su Telegram triplicarsi. Le visualizzazioni complessive sono decuplicate. Se Meta e Google hanno vietato gli account Hamas su richiesta dell’Ue, Telegram, fondata dall’imprenditore russo Pavel Durov che ora ha sede a Dubai, consente invece al gruppo di continuare a utilizzare il servizio. In un’intervista alla Cnn, il fondatore della app di messaggistica si è detto dispiaciuto, ma convinto che “il 99,9% degli utenti faccia un uso legittimo del servizio, approfittando della crittografia che tutela la trasmissione dei messaggi”. Si ritiene però che Telegram sia usato da Hamas non solo per radicalizzare e reclutare, ma anche per dare ordini su obiettivi e tempi di attacco contro gli israeliani. Dai social alla realtà, e ritorno, la guerra oggi si combatte così.