Una scossa destinata a lasciare il segno: la Procura di Milano ha chiesto l’arresto dell’assessore comunale alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi, e dell’immobiliarista Manfredi Catella. È l’epicentro di un’inchiesta che da mesi monitora le pieghe più oscure dello sviluppo edilizio milanese e che, ora, minaccia la stabilità politico-economica della metropoli. Non si tratta di una semplice indagine amministrativa: i reati contestati – corruzione, falso, induzione indebita a dare o promettere utilità – investono un “sistema criminoso” all’ombra della città che cambia volto e muta direzione, talvolta spostando il confine tra interesse pubblico e privato ben oltre la soglia di legalità.
La portata dei nomi coinvolti è impressionante. Ai domiciliari, secondo la richiesta dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, sotto il coordinamento dell’aggiunto Tiziana Siciliano, dovrebbero finire non solo Tancredi e Catella, ceo di Coima e mente dietro lo skyline di Porta Nuova e Scalo Porta Romana, ma anche altri pubblici ufficiali e imprenditori: sei arresti in tutto, mentre le perquisizioni, ventiquattro, stanno toccando abitazioni private, sedi di professionisti, uffici comunali, e aziende leader nel settore immobiliare. Tra gli indagati spicca anche Stefano Boeri, architetto di fama internazionale e presidente della Triennale di Milano, additato per il suo ruolo nella vicenda dell’ex Pirellino.
La Procura: “Profili di incontrollata espansione edilizia”
«Il fenomeno indagato, legato ad alcuni profili di incontrollata espansione edilizia, ha assunto dimensioni di rilievo notevolissimo», comunica in una nota marcata il procuratore capo Marcello Viola, mentre elenca i sequestri già effettuati su vari cantieri e ordini di esibizione documentale che scandiscono l’azione della Guardia di Finanza. Diversi appalti chiave vengono posti sotto la lente: dal P39 (ex Pirellino) allo Scalo Porta Romana, passando per la Goccia Bovisa, le Park Towers e progetti ancora più ambiziosi. Ben 14, stando agli atti, i grandi interventi sospettati d’essere stati inquinati da una filiera sistemica di favori, tangenti mascherate da “parcelle” professionali, conflitti d’interesse costantemente nascosti e un piano regolatore “ombra” orchestrato ai margini delle procedure ufficiali.
Le carte descrivono un vero e proprio sistema parallelo capace di “condizionare le scelte amministrative di trasformazione urbanistica”. In questa rete, il presidente e un membro della Commissione per il paesaggio del Comune – Giuseppe Marinoni e Alessandro Scandurra – sono accusati di aver ricevuto incarichi privati dai principali operatori immobiliari attivi su piazze strategiche, mentre omettevano di dichiarare conflitti d’interesse all’interno della stessa Commissione investita del rilascio dei nulla osta. Analizzando i flussi finanziari e le conversazioni intercettate, la Guardia di Finanza evidenzia almeno 13 casi di mancata astensione di Marinoni, cui si sommano altri 9 per Scandurra. Tangenti vere e proprie? La procura definisce il meccanismo come un “permanente conflitto di interessi” dove “alte parcelle” e incarichi diventavano la contropartita per assecondare richieste e progetti multimilionari.
Nel mirino le posizioni di Tancredi, sospettato non solo di conoscere ma di “agevolare” l’attività di Marinoni, tanto da riconfermarlo al vertice della Commissione. Stando agli inquirenti, l’assessore sarebbe stato parte attiva nell’accordo corruttivo stretto tra Marinoni e Federico Pella, manager di una società di ingegneria, nel quale Tancredi avrebbe “contribuito” con atti e supporti agli operatori privati, fino a partecipare a trattative su “quantità di volumi e superfici”, confidando “nell’appoggio del sindaco Sala” per una rapida approvazione dei piani: strumenti giuridici come i Ppp, partenariati pubblico-privato, venivano “suggeriti” nelle contrattazioni con investitori.
Su Manfredi Catella, invece, l’atto d’accusa prevede una richiesta di custodia cautelare in carcere per una presunta “corruzione” fondata su oltre 138mila euro in incarichi a commissari paesaggisti, destinati a favorire approvazioni strategiche su Scalo Romana e l’ex Pirellino, trampolino per la nuova ondata di costruzioni (studentati, grattacieli, edilizia residenziale sociale) sbloccata in vista delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026. «Scandurra piegava l’esercizio della sua funzione a favore di Coima», si legge nei documenti, mentre il parere negativo su progetti troppo impattanti veniva magicamente capovolto dopo “ripetute pressioni”.
Tancredi “confidava nell’appoggio del sindaco Sala”
La vicenda si intreccia inevitabilmente con il livello politico. Sala viene chiamato in causa dagli inquirenti, non come indagato, ma come punto di riferimento degli “investitori”, spesso ricevuti negli uffici dell’assessore: «Confidando nell’appoggio del sindaco Sala, per una rapida e concreta attuazione, suggeriva il ricorso a Ppp che fissassero quote di Ers atte a giustificare l’interesse pubblico degli interventi», si legge ancora negli atti. Il caso clamoroso del Pirellino mostra Tancredi secondo i pm “fare proprie le richieste di Boeri e Catella, che minacciavano la rottura delle relazioni se la Commissione non avesse approvato il progetto”. Dal parere negativo (“gravi incongruenze progettuali”) al via libera in pochi giorni, dopo le pressioni documentate dalle intercettazioni.
Le reazioni della politica
La notizia ha scatenato la bufera politica a Palazzo Marino. Fratelli d’Italia chiede «una svolta radicale» e le dimissioni di Sala: «Siamo di fronte a un sistema compromesso, la misura è colma», tuonano i capigruppo Sisler e Truppo. Più cauta Forza Italia, che però non risparmia il colpo: «Una città allo sbando con cantieri bloccati, investitori che scappano, posti di lavoro bruciati: serve trovare subito un candidato sindaco che porti Milano fuori dal declino». Duri anche Lega e Movimento 5 Stelle: «Il sindaco deve spiegare cosa accadeva in Comune. Da anni chiediamo trasparenza, invece il settore urbanistico è paralizzato dall’immobilismo della giunta. Siamo al capolinea», affonda Silvia Sardone. I 5 Stelle rilanciano: «Questo dev’essere l’ultimo capitolo della giunta Sala. Non c’è più serenità per gestire i dossier chiave, dalle case alle opere Olimpiadi», chiede Nicola Di Marco.
Il Partito Democratico, invece, sceglie il silenzio. Nel frattempo, la Guardia di Finanza continua a setacciare documenti e computer, mentre gli indagati vengono convocati per gli interrogatori preventivi davanti al gip. «Rispettiamo il lavoro degli inquirenti e tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva», sottolineano dalle opposizioni, «ma la responsabilità politica non può più essere elusa».
Questa nuova inchiesta rischia di mettere in discussione la narrazione di una Milano “modello” di rinascita e crescita: 21 sono in tutto gli indagati, tra funzionari, architetti, società. Quattordici i maxi-progetti sospettati di violazioni, una città che rischia di pagare il prezzo salato di decisioni prese all’ombra degli interessi privati. I riflettori restano puntati sui prossimi giorni: la partita milanese – tra attacchi politici, richieste di dimissioni, giochi di potere e futuro sviluppo urbano – è destinata a lasciare tracce profonde e, probabilmente, qualche ferita ancora aperta.