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Esplosione Ravanusa, morti e dispersi: le storie di chi non ce l’ha fatta

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Esplosione Ravanusa, sette morti accertati, due dispersi e cento sfollati. Ecco le storie delle sfortunate vittime del crollo nell’Agrigentino nella notte dell’11 Dicembre.

Esplosione Ravanusa, morti e dispersi: colpa di una fuga di gas

Nella notte di sabato 11 Dicembre un’improvvisa esplosione ha distrutto quattro palazzine in via Trilussa, a Ravanusa, nel libero consorzio comunale di Agrigento. Sono sette i morti accertati di questa tragedia inaspettata. I Vigili del Fuoco sono ancora al lavoro, in cerca dei corpi dei due dispersi tra le macerie. Oltre cento gli sfollati evacuati dal quartiere, rifugiati nelle abitazioni dei parenti. Sono riusciti a estrarre due donne vive da quell’inferno di calcinacci e ferro: Rosa Carmina e sua cognata Giuseppa Montana. Entrambe non sono in gravi condizioni e sono al momento ricoverate negli Ospedali di Licate e Agrigento.

Le forze dell’ordine hanno attribuito la causa dell’esplosione a una fuga di gas prolungata nel tempo. Secondo le ricostruzioni, una possibile perdita nelle condotte potrebbe aver contribuito alla creazione di una “bolla di gas” nel sottosuolo. La bolla sarebbe stata poi innescata inavvertitamente da un condomino attivando l’ascensore o accendendo una sigaretta.

Le storie di chi non ce l’ha fatta: 7 morti e 2 dispersi a Ravanusa

I morti accertati sono Enza Zagarro, Calogera Gioachina Minacori, Pietro Carmina, Selene Pagliarello, incinta di nove mesi, Giuseppe Carmina, Angelo Carmina e Maria Crescenza Zagarrio. Poche speranze per i due dispersi, ma le forze dell’ordine non si arrendono e continuano a cercare tra le macerie.

Una famiglia distrutta

L’esplosione ha spazzato via un’intera famiglia, i corpi trovati insieme sepolti tra le macerie. Selene Pagliarello, infermiera del pronto soccorso dell’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, era sposata da un anno con Giuseppe Carmina ed era incinta di nove mesi. Erano di passaggio per una visita ai genitori di lui, Angelo Carmina, 72 anni, e sua moglie, Maria Crescenza “Enza” Zagarrio, 69 anni, che abitavano al terzo piano di una delle palazzine distrutte. Un saluto veloce, un felice momento familiare spazzato via dall’esplosione.

Di loro restano solo foto e ricordi, e quei piccoli segnali della loro presenza online. Sul profilo Facebook dell’innamoratissima Selene si può ancora leggere un lungo post dell’11 Settembre 2020, dove racconta del matrimonio rimandato a causa della pandemia: “Eccoci qui, a poche ore da quello che avevamo sempre sognato. Lo abbiamo immaginato, preparato nei minimi dettagli, abbiamo preparato con tanti sacrifici la nostra casa che è lì a guardarci e a dirci ‘aspetto voi’, eravamo pronti si ma qualcosa è andato storto. Avevamo immaginato un 2020 tutto rose e fiori e così è stato, un anno di cambiamenti tutti positivi, settembre doveva essere la ciliegina sulla torta ma così non sarà. Qualcuno da lassù ha deciso per noi qualcosa di speciale, qualcosa che va al di la delle nostre aspettative, come a dire il 2020 doveva essere l’anno di cambiamenti importanti ma non del vostro matrimonio. Il 12 settembre rimarrà sempre una data importante perché grazie a quella abbiamo costruito il nostro futuro. Dobbiamo solo pazientare un altro po’ aspettando il 10 aprile 2021”.

Il professore di liceo: “Siate protagonisti della vostra storia”

Muore nell’esplosione anche Pietro Carmina, 68 anni, professore di liceo in pensione e scrittore che viveva nella palazzina attigua. Un intellettuale che ha dedicato la vita allo studio e alla formazione delle nuove generazioni. Insegnava storia e filosofia al Liceo Foscolo di Canicattì ed è ricordato con affetto da molti suoi ex studenti. Lo ricorda bene Giuseppe Lo Leggio, imprenditore nel settore enologico, e lo racconta al Corriere della Sera: “L’unico che ci faceva fare il compito scritto di filosofia: “Così vi abituate per l’università”.

In occasione del suo pensionamento, aveva fatto un discorso toccante ai suoi studenti, che ora è diventato virale sui social: “Un’ultima raccomandazione, mentre il mio pullman si sta fermando: non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi… impegnatevi, non siate indifferenti, non state tutto il giorno a cazzeggiare con l’iPhone. Leggete, viaggiate, siate curiosi. Io ho fatto, o meglio, ho cercato di fare la mia parte, ora tocca a voi. Le nostre strade si dividono, ma ricordate che avete fatto parte del mio vissuto, della mia storia e, quindi, della mia vita. Per questo, anche ora che siete grandi, per un consiglio, per una delusione, o semplicemente per una risata, un ricordo o un saluto, io ci sono e ci sarò. Sapete dove trovarmi. Ecco. Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio“.