Home Esclusiva True Il buon giornalismo non può essere punito. Ma fake news e dossieraggi…

Il buon giornalismo non può essere punito. Ma fake news e dossieraggi…

Carcere giornalisti

Perché leggere questo articolo? Continua a far discutere la proposta di introdurre pene più aspre per i giornalisti. True-News.it ha intervistato l’avvocato Guido Camera. “Più la notizia è aderente alla realtà e più è essenziale nell’individuazione degli elementi rilevanti di interesse pubblico, minore può essere la possibilità di prendersela con il giornalista”. Ma fake news, dossieraggi e istigazioni all’accesso abusivo dei dati devono essere fermati

Continuano le polemiche sulla questione del carcere per i giornalisti. In particolare sono gli emendamenti proposti da Forza Italia e da Azione che fanno sorgere più dubbi. Prevista la reclusione per i giornalisti che pubblicano notizie frutto di un accesso illegale alle banche dati. “Il governo deve ancora riservare una riflessione su questi emendamenti, che sono di fonte parlamentare. Mi pare che su quello proveniente da Azione ieri ci sia stata una dichiarazione di inammissibilità”. Queste le dichiarazioni del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. True-News.it ha intervistato Guido Camera, avvocato penalista del Foro di Milano, sull’ammissibilità di questi emendamenti e sui rischi futuri nel caso in cui fossero approvati. “No a misure detentive con effetto dissuasivo sulla libertà di espressione. Ma se ci sono reati nella fase di acquisizione delle notizie, questo è differente…”. L’intervista

Camera: “Pene per giornalisti inutili se non in casi molto gravi”

“Io son dell’idea di quello che ha detto la Corte Costituzionale nel 2020 e 2021”, esordisce Camera. “Cioè dal mio punto di vista non ha senso prevedere delle misure detentive che hanno un effetto dissuasivo sulla libertà di espressione per tutte quelle condotte che non hanno una particolare gravità”. Gli elementi considerati particolarmente gravi secondo la Corte sono le fake news e i discorsi d’odio “per i quali vista anche la possibile diffusività e pericolosità di questi messaggi ha un senso prevedere delle misure detentive”, ha aggiunto. 

Pene per i giornalisti, ecco alcuni casi gravi

La gravità potrebbe cambiare in altre situazioni. “Se ci sono delle condotte che di per sé provocano un reato nella fase di acquisizione delle notizie, questo è differente”, ha dichiarato Camera. Necessario quindi un punto di equilibrio. Equilibrio sancito anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo “quando il fatto ha uno straordinario rilievo pubblico”. Ma non solo. Anche quando “la notizia è vera oltre che divulgata nel rispetto del principio dell’essenzialità dell’informazione quindi omettendo di pubblicare particolari o informazioni che non sono di per sé rilevanti”, ha dichiarato l’avvocato.

In caso di particolari reati però, la situazione potrebbe invertirsi. “Poi è ovvio che se qualcuno commette un reato grave, tipo mettere un trojan in un database per acquisire informazioni altamente sensibili che riguardano la sicurezza dello Stato, lì ci può stare che prevalga la sicurezza dello Stato”.

La differenza tra chi abusa e chi riceve le notizie

Fondamentale, secondo l’avvocato Camera, la chiarezza. “Una cosa è il giornalista che commette l’accesso abusivo o lo istiga. Un’altra cosa è il giornalista che si limita a ricevere delle notizie da una fonte”. In quest’ultimo caso “non ci deve essere un’inversione della prova per cui si presume che anche tu sapessi che la fonte era illecita”. Semplicemente in questi casi bisogna vedere il parametro di quanto la notizia fosse rilevante diffonderla “distinguendo anche tra chi è l’autore materiale dell’accesso abusivo o se l’ha istigato”. Per l’avvocato sono due cose molto differenti.

L’avvocato Camera: “Necessario trovare un punto di equilibrio”

“Quando si parla di libertà di espressione e di diritti importanti concorrenti è difficile esprimere un giudizio se non si parte da un caso concreto”, ha dichiarato Camera. Riguardo le dichiarazioni di Alfredo Mantovano sull’estorsione delle notizie tramite tortura e sul fatto che non possono rimanere esenti da sanzione, l’avvocato ci tiene a specificare. “È ovvio che se sotto tortura io acquisisco una notizia è diverso da chi invece coltiva nell’ambito del giornalismo d’inchiesta delle fonti confidenziali e non ha nessun ruolo in altre condotte che può aver commesso la fonte”, ha dichiarato.

Di fondamentale importanza cercare un equilibrio. “Secondo me, come sempre accade nelle materie giuridiche, non sono le soluzioni polarizzate quelle buone ma sono quelle che cercano di raggiungere dei punti di equilibrio”. Soluzioni non facili da trovare ma “l’obiettivo deve essere sempre quello per tutelare in modo equilibrato tutti i diritti in gioco”.

La soluzione dell’avvocato: “Necessarie forme di non punibilità per chi fa bene il suo lavoro”

Questi emendamenti sembrano quindi voler sradicare un problema a valle e non a monte, “punendo” i giornalisti. L’avvocato però cerca di fare chiarezza su questa situazione. “Secondo me il giornalista quando fa bene il suo mestiere e quindi rispetta i parametri deontologici è una risorsa”, ha affermato Guido Camera. “Quello che dice la Corte Costituzionale è che in definitiva è il messaggio informativo che è rilevante”. Tutto si base quindi sull’utilità del messaggio. “Più è aderente alla realtà e più è essenziale nell’individuazione degli elementi rilevanti di interesse pubblico, minore può essere la possibilità di prendersela con il giornalista”. Il problema sorge quando la notizia è falsa. In quel caso il giornalismo “non fa un buon servizio”. 

Ed è l’avvocato Camera stesso a proporre delle soluzioni. “Bisogna vedere complessivamente le regole partendo da un’individuazione del perimetro di che cos’è il giornalismo a livello normativo e di che cos’è critica”. Il passaggio successivo è presto detto. “Necessario prevedere anche delle forme esplicite di non punibilità per il giornalista che esercita correttamente il diritto di cronaca”. Per il giornalista che sbaglia dolosamente “non vedo neanche una cosa così abnorme prevedere delle sanzioni adeguate”, ha aggiunto. È la Corte Costituzionale stessa a prevedere questo passaggio, citando la pericolosità delle fake news. “Le notizie false sono critiche nella società multimediale moderna anche perché entrano nel mondo del web e a quel punto la reputazione è rovinata per sempre”, ha concluso.