Home Economy Tronchetti Provera e i limiti dell’Europa: “Mercato forte, politica debole”. Varie&Eventuali

Tronchetti Provera e i limiti dell’Europa: “Mercato forte, politica debole”. Varie&Eventuali

Tronchetti Provera e i limiti dell’Europa: “Mercato forte, politica debole”. Varie&Eventuali

La voce della saggezza d’impresa si è concretizzata al Festival dell’Economia di Trento. Marco Tronchetti Provera (che da tempo ha passato il testimone Pirelli alla proprietà cinese) auspica una posizione più solida dell’Europa nel nuovo ordine mondiale che si sta via via delineando dopo il conflitto Russia Ucraina. Ed è convinto che l’Italia sarà capace di svolgere un ruolo chiave per centrare questo obiettivo. “L’Europa – dice Tronchetti Provera – ha costruito un suo mercato, ma non è riuscita a trasformare la propria potenza economica e i propri valori culturali in una posizione in politica estera comune che potesse influire sulle maggiori decisioni a livello geopolitico. Non avendo né un esercito né una politica estera comune è impossibile incidere, abbiamo solo un grandissimo mercato, ma credo che tutti i leader europei sentano oggi la necessità di creare questa forza in Europa”, ha detto il già patron di Pirelli. Poi, l’allarme energia: “Attenzione perché – ricorda Tronchetti Provera – il pericolo è che molte aziende a causa del caro energia e delle materie prime rischino di chiudere”. Poi la medicina di sempre: “Serve una sburocratizzazione a tutti i livelli, dal sistema delle norme alle pratiche che sbattono tutti i giorni alla complessità del sistema giuridico. Se andiamo in questa direzione? Sulla carta sicuramente, nella realtà siamo ancora molto lenti”.

Concessioni balneari: strada ancora lunga, ma incombono le sanzioni di Bruxelles

E’ ancora lunga l’ombra sotto gli ombrelloni. Applicare la Bolkestein è come andare a piedi sulla Luna. Anche perché l’Italia può essere tentata dalla soluzione portoghese (che favorisce gli affidatari uscenti). Benchè sia stato sbloccato il ddl Concorrenza, la strada per la liberalizzazione delle concessioni balneari è ancora lunga e accidentata. Al Governo, cui spetterà definire entro l’anno con decreti legislativi i rimborsi a chi non si vedrà confermata la concessione dopo anni di attività, arriva l’avvertimento di Bruxelles: “I cittadini e le imprese hanno diritto a una procedura trasparente, imparziale e aperta nel decidere a quale attività commerciale dovrebbe essere assegnato il diritto di utilizzare il suolo pubblico (in questo caso le spiagge) per offrire i propri servizi”, ha dichiarato un funzionario della Commissione europea all’agenzia LaPresse. Se queste condizioni non verranno rispettate, l’esecutivo europeo potrebbe confermare la procedura d’infrazione avviata nei confronti dell’Italia nel 2020 e ribadita nel novembre 2021. Prima del verdetto europeo, il governo dovrà affrontare l’iter parlamentare. Che, nonostante l’intesa siglata, potrebbe essere complicato. Lo scioglimento dell’ultimo nodo, la definizione degli indennizzi per le aziende che dopo anni di attività non ottengono il rinnovo della concessione: se ne occuperà il governo (entro fine anno) con i decreti attuativi dei ministeri dello Sviluppo economico e del Turismo. Bruxelles osserva e attende la soluzione che sarà trovata dal Governo. “Il diritto dell’Ue – ricorda la stessa fonte citata da LaPresse – richiede che le norme nazionali assicurino la parità di trattamento dei fornitori di servizi senza alcun vantaggio per alcun operatore specifico, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale, prevedano un’equa remunerazione degli investimenti effettuati e proteggano dal rischio di monopolizzazione delle risorse pubbliche a vantaggio dei consumatori e imprese”.

Fondi Pnrr, Giovannini in soccorso del piccoli comuni

A suonare la campana dell’ultimo giro del Pnrr, per i comuni, è stato il ministro Enrico Giovannini. “Il Pnrr può costituire una potenziale difficoltà, legata alla disponibilità di risorse umane qualificate, depauperate anche da tanti anni senza investimenti, soprattutto per i Comuni, alcuni dei quali molto piccoli. E la preoccupazione che abbiamo ci ha indotto ad avviare l’assistenza tecnica”, ha detto. Conoscendo la difficoltà del Comuni, è stato attivato insieme a Invitalia, Cdp e Anci un programma di assistenza tecnica. In questo modo è stato individuato un cluster di 413 opere e sono arrivate 523 offerte delle imprese con più di 300 operatori pronti ad aiutare i Comuni nella progettazione. “Delle 4 riforme in capo al ministero delle Infrastrutture per il 2022, ne abbiamo condotte in porto già 3, che andavano a scadenza nel secondo semestre, e sulla quarta, quella relativa alle concessioni portuali, c’è una fase di consultazione sul decreto del presidente della Repubblica». Quanto agli investimenti «siamo molto avanti”, aggiunge Giovannini che ha citato, tra l’altro, il caso dei porti “che dovevano bandire delle gare per almeno un terzo degli investimenti e dove siamo quasi al 40% dei bandi già emessi o che saranno pubblicati entro il 30 giugno”. Campa Pnrr.

Caffè, la tazzina più cara è a Trento

La bevanda nazionale è alle strette. La tazzina di caffè al bar costa sempre di più. E per una volta non è colpa del conflitto russo-ucraino. Per un espresso si spende anche 1,25 euro, con un aumento fino al 16% rispetto al 2021. A denunciare il fenomeno del caro-caffè è Assoutenti, che ha stilato la mappa ufficiale dei prezzi dell’espresso nelle principali province italiane. Il prezzo medio oggi è di circa 1,10 euro contro 1,038 euro del 2021. La palma del prezzo più alto spetta al Trentino Alto Adige, con i bar di Trento che vendono l’espresso consumato al banco in media a 1,25 euro (1,24 euro a Bolzano). Anche a Cuneo il caffè costa 1,24 euro. In ben tre province dell’Emilia Romagna (Ferrara, Ravenna e Reggio Emilia) l`espresso abbatte la soglia psicologica di 1,20 euro, così come in Veneto (Rovigo e Venezia), mentre a Padova e Vicenza il prezzo medio è di 1,19 euro. Il caffè più economico d`Italia, segnala Assoutenti, è quello servito dai bar di Messina (0,89 euro), seguita da Napoli, città dove l`espresso è una tradizione storica (0,90 euro), e da due province calabresi (Reggio Calabria e Catanzaro, 0,92 euro). La mappa realizzata dall’associazione registra differenze notevoli dei listini tra Nord e Sud: il caffè costa a Trento addirittura il 40,5% in più di Messina. Assoutenti ha poi messo a confronto i listini attuali con quelli in vigore lo scorso anno: si scopre che per il caffè al bar i rincari dei prezzi sono generalizzati e raggiungono quota +16% a Pescara, +15% a Catanzaro, +13,6% a Cosenza, +13,5% ad Alessandria, +12,8% a Bari, +12,7% a Cuneo. Solo cinque province (Napoli, Biella, Lucca, Novara e Macerata) hanno mantenuto stabile il prezzo medio, mentre in tutte le altre città si registrano aumenti anche pesanti. Insomma chi vive a Milano,per risparmiare e puntare sulla qualità, non deve fare altro che salire su un Frecciarossa direzione Napoli.

Papa Luciani? Era favorevole alla pillola anticoncezionale

Chi pensava a Papa Luciani come a un bacchettone conservatore resterà deluso. Infatti il pontefice meno longevo degli ultimi due secoli – secondo il podcast di 4 puntate, realizzato da Radio Vaticana, dal titolo “Da un colpo di fionda al Soglio di Pietro“, (grazie a un documento audio del 1968) – avrebbe auspicato che Paolo VI potesse prendere una decisione liberalizzatrice circa l’uso della pillola anticoncezionale. La prima puntata il 6 giugno.