Home Economy Si dimette l’intero Cda: “Per Torino, non solo per la Juventus, questo è uno tsunami…”

Si dimette l’intero Cda: “Per Torino, non solo per la Juventus, questo è uno tsunami…”

Si dimette l’intero Cda: “Per Torino, non solo per la Juventus, questo è uno tsunami…”

«Per Torino, non solo per la Juventus, questo è uno tsunami…». Nelle parole di un torinese doc, che ben conosce l’ambiente della squadra bianconera ma anche della Procura del capoluogo piemontese, l’esatta rappresentazione di quello che si è vissuto ieri, con le dimissioni dell’intero cda della più prestigiosa e potente squadra di calcio d’Italia. Ma non solo.

Le onde anomale di questo terremoto scuotono non solo i bianconeri

Perché le onde anomale di questo terremoto scuotono non solo i bianconeri (ed i suoi tifosi, oggi preoccupatissimi) ma anche una famiglia, anzi LA Famiglia per eccellenza. Per non parlare poi delle ripercussioni sull’inchiesta legata alle plusvalenze ed ai bilanci e del futuro economico di un’azienda alle prese ancora con l’approvazione del bilancio (più volte rimandato) tra i più pesanti della storia del club con un -250mln circa…

Tutto comincia con l’inchiesta

Tutto quindi comincia con l’inchiesta e, soprattutto, con la richiesta della Procura alla fine delle indagini di arresto per Andrea Agnelli, con concessione dei domiciliari, si dice soprattutto per il rischio di reiterazione del reato. Richiesta respinta dal Gip ma tanto basta per mettere una macchia nera sulla figura di uno degli eredi dell’Avvocato e quindi su tutta la casata. Ed è evidente che la decisione di ieri sera sia arrivata dopo un consulto con John Elkann, oggi numero uno, i cui fastidi per l’accaduto e per l’inchiesta non sono mai stati troppo nascosti.

Le dimissioni della consigliera indipendente, Daniela Marilungo

Ci sono cose che però vanno sottolineate del lungo comunicato con cui dalla Continassa è stata data notizia delle dimissioni. Su tutte il passaggio in cui la consigliera indipendente, Daniela Marilungo, fa mettere a verbale di essersi dimessa prima della decisione presa dal Presidente e dagli altri consiglieri. Una sorta di presa di distanza e soprattutto un segnale di disgregazione interna e grossa preoccupazione sull’avanzare dell’indagine. Insomma, il tavolo juventino si sarebbe trovato con una gamba in meno e quindi ancor più traballante, scatenando quindi l’effetto domino di una frana che ha fatto crollare tutto.

Se poi si scrive più volte la parola «proteggere» è evidente secondo molti una sorta di ammissione di colpa; ammissione che si evince non solo dalle parole ma anche dai fatti se è vero che la Juventus negli ultimi anni è passata dal mettere a bilancio plusvalenze per 130 milioni che nell’ultimo rendiconto si è ridotto a 30. Un cambio di direzione e gestione economica troppo netto per non far passare l’idea di una presa di coscienza di una sorta di “esagerazione” contabile.

Il futuro finanziario e sportivo

C’è poi il futuro: quello dell’inchiesta dovrebbe portare a breve alle iscrizioni nel registro degli indagati; quello economico della squadra affidata a Maurizio Scanavino  e, decisione comunicata da Exor poco fa, con la scelta del nuovo Presidente: Gianluca Ferrero, all’approvazione del bilancio sul filo di lana e di tempi bui soprattutto per una società quotata in Borsa che nell’ultimo anno ha perso il 35%; c’è invece il futuro sportivo. Da una parte la continuità è garantita ed è molto difficile che dall’inchiesta possano scaturire penalizzazioni pesanti da parte del mondo del calcio. Nessuno però oggi è in grado di dire quale sarà la filosofia economico-sportiva della Juventus di domani.

Di sicuro la famiglia Agnelli dal punto d vista sportivo sta vivendo il peggior periodo della sua storia. Un autunno con la Ferrari alle prese con le delusioni dell’ennesima annata senza titolo ed il colabrodo di notizie sul licenziamento, anzi, sulle dimissioni di Mattia Binotto arrivate stamattina dopo settimane di indiscrezioni uscite e smentite; dall’altra la fine dell’era di Andrea Agnelli.

Uno tsunami, quello cominciato ieri, e come tutti gli tsunami non è mai solo un’onda e non è mai la prima quella che fa più danni.