Home Economy Pensioni, Fornero: “Lavoratori poveri non possono diventare pensionati ricchi”

Pensioni, Fornero: “Lavoratori poveri non possono diventare pensionati ricchi”

Pensioni, Fornero: “Lavoratori poveri non possono diventare pensionati ricchi”

Perché leggere questo articolo? Elsa Fornero invita a parlare più di lavoro per discutere poi di pensioni. A True-News l’ex ministro del governo Monti legge il futuro strutturale del Paese in materia.

“Dobbiamo uscire dal discorso semplicistico nella narrazione sulle pensioni”. Elsa Fornero chiede un maggior sforzo di realismo e concretezza sul tema della previdenza. Parlando con True-News l’economista ed ex ministro del Lavoro ci tiene a chiarificare la questione. La stampa ha presentato un recente report Ocse scandendo come cosa fatta che nel 2025 si toccherà una spesa record e, soprattutto, che chi entra oggi nel mercato del lavoro è destinato a restarvi fino a 71 anni.

Fornero invita a mettere il lavoro al centro

“Non si può parlare come se si avesse una certezza granitica sul futuro delle pensioni perché ogni sviluppo è condizionato, anche nell’ipotesi che le regole restino quelle attuali”, nota Fornero. “La realtà è molto chiara: se i giovani continueranno ad avere salari bassi e saranno chiamati per parte della loro carriera a svolgere attività precarie e ben meno retribuite rispetto a quello della generazione precedente il problema persisterà e, se staranno bene ed in salute, è molto probabile che dovranno lavorare fino a 71 anni“, aggiunge l’ex ministro.

In ogni caso, per il sistema questi “se” sono molto condizionanti: “la realtà dei fatti è che parlare eccessivamente di pensioni significa in larga parte eludere il discorso centrale, che resta quello del lavoro“, nota Fornero. Risulta chiaro che “se il lavoro sarà, in futuro, come negli ultimi vent’anni scarso e poco pagato sarà inutile stupirsi che, a cascata, i problemi del sistema previdenziale si amplieranno”.

In realtà, per Fornero “se tornassimo a essere un Paese normale sotto il profilo dell’occupazione il sistema entrato in vigore totalmente a partire dal 2012, ovvero il regime contributivo, consente flessibilità nell’età di pensionamento. Il sistema e il metodo consentono flessibilità: ma il nodo è tutto nel mercato del lavoro e nella possibilità, ad esempio, di versare i contributi necessari a rappresentare una pensione abbastanza superiore alla minima per l’uscita anticipata”. Nel Paese, “di recente abbiamo assistito a un rimbalzo positivo del numero degli occupati, che va salutato come un dato congiunturale positivo”, sottolinea Fornero, “ma che strutturalmente non cambia un dato di fatto consolidato. Ovvero quello che vede l’Italia assieme alla Grecia in fondo alla classifica comunitaria“.

Il nesso complesso tra pensioni e lavoro

Questa complessità sfugge alle analisi quando si usano frasi tranchant nel dibattito pubblico“, continua la docente dell’Università degli Studi di Torino. “Quanto siamo disposti a continuare  con un mondo del lavoro poco inclusivo, che paga salari bassi? Conviene farsi questa domanda, perché altrimenti sembra emergere la tendenza a pensare che basta decretare un età di pensionamento più bassa per garantire la solidità della pensione dei giovani”. Piuttosto, propone Fornero, “lavoriamo su ciò che rende il lavoro migliore e meglio pagato. E non scordiamo il dato demografico: se i giovani che lavoreranno domani saranno molto meno di quelli che sono oggi il problema sarà non tanto della sostenibilità delle pensioni, quanto quello di avere una pensione tout court”.

Fornero ha una sua visione su quelle che sono, a suo avviso, le priorità da seguire per governare la svolta verso un sistema più inclusivo. “Partirei”, ci dice, “da due cose: da un lato, investimenti in capitale umano, valorizzando gli investimenti nella scuola e nella sanità, cercando come prima obiettivo di far sì che a partire dal prossimo test PISA i dati dei nostri studenti migliorino. Investire sul capitale umano è il miglior modo per cambiare il sistema alla radice e aumentare l’occupazione. E di risolvere il problema della qualità dell’occupazione. Se un Paese è disposto ad accettare che due o tre generazioni siano fatte da lavoratori poveri, non ha senso pensare di volerli trasformare in pensionati ricchi”.

Fornero contro la politica del breve periodo

“La seconda cosa che farei”, aggiunge Fornero, “è investire in capitale fisso, che oggi è fatto soprattutto di tecnologia, innovazione, digitalizzazione. Se lo faremo, potremo aumentare la produttività e i salari. Accontentarci di una promessa politica è illusorio, di breve periodo e non coglie il segno della realtà” per il futuro del Paese. In sostanza, parlare di lavoro è prioritario rispetto al tema delle pensioni preso singolarmente. L’obiettivo con un’ottica istituzionale, nota Fornero, è quello di “far cambiare la mentalità collettiva che spinge i politici a spendere di più nelle pensioni a scapito di altre voci. Bisogna investire in ciò che rende migliore, più stabile e meglio remunerato il lavoro delle persone. Tutto il resto verrà di conseguenza”.